“Il coraggio di tornare a vivere” - Le Cronache
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“Il coraggio di tornare a vivere”

“Il coraggio di tornare a vivere”

di Jacopo Tafuri

Simona Setaro è una giovane scrittrice e poetessa della provincia di Salerno; viene conosciuta dal pubblico grazie alla sua prima opera “Il coraggio di tornare a vivere”, un romanzo autobiografico con il quale condivide i suoi dolori, le sue emozioni, le sue difficoltà, in seguito alla prematura perdita dei genitori, a brevissima distanza temporale l’uno dall’altro, in età adolescenziale, quando il supporto e la guida di tali figure è di particolare importanza nella vita di un individuo “in formazione”; il tutto appesantito dal giudizio di quanti la giudicavano e criticavano senza sapere, senza comprendere, perché ogni esperienza, ogni dolore è assolutamente personale, vissuto, gestito, e affrontato dal singolo individuo in maniera non standardizzata. La sua vena poetica viene fuori, in seguito, con la pubblicazione di “Riflessi su specchi d’anima”, una raccolta di poesie scritte nel corso degli anni, che narrano delle sensazioni, dei sentimenti che si manifestano nel corso del tempo. Simona, la tragedia derivante dalla perdita dei Suoi genitori la ha molto provata; da sola la scrittura è riuscita a supportarla o ha trovato anche in qualcos’altro la forza di reagire? “Dedicarmi alle mie passioni creative mi ha salvata. Mi ha aiutata a ricercare e creare bellezza in un momento di totale buio. La scrittura in particolare è stata una vera e propria terapia, perché mi ha permesso di lasciar andare tutta la sofferenza e ricercare un senso alla mia tragedia, che per me è quello della condivisione. Come ero stata aiutata io dalle storie che avevo letto, volevo donare la mia per dare speranza e per aiutare qualcuno a sentirsi meno solo nel dolore”. Dai Suoi scritti è chiaro il peso, su di Lei, derivante dai giudizi delle persone, come Li ha vissuti? “Molti pensano che ci sia un solo modo di soffrire e condannano chi lo vive a modo suo o sceglie di non mostrarlo. Il lutto non sta negli abiti neri, nelle lacrime, nel privarsi di un momento di serenità. Sembra che il mondo voglia punire ulteriormente chi soffre invece di dirgli che, dopo il dolore, merita tutta la gioia possibile. E a me questo non sta bene. All’inizio ho provato molta rabbia, soprattutto per le critiche delle persone a me care. Poi è iniziata una sorta di ribellione che ha contribuito a creare una mia identità molto forte. Oggi non permetto a nessuno di dirmi come dovrei vivere la mia vita. Non mi interessano i canoni della società o il pensiero comune. Credo nell’unicità di ognuno, nella bellezza della diversità e in una felicità che non debba adattarsi a nessun altro, se non a se stessi”. Perché consiglierebbe di leggere le Sue poesie? “La mia è una poesia libera da schemi, che non ricerca parole astruse solo per vanto. È una poesia per tutti. La scelta delle parole è precisa, per poter arrivare in modo immediato al cuore di ognuno. Ricerco delle immagini, dei dipinti, per ricreare un’emozione in cui molti possono riconoscersi. La mia raccolta di poesie ha l’obiettivo di legittimare, normalizzare quelle emozioni che spesso il mondo ci impone di nascondere”. Ho constatato che ritorna spesso, in quanto scrive sui social, la problematica legata alla condizione di essere donna, questo si ritrova anche nella Sua scrittura? “Essere donna per me è sempre stata un’avventura, ma non sempre è stato facile. Sin da ragazzina mi sono scontrata con il maschilismo, ma non avevo i mezzi per capirlo e contrastarlo. Oggi riesco a vedere tutti quei meccanismi subdoli che ingabbiano. Da parole di uso comune, convinzioni sui ruoli, fino ai costanti giudizi sulle donne, anche quando sono vittime. Il patriarcato ha creato degli schemi che fanno male a tutti, anche agli uomini, spinti a reprimere le proprie emozioni. Nei miei scritti inediti ricorrono spesso donne forti, costrette a sopportare e resistere, che si sentono sole nella lotta contro i giudizi, contro la violenza, tanto da fare fatica ad accettare la mano tesa di uomini sensibili e buoni. Mi preme mostrare che liberarsi dalle gabbie invisibili è il primo passo per essere felici”. Ho sempre creduto che chi scrive è un appassionato lettore, c’è qualche testo, qualche argomento o qualche autore che preferisce? “Essere un avido lettore è un requisito fondamentale per scrivere bene. Amo profondamente la lettura e spesso leggo scrittori sconosciuti, libri di cui nessuno parla, temi particolari. Tra tutti amo quei libri che fanno un po’ male, perché vanno a toccare quella ferita che esiste in ognuno di noi e sono quelli che rimangono dentro per sempre. Tra i miei autori del cuore ci sono Kafka, Murakami e Valentina D’Urbano. Mondi diversi, con stili di scrittura e personaggi straordinari”. Pensa che la poesia possa essere ancora di interesse per le attuali generazioni e quelle future? “La poesia è ancora molto presente e amata anche dai più giovani, ma ha sentito l’esigenza di un rinnovamento. È una poesia che circola soprattutto sui social, che accompagna immagini, che arriva nell’immediato, con un linguaggio fluido, non impostato. Una poesia pura e sentita. La poesia non scomparirà mai, ma subirà le trasformazioni della propria epoca, com’è giusto che sia in ogni cosa. Leopardi sarà amato per sempre, ma coesisterà con nuove forme poetiche. Sono mondi che possono emergere a seconda della personale ricerca di ognuno. Anche questo è il bello”. Se e quanto i social hanno influito o L’ hanno aiutata a farsi conoscere? “I social sono spesso segnalati come male del nostro tempo, ma io ritengo che sia sempre l’uso che facciamo delle cose, la nostra scelta, a creare il bene o il male. Sicuramente per la promozione mi ha aiutata anche la mia pagina Facebook -“Riflessi su specchi d’anima- Simona Setaro”-in cui parlo non solo dei miei libri, ma anche dei temi a me cari. E poi è stato un mezzo per far arrivare la mia storia, per permettere a quanti si sono riconosciuti nel mio vissuto o si sono sentiti toccati dal mio messaggio, di mettersi in contatto con me. L’esigenza di raccontarmi il loro vissuto, i ringraziamenti per averla condivisa, per aver dato speranza, mi ha confermato l’importanza di normalizzare il dolore e ha dato significato al mio lavoro”. Ha già qualche nuovo progetto in cantiere? “Al momento solo molte idee. Mi piacerebbe far emergere altre sfaccettature della mia scrittura attraverso i racconti brevi, che hanno bisogno di molta tecnica e racchiudono piccoli mondi straordinari”.