Di Peppe Rinaldi
Guardi il Consorzio Farmaceutico Intercomunale e ci vedi un quadro di Magritte, il celeberrimo «Ceci nest pas une pipe» (Questa non è una pipa), magnifica sintesi surrealista per un’opera il soggetto della quale era, appunto, una pipa sostenendo però, nel titolo, che non lo fosse. Ancora, più prosaicamente: vedi il Cfi e pensi a Stellantis, già detta Fiat, il cui ceo Tavares ha ricevuto un centinaio di milioni di euro di buonuscita mentre un imprecisato numero di operai e dipendenti, padiglioni e capannoni industriali finivano in discarica. Cronaca di questi giorni. Bene: il Cfi, ex gioiellino della pubblica amministrazione locale fattosi col tempo scannatoio di soldi e posti di lavoro per l’eterna “politica-politicante” (ipse dixit), nelle scorse ore ha scaricato altro danaro, naturalmente pubblico, nelle tasche dei propri dirigenti come premio per le «performance» realizzate dal 2016 al 2022. Cioè, questa non è una pipa anche se è una pipa, come a dire: questo è un risultato aziendale che merita un premio, anche se rischio il crac e ho guai su molti fronti. I “proficui” risultati aziendali Nell’atto si dice che questi soldi (la cifra non è indicata ma anche se fosse un solo euro perplessità e congetture non cambierebbero) sono stati versati al legale rappresentante del Cfi “in ragione dei proficui risultati conseguiti nella complessa gestione aziendale”. Ora, se per “proficui risultati” si intende l’aver sforato la soglia dei dieci milioni di euro di debiti, forse dodici, forse tredici, chissà, e trovarsi sull’orlo della bancarotta, è ovvio che il riconoscimento sia meritato. Probabilmente c’è una logica aziendale misteriosa che, più o meno, si articolerebbe così: più un’azienda va a picco e più i suoi manager vengono premiati. Se è così, allora è tutto chiaro e non c’è alcunché da aggiungere al racconto di una storia che si fa sempre più avvincente sotto il profilo giornalistico, non foss’altro per osservare quanto tempo ancora trascorrerà prima che la macchina vada in panne definitivamente. Salvo miracoli, che nessuno può escludere. I presupposti teorici di esiti ulteriori di questa avventura – come i nostri cinque antichi lettori ricorderanno – ci sono tutti, specie oggi che il «dominus» dell’associazione tra comuni per la gestione delle farmacie, Alfieri, è sotto la pioggia ancora scrosciante, in verosimile attesa di doversi riparare da un altro temporale. Non solo Cava de’ Tirreni Nei giorni scorsi è dilagata la notizia che il sindaco di Cava de’ Tirreni, Vincenzo (e non Francesco come per errore scrivemmo l’ultima volta) Servalli ha sospeso il dirigente comunale e già legale rappresentante del Cfi, Francesco Sorrentino, perché quest’ultimo avrebbe dirottato un milione e mezzo di euro circa dalle casse comunali a quelle del consorzio. Si parla di novantaquattro mandati senza pezza d’appoggio, cioè abusivi, nel senso che nessuna autorizzazione a fare i pagamenti era mai giunta. Ora si apprende che il Cda (da poco tempo presieduto da un nuovo presidente, l’avvocato Fausto Vecchio di Eboli, estraneo a quanto accaduto al Cfi finora) ha adottato il provvedimento, che sarà di certo formalmente legittimo ma che si scontra con una realtà complicata, dal Cfi stesso valutata come a rischio tracollo in più di una circostanza. Ora, si sa, essendo un soggetto di diritto pubblico, funziona un po’ come negli enti locali dove il surrealismo magrittiano di cui sopra pure alligna, con comuni, province, Asl e quant’altro in stato comatoso ma con i funzionari e i dirigenti che si valutano tra di loro e si assegnano soldi di sotto e soldi di sopra. Sempre per i proficui risultati conseguiti. Al Cfi, dove pure negli anni dirigenti e dipendenti hanno fatto parte di un’unica combriccola politico istituzionale e dove ci si auto valuta tra amici per coprire posti mediante concorsi pubblici autentici come la famosa moneta da tre euro, sostanzialmente si sono allineati alla tendenza ed hanno pensato bene di riconoscersi sette annualità pregresse grazie ai “proficui risultati raggiunti”. Sembra uno sfottò, invece è vero. Certo, sono stati anche scrupolosi nel sottolineare che al legale rappresentante vadano riconosciute le sette annualità anche perché “ha rinunciato agli emolumenti mensili da gennaio a dicembre 2024”, saltando solo i mesi di marzo ed aprile. Ci si sacrifica, non risulterà del resto difficile potendo contare su circa 100mila euro annuali in arrivo dal solo comune di Cava in quanto, appunto, dirigenti municipali. Poi, vien da chiedersi: chi è il “rappresentate legale p.t.” cui si fa riferimento? L’alternativa è unica: o si tratta di Francesco Sorrentino oppure di Romeo Nesi, un duo finito al centro delle polemiche e delle tensioni politiche locali più di una volta, in certi casi anche in modo sproporzionato, in altri meno. Il primo, che ha adesso una nuova montagna di guai sia sul fronte Cava che su quello Capaccio (dove pure è stato sospeso dall’incarico), non lo sarebbe più dal 1 agosto di quest’anno; Nesi gli sarebbe così subentrato ma l’atto del Cfi pare si riferisca proprio a lui. E se è in favore di Nesi, come mai si parla di annualità durante le quali era invece Sorrentino il legale rappresentante del Cfi? Allora saranno in favore di Sorrentino? Poco importa, conta il fatto che si parli di performance e di premi in un contesto ad alta tensione come nel Cfi. I lavoratori, per concludere, prendono lo stipendio a rate; le farmacie comunali incassano soldi dei quali si ignorano, a volte, le traiettorie; la magistratura aumenta l’intensità dell’alito sul collo in più di una direzione; il bilancio aziendale è sul rosso fisso: quindi premiamo qualcuno.