di Andrea Pellegrino
L’errore originario fu commesso fin dal ballottaggio tra Acocella e De Luca. Da allora, per il centrodestra salernitano non c’è stata più pace. O meglio da allora non si è mai impegnato a costruire una alternativa valida per la guida della città. Ad oggi probabilmente si è toccato il fondo, con una coalizione inesistente, partiti in frantumi e leader in decadimento. Complice anche il risultato scontato, pare che nel centrodestra la lotta si sia ridotta ad occupare, per un motivo o per l’altro, una piccola sedia in aula consiliare, naturalmente all’opposizione. Ma probabilmente è una scelta ragionata e studiata. Nel centrodestra il dibattito politico sui grandi temi della città – Crescent, trasporti, sanità e soprattutto conti pubblici – si è completamente annullato a favore di strategie che per alcuni segnano la possibilità di avere un posto (o ritornare) in Consiglio comunale, per altri di essere trampolino di lancio verso le elezioni (politiche) che verranno. Anche gli ultimi cinque anni d’opposizione si sarebbero, a questo punto, conclusi inutilmente. Anzi con l’aggravante che il leader scelto allora (Anna Ferrazzano) poco dopo è diventata una delle più accanite fan di Vincenzo De Luca. E non è escluso che la Ferrazzano possa ora trovare spazio in una delle liste civiche della corazzata deluchiana. Sostanzialmente è mancato il metodo per individuare il candidato sindaco di una possibile coalizione alternativa all’attuale governo cittadino. Metodo che, come manuale vuole, avrebbe visto protagonisti gli attuali consiglieri comunali d’opposizione (quelli che restano), prima di passare al sempreverde candidato della società civile, tirato in ballo, il più delle volte a sua insaputa. Tant’è che Forza Italia solo nelle ultime settimane ha inanellato una serie di porte in faccia. Il tutto, dicono i più maliziosi, non sull’onda dell’ingenuità bensì della consapevolezza. Anche l’aver escluso a priori le primarie porta verso la volontà di piazzare a capo di Forza Italia il senatore Enzo Fasano che più che da sindaco studia da deputato, in vista di un Senato che (forse) non ci sarà più. Bruciando così, nel caso di corsa solitaria, le aspirazioni dei candidati al Consiglio comunale, ed in particolare degli uscenti Raffaele Adinolfi e Peppe Zitarosa. Senza considerare gli innumerevoli veti che vengono imposti da Roma in giù nei confronti di esponenti azzurri. E’ il caso di Antonio Roscia (sempre più emarginato dall’establishment azzurro) o di Michele Sarno che quasi certamente correrà da solo aumentando la frammentazione. Circostanze, queste, che avrebbero fatto saltare il tavolo del centrodestra, ed anche la disperata operazione di ricucire dei Fratelli d’Italia, che fino all’ultimo, con in testa Michele Cuozzo, hanno cercato un accordo, fino a calare il loro candidato: Antonio Iannone, già presidente della Provincia di Salerno e coordinatore regionale del partito. Conti alla mano ad oggi si contano cinque candidati in un’area che i sondaggi stimano non oltre il 10 per cento. Ma forse il motivo di fondo è che il centrodestra a Salerno non ha voluto e non vuole vincere. Sul tavolo oggi l’unica alternativa a Vincenzo De Luca è determinata dal Movimento 5 Stelle che senza scoprire le proprie carte (ed il proprio candidato sindaco) già viaggia con numeri importanti.