«Sessanta morti ma potrebbe essere solo l’inizio. Il picco si avrà nel 2020». Il dottore Giovanni Barone è il chimico che sta seguendo gli ex operai dell’Ideal Standard. Parla di una preoccupante incidenza di tumori tra i dipendenti dell’ex opificio industriale di Salerno e da tempo sta analizzando e valutando tutte le componenti utilizzate per la realizzazione dei prodotti dell’Ideal Standard. Oltre al talco, il dottore Barone non esclude che anche nelle materie prime ci siano dei componenti nocivi per l’individuo. Sulla risposta dell’Inail nutre forti dubbi: «E’ una tipologia, quella dei lavoratori dell’ex Ideal Standard di Salerno, – spiega Barone – che rientra nelle aziende a rischio. Ormai è risaputo: quelle che producono ceramica e vetro sono aziende a rischio. Inoltre, dove c’è un forno c’è coibentazione, quindi c’è amianto». Poi il caso dei decessi: «L’alta concentrazione di morti – dice ancora Barone – lascia pensare e sospettare che ci siano state sostanze nocive. Oltre all’amianto è possibile che nella composizione delle materie ci fossero altre elementi, simili all’amianto. Ingenuamente, i lavoratori hanno maneggiato e respirato quelle sostanze. Anche perché la tipologia lavorativa non era proprio delle migliori, secondo il racconto degli stessi ex dipendenti». Infine sulla “responsabilità” delle società Sea Farm e Sea Park dice: «Hanno chiesto di smantellare la fabbrica. Non potevano non sapere: un forno è comunque un forno. Dare agli operai mansioni di abbattimento è stato un azzardo». (andpell)
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