di Erika Noschese
Il campo largo di Enrico Letta si è trasformato in un campomorto”. Non usa mezzi termini il senatore di Fratelli d’Italia, Antonio Iannone che commenta così gli ultimi scenari nazionali con ripercussioni, inevitabilmente, sul piano locale. Il riferimento è, ovviamente, alla decisione di Azione di fare un passo indietro rispetto all’accordo raggiunto con Pd, Psi e Articolo Uno.
Senatore, il 25 settembre si torna al voto e questi sono giorni delicati. Si parla di coalizioni ma soprattutto di candidature e intanto il tempo stringe…
“Innanzitutto, partirei dal fatto che si è determinata questa situazione paradossale che ci porterà ad avere una campagna elettorale, con un voto politico, in piena estate, molto corta e mediatica perché dubito ci sarà la possibilità di tornare in piazza, tra gli elettori. In oltre, per effetto della riduzione del numero dei parlamentari, i collegi sono diventati molto più grandi e ampi e questo rende difficile arrivare in maniera diretta a tutte le persone. Giorgia Meloni lo aveva detto: questo è un governo che non stava insieme per a sua maggioranza Arlecchino e, vista con gli occhi di chi era all’interno del Palazzo, un governo che ha smentito quello che si era autoattribuito, ovvero essere il governo dei migliori. Oggi ci troviamo in questa situazione: si poteva e si doveva votare molto tempo fa, con tempi canonici e le persone avrebbero avuto tempo per comprendere i temi. Poi, abbiamo osservato come il campo largo di Letta è diventato il camposanto, quindi ormai a noi sembra ci sia proprio un rassegnare le armi, al di là delle dichiarazioni, perché sono tutti presi a fare i loro calcoli per limitare i danni”.
Fratelli d’Italia il primo partito della coalizione, poi la Lega e Forza Italia che perde pezzi. Spetta alla Meloni trascinare il centrodestra alla vittoria?
“Non commento gli altri partiti, men che meno quelli alleati. Faccio un grande in bocca al lupo al commissario regionale di Forza Italia, Martusciello, così come devo dire che con De Siano, sul piano personale, ci sono sempre stati rapporti cordiali. Pensiamo che il centrodestra possa vincere in tutti i collegi, oggi i sondaggi vedono Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni in testa ma spero – e sono sicuro – che come in passato siamo stati leali con gli alleati loro lo saranno con noi; si lavorerà per mettere in campo le idee migliori e vincere”.
La scelta del premier, Meloni si era fatta avanti. Si segue la linea del partito più votato?
“E’ stato chiarito che sarà il partito che esprimerà la forza numerica più forte indicherà il premier, nel nostro caso di Giorgia Meloni. Noi crediamo sia una grossa opportunità per l’Italia, per la coerenza che ha sempre dimostrato la Meloni, un bel segnale per diversi motivi perché la Meloni sarà il primo premier donna; è un bel racconto per la politica perché viene dalla militanza, non ha una tradizione politica, non ha mai perso il contatto con la realtà ma ha sempre lavorato, studiato. Credo che la Meloni sia l’esempio che in Italia si può diventare anche presidente del Consiglio se si ha voglia di impegnarsi, capacità e questo è un orgoglio di tutto il nostro partito. Nel 2012, quando in venti giorni abbiamo fondato il partito nessuno avrebbe scommesso un centesimo anzi molti ci dicevano che sarebbe stato un suicidio ma oggi abbiamo un’attenzione palpabile, riscontrabile in strada: tutti riconoscono le doti di linearità della Meloni e la sua capacità di parlare un linguaggio vero”.
Quali sono secondo lei i temi da riportare al centro dell’agenda politica?
“C’è una commissione che sta scrivendo il programma condiviso. I punti di Fratelli d’Italia sono quelli che noi abbiamo sempre sostenuto, anche all’opposizione dove, tra l’altro, abbiamo sempre fatto un’opposizione patriottica, portando sempre proposte; la nostra non è stata mai un’opposizione pregiudiziale, fracassona. Noi abbiamo proposte valide e i fatti ci hanno dato ragione perché era una soluzione migliore rispetto a quella proposta dal governo e vogliamo metterli nel programma di governo. Parlo della modifica della forma Stato, il presidenzialismo perché in questi anni abbiamo assistito ad un teatrino vergognoso della politica con tre governi nati in Palazzo ma se ci fosse stata l’elezione diretta del presidente della Repubblica tutto questo non sarebbe avvenuto ed è esattamente quanto accaduto con la riconferma di Mattarella. I tempi sono maturi affinché siano i cittadini a scegliere. Altro punto è il contrasto all’immigrazione clandestina, basta sbarchi; poi le ricette per l’economia: abbiamo proposto emendamenti finalizzati a ridurre le tasse per gli imprenditori perché il nostro principio è più assumi e meno paghi. Altre proposte riguardano i giovani, le donne, la nostra missione ambientalista perché noi abbiamo una nostra visione ambientale e, infine, il sociale: siamo per la meritocrazia, si parte dallo stesso punto di partenza, chi è più bravo va avanti ma senza dimenticare chi resta indietro”.
In provincia di Salerno la sanità ha pagato un prezzo troppo altro e la pandemia ha mostrato tutte le falle di un sistema fallimentare. Cosa dovrebbe e potrebbe fare il prossimo governo?
“De Luca sette anni fa aveva promesso “mai più ultimi” quando ultimi non eravamo. Non abbiamo assistito alla rivoluzione della sanità ma alla restaurazione del peggiore clientelismo operato attraverso la sanità pubblica, usata solo come serbatoio elettorale da De Luca e il Pd. I servizi per i malati sono a zero, gli ospedali sono chiusi; avevano promesso la riapertura dell’ospedale di Agropoli ma dopo sette anni nulla è cambiato. Abbiamo medici e infermieri di primo ordine tanto che quando vanno in altre realtà sono i migliori, qui è una questione di carattere organizzativo”.