di Brigida Vicinanza
“Nei prossimi giorni sarà approntata un’apposita mozione affinché la responsabilità politica-gestionale in campo sanitario torni in capo ai presidenti delle giunte regionali coadiuvati da sub commissari governativi ponendo così fine, anche in Campania, alla stagione del commissariamento dal momento che, già da un biennio, il bilancio della sanità è stato riportato in pareggio”. A scendere in campo sono i senatori campani, in seguito ai tagli alla sanità e alla palude in cui la sanità campana sta scendendo sempre di più. Dopo le lettere di avvio alla mobilità per i tantissimi dipendenti della sanità privata accreditata infatti è subito polemica, non solo da parte di chi vede il proprio posto di lavoro sempre più in bilico e degli utenti “minacciati” dal pensiero delle prestazioni a pagamento, ma soprattutto da parte della politica. “Abbiamo appreso dalla viva voce del presidente della giunta regionale campana, Vincenzo De Luca che i commissari governativi alla Sanità, anteporrebbero vecchi pregiudizi ideologici alla risoluzione dei problemi che riguardano il comparto della sanità privata accreditata. Gli stessi commissari, a detta del governatore, si sarebbero espressi in maniera poco lusinghiera sulle qualità morali degli stessi operatori il che direttamente comporterebbe, come notizia criminis, l’intervento della procura della Repubblica e della procura generale della Corte dei Conti per l’accertamento della fondatezza di tali gravi illazioni”. A dichiararlo, in una nota congiunta, i senatori campani Vincenzo D’Anna, Pietro Langella, Eva Longo, Antonio Milo, Domenico De Siano, Cosimo Sibilia, Lucio Romano e Pasquale Sollo. “Giova ricordare – proseguono i parlamentari – che il comparto della sanità privata accreditata campana assorbe appena il 17% del fondo sanitario regionale. Al contempo, però, produce circa il 60% delle prestazioni sanitarie accreditate. Inoltre i cittadini della Campania, secondo i dati ministeriali della tessera sanitaria, utilizzano 9,8 prestazioni pro capite all’anno a fronte di una media nazionale di 12,9 prestazioni. Come se non bastasse, la spesa statale impegnata per un cittadino della Lombardia è pari a 215 euro mentre quella impegnata per un campano è di soli 148 euro”. “Pur di fronte a tali evidenze – rincarano la dose i senatori campani e concludono- i commissari governativi cercano di imporre un ulteriore taglio all’assistenza sanitaria con l’applicazione di un modello statalista che priverebbe il cittadino del principio della libera scelta del presidio sanitario presso il quale curarsi. Modello anacronistico e fallimentare che la Regione Campania deve rigettare in toto”.