di Andrea Pellegrino
Comunicavano con i pizzini l’imprenditore Alfredo Romeo ed il dirigente Consip Marco Gasparri. Piccoli e brevi appunti per passare le informazioni tra di loro. Sono stati i carabinieri del Noe a recuperare quei messaggi anche strappati ed a rimetterli insieme. Ora fanno parte del carico di prove dell’avvenuta attività di corruzione al vaglio del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Mario Palazzi che hanno portato in carcere Alfredo Romeo. L’imprenditore definiva poi Gasparri “prototipatore”. Questo neologismo, ricordato dal gip Gaspare Sturzo nell’ordinanza di custodia cautelare, era usato dall’imprenditore napoletano per indicare colui che, dirigendo un ufficio, stando all’interno della pubblica amministrazione, confeziona bandi di gara ‘ad hoc’ per favorire un’impresa piuttosto che un’altra. Molto diversa – fanno notare fonti vicine all’indagine – la figura del ‘facilitatore’, secondo gli inquirenti, più vicina al ruolo ricoperto in questa storia dall’ex parlamentare Italo Bocchino che è invece esterno alla pubblica amministrazione. Bocchino (consulente di Romeo), insieme a Carlo Russo e Tiziano Renzi, sono indagati per traffico di influenze. Ma non solo. Nell’indagine che porta all’arresto di Romeo, risulta indagato anche il ministro dello Sport (e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri all’epoca dei fatti) Luca Lotti. Il ministro risponde di rivelazione di segreto e favoreggiamento e lo scorso 27 dicembre è stato interrogato dal pm titolare del fascicolo Mario Palazzi. Il fascicolo vede indagati per rivelazione di segreto d’ufficio anche il comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette e il generale di brigata dell’Arma Emanuele Saltalamacchia. Sul registro degli indagati è finito anche l’ex governatore Stefano Caldoro che, insieme a Natale Lo Castro, direttore amministrativo dell’azienda ospedaliera Federico II di Napoli, è finito sotto la lente d’ingrandimento della Procura per un presunto finanziamento di dieci borse di studio destinate a un centro che Caldoro si sarebbe proposto di fondare. Tra Napoli e Roma, l’inchiesta si fonda su più filoni. Tutti collegati tra di loro con personaggi di primo piano tra i coinvolti. Al centro dell’indagine romana una gara di facility management del valore di 2,7 miliardi bandita nel 2014 e suddivisa in 18 lotti, alcuni dei quali puntava ad aggiudicarsi Romeo. L’imprenditore napoletano prese parte alla gara per il lotto da 143 milioni di euro per l’affidamento di servizi in una serie di palazzi istituzionali a Roma: servizi che andavano dalla pulizia alla manutenzione degli uffici. Per raggiungere il risultato Romeo, secondo gli inquirenti, corrompeva Gasparri affinché gli desse una serie di informazioni indispensabili per avere la meglio sugli altri partecipanti. Il manager, nei mesi scorsi rimosso dal suo incarico, sarebbe stato pagato 100mila euro dal 2012 al 2016, per dare una serie di informazioni utili sugli appalti e indicare gare ‘su misura’ per le aziende dell’imprenditore: Gasparri avrebbe fornito notizie riservate, spiegato dinamiche interne a Consip e predisposto offerte, fino a dare consigli per fornire le risposte giuste in sede di gara per evitare penali e risoluzioni contrattuali. Gli inquirenti non hanno dubbi sul fatto che Gasparri fosse ‘a servizio’ di Romeo anche perché da mesi il dirigente Consip collabora con chi indaga e le sue dichiarazioni sono state fondamentali per ricostruire la vicenda. Interrogato nel dicembre scorso Gasparri “confessa di essere stato lui stesso, di fatto a costruire la partecipazione delle aziende di Romeo alle gare della Consip fornendo a Romeo ‘le indicazioni tecniche utili per la predisposizione dell’offerta tecnica’”. “Essendo io funzionario della Consip e dirigente dell’ufficio che predisponeva i capitolati, sapevo esattamente come dovevano essere fatte le offerte tecniche”. “Romeo aveva un ufficio tecnico inadeguato – dice ancora Gasparri – e io essendo uomo della Consip gli davo le indicazioni utili per la predisposizione dell’offerta tecnica” che, aggiunge, “sapevo esattamente come doveva essere fatta”. Ma Romeo, aveva messo su un vero e proprio sistema. L’imprenditore riteneva indispensabile pagare, poiché tutti lo facevano: “è evidente la lotta imprenditoriale che sembra essere gestita, secondo la narrazione Gasparri, Bocchino, Romeo, a suon di tangenti – scrive il gip Gaspare Sturzo che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare – o mediante la ricerca di appoggi della cosiddetta ‘alta politica’ al fine di indurre i vertici della Consip spa ad assecondare le mire dell’illecita concorrenza degli imprenditori più avvezzi a tali sistemi”. La Romeo Gestioni, racconta ancora Gasparri, era stata esclusa prima del 2014, da gare riguardanti la manutenzione degli ospedali, il servizio integrato energia, la pulizia delle scuole. Romeo cercava, e aveva trovato, in Gasparri un soggetto interno a Consip che lo metteva “in condizione di essere tutelato, evitando dunque di perdere – dice Gasparri agli inquirenti – o di essere escluso dagli appalti come era avvenuto fino al 2014”. Per il gip solo “questo modello criminale”, consente a Romeo di aggiudicarsi gare pubbliche, “non avendo, a dire del Gasparri, e come come da questi più volte contestato allo stesso Romeo, la società di questi capacita concrete di progettare e partecipare a una gara pubblica per aggiudicarsela.