Il pianista romano incontrerà stasera, alle ore 21, all’Area Archeologica di Fratte il contrabbasso di Dario Deidda e la batteria di Amedeo Ariano
Di OLGA CHIEFFI
L’Italia è custode di una grande tradizione per il pianoforte jazz. Durante il ventennio fascista (il regime aveva proibito la musica afroamericana), uno dei figli del Duce, Romano Mussolini, fu tra i primi a suonare e diffondere il jazz. Poi ci furono personaggi come Renato Carosone e Sante Palumbo che nel secondo dopoguerra furono tra i primi ad intuire le potenzialità del jazz. Nei decenni successivi si imposero grandi musicisti come Giorgio Gaslini, Franco D’Andrea, Claudio Fasoli, Luca Flores, Enrico Pieranunzi, Patrizio Fariselli, Stefano Sabatini, Joe Amoroso, Ernesto Vitolo, Stefano Bollani e Danilo Rea. Ci troveremo, stasera, sera all’Area Archeologica di Fratte alle ore 21 di fronte ad un particolare tocco strumentale di estrazione classica, ad aeree escursioni armoniche, senza utilizzo di particolari effetti, né violenza espressiva. Danilo Rea, ospite della XX edizione dei Concerti d’Estate di Villa Guariglia in tour, firmati da Antonia Willburger, insieme al bassista Dario Deidda e al batterista Amedeo Ariano, emozionerà attraverso piccole sottolineature, scelte espressive, tocco magistrale, fraseggio fluente, per mezzo del quale sfodererà la piena consapevolezza di sé, insieme con una perfetta padronanza dei propri mezzi, fino a rappresentare una specie di summa del pianismo moderno, classico e jazzistico. La performance vivrà, alle ore 19, una particolare anteprima tinta di giallo con il salotto curato da Porto delle Nebbie “Preludio Noir” che presenterà “L’estate è una cattiva stagione”, l’antologia di racconti a cura di Fabio Mundadori. Interverrano gli autori Fabio Mundadori e Piera Carlomagno, moderati da Brunella Caputo. Che la musica di Danilo Rea, sia sostenuta dal pensiero più che dall’istinto lo si intenderà al suo sedersi sulla panchetta del pianoforte, con una compostezza senza pari, regalandoci una straordinaria qualità di esecuzione, esaltata dalla freschezza sempre mantenuta vivissima, dalle soluzioni espressive, dalla perfetta combinazione di lucida razionalità e di poetico abbandono, in un miracolo di interazione dei tre musicisti, in un simpatetico, ferace interplay, fondato sul piano cantante, dalle lunghe, flessibili linee melodiche. Un trio, questo, il cui procedimento creativo si basa su di una scelta estetica di improvvisazione collettiva, piuttosto che sul solito schema di un assolo dopo l’altro: un gioco che sarà sostenuto particolarmente dalla batteria di Amedeo Ariano, protagonista assolutamente alla pari, il quale con estrema parsimonia di gesti e figure sarà in grado di produrre una notevole varietà di colori e di situazioni, in particolare negli scambi di fours con il pianoforte, sempre, però, rigorosamente funzionali all’insieme. Un concerto in cui le soluzioni predominanti saranno nate e “allevate” in ambito squisitamente jazzistico, sulle quali sono state tolte finalmente le briglie alla fantasia. Su queste tracce, Danilo Rea troverà il modo di scivolare con la sua raffinata eleganza, in un fluxus di idee in continua evoluzione nel loro sviluppo. E se il leader, resta un lirico di gran razza, coniugante l’espressività con la bellezza della forma, con un senso ritmico palesato in modo sempre naturale, che sa catturare l’ascoltatore in modo delicato, Dario Deidda e Amedeo Ariano, asseconderanno, il pianista suggerendo e completando le sue architetture, ricche di luci, di segni, in una iridescente e caleidoscopica creatività, formante un mosaico affermazione di spontaneità, feeling, semplicità, in tempi in cui il linguaggio jazzistico diventa sempre più complesso e lo sviluppo di una diversa articolazione strumentale, l’affrontare strade nuove, deve anche poter significare non dover, ad ogni costo, cancellare i legami con un luminoso passato.