I beni di Citarella restano allo Stato - Le Cronache Cronaca
Cronaca Giudiziaria Nocera Inferiore

I beni di Citarella restano allo Stato

I beni di Citarella restano allo Stato

Nocera Inferiore. Restano alla famiglia di Giovanni Citarella alcuni dei beni oggetto di sequestro (poi revocato) nell’estate del 2022. Un’altra parte del patrimonio invece finisce nelle mani dello Stato. Nelle disponibilità dell’imprenditore (e della sua famiglia) tornano le quote del capitale sociale della società Euro.Bet, le quote sociali delle società Oim, quelle della Nocerina e della Nocera Market. Il ricorso era stato presentato per la restituzione del Fondo San Giovanni, delle quote della Market srl e dell’intero capitale della Infrastrutture Stradali oltre che dei beni intestati a quest’ultima società. Lo ha deciso la Corte di Cassazione respingendo il ricorso presentato dall’avvocato Michele Sarno. Il sequestro fu effettuato dalla Guardia di Finanza di Salerno e fece seguito al provvedimento della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Salerno. Sullo sfondo l’indagine condotta dal Gico del nucleo di polizia economico-finanziaria, che ad ottobre 2021 consentì – su richiesta dell’Antimafia – di sequestrare beni oggi sottoposti a confisca. Sotto chiave complessivamente finirono 7 milioni di euro di beni ma ora una parte di quel patrimonio torna nelle disponibilità dell’imprenditore nonchè ex presidente della Nocerina. Nel 2022 emerse alla base del provvedimento la «pericolosità qualificata e generica» di Citarella, figlio del defunto Gennaro. Il padre fu ucciso negli anni 90 in un agguato di camorra e ritenuto appartenente al clan Nuova Famiglia di Carmine Alfieri. Nel provvedimento a firma della Procura di Salerno, la personalità di Giovanni Citarella era stata definita «delinquenziale» e legata a «contesti associativi finalizzati alla commissione di reati di intestazione fittizia di beni, reati fiscali e reati contro la pubblica amministrazione». Nel ricorso la difesa aveva documentato i giudici del palazzaccio capitolino che Giovanni Citarella dal clan “non avrebbe ottenuto mai nessun beneficio economico” e che per lustri nessun reato era stato contestato a Citarella. Le indagini del Gico erano partite da una serie di reati tributari e «da schemi societari apparentemente fittizi, capaci di rinviare a contesti altrettanto illeciti». Nel provvedimento venivano richiamati anche i suoi trascorsi in carcere, così come i processi, uno per reati quali associazione di stampo mafioso ed estorsione nel 1997. Accuse che poi caddero con sentenza di assoluzione. Nel passato di Citarella ci fu poi il maxi processo Due Torri, basato su un sistema che permetteva di ottenere lavori stradali e di affidarli a ditte amiche. Un sistema in grado di pilotare appalti attraverso il calcolo del ribasso e dove per assicurarsi la vittoria delle gare, ci si affidava – secondo le accuse – a complicità e imbeccate di funzionari. Ora la decisione della Cassazione (con motivazioni rese pubbliche in questi giorni) la decisione di respingere il ricorso per la restituzione di parte di beni oggetto di confisca.

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