I 300 mila passi del fotografo Pio Peruzzini - Le Cronache Attualità
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I 300 mila passi del fotografo Pio Peruzzini

I 300 mila passi del fotografo Pio Peruzzini

di Vito Pinto

 

Anche se è la meno conosciuta, l’antica strada romana “Capua-Regium” era tra le vie più lunghe costruite in Italia dalla superba Roma: per secoli è stata percorsa da armate, condottieri, corrieri postali avventurieri, masnadieri e da quei giovani aristocratici della mitteleuropa che giungevano nel Royaume de Naples per visitare i luoghi della classicità. Basti ricordare, tra i viaggiatori di quello che fu definito il Grand Tour, W. Goethe, J. Ph. Hackert, l’Abbé de Saint-Non e G.B. Piranesi.

Sui resti di quella strada, per volere di Ferdinando IV di Borbone, Re di Napoli e Sicilia, fu costruita la Strada Regia delle Calabrie, così come lo ricorda un epitaffio in latino su stele posta poco dopo il ponte sul fiume Sele nei pressi del Real Sito di Persano: “Ospite cessa di ammirare le antiche vie Flaminia, Aurelia, Appia, portenti dall’antica ingegneria. Questa strada di 300 mila passi che va fino a Reggio già impraticabile è divenuta ora, comodissima agli scambievoli rapporti fra provincie. Questa opera che provvidamente volle Ferdinando IV Re di Napoli e Sicilia, Pio Felice Augusto, edificata a spese dall’Erario Regio, dei Sacerdozi, delle Provincie, dei Municipii, è tua, un miracolo non solo dell’Italia ma di tutto il mondo. Per il numero dei ponti e delle arcate il taglio delle montagne la deviazione dei fiumi il rialzamento delle valli la rimozione degli ostacoli, prendila”.

E a guardare i numeri di questo lungo tragitto che parte da Napoli (allora capitale di un Regno) e giunge sino a Reggio Calabria, c’è davvero da restare ammaliati: 2200 anni di storia, 260 chilometri, 45 città e piccoli borghi, 15 paesi sedi delle antiche stazioni di posta, 5 siti Unesco, 3 Regioni, 4 Province, 3 Parchi Nazionali ed ancora 40 taverne ottocentesche, stazioni postali di un tempo. Un tragitto che offre al visitatore testimonianze del neolitico, del paleolitico, del mondo classico greco e romano, nonché monumenti e strutture urbane del settecento e ottocento. In una importante pubblicazione, “Camera chiara”, il saggista francese Roland Barthes scrive: «Le società del passato hanno fatto in modo che la memoria, la sostituta della vita, fosse eterna e che almeno la cosa che parlava di morte fosse essa stessa immortale: questo fu il monumento. Ma facendo della fotografia in qualche maniera naturale testimone di “ciò che è stato”, la società moderna ha rinunciato al monumento».

Così Pio Peruzzini, raffinato utilizzatore dell’obiettivo fotografico, inconscio storico del presente, racconta per immagini quel che incontra sul suo cammino di quotidianità non tralasciando quella memoria che vive nel suo intimo e lo spinge a sempre nuove ricerche. Dice Peruzzini: «Vado in giro a guardare cercando di “vedere”».

Non meraviglia, quindi, se un giorno comincia a percorrere quei 300 mila passi che da Napoli portano sino a Castrovillari in provincia di Cosenza, lungo l’itinerario definito oggi “Strada Statale 18 delle Calabrie” e che dopo Eboli diventa Strada Statale 19 senza soluzione di continuità. Una strada attualmente diventata un itinerario turistico culturale percorribile in quattordici giorni. Con altrettante soste coincidenti con i paesi in cui una volta sorgevano le stazioni di posta, luoghi di fermata e ristoro in cui si effettuava il cambio dei cavalli.

Un tragitto che offre al viaggiatore le bellezze del “Miglio d’Oro” con le Ville vesuviane, il Museo delle ferrovie di Pietrarsa, le rovine della Villa di Oplonti appartenuta a Poppea, e ancora le città sepolte di Pompei ed Ercolano; e, più giù, i templi di Paestum e i resti di Velia. E ancora le coltivazioni di fiori, la lavorazione del corallo e della ceramica di Vietri sul Mare, i castelli del Cilento e quella dieta mediterranea studiata da Angel Benjamin Keis in quel di Pioppi, frazione di Pollica dove sindaco era un pescatore, Angelo Vassallo ucciso dalla malavita.

Una miniera di saperi e sapori si apre al viaggiatore che vuole percorrere questi 300 mila passi, che per Pio Peruzzini sono stati lo svolgersi di un pellegrinaggio, quasi racconto nel quale ha inserito gli aspetti meno noti, nascosti, che lui ha guardato e visto riportando e trasmettendo emozioni. E sono paesi dell’interno, piccoli borghi, volti fermati nel tempo immutabile dove tutto scorre con un ritmo diverso dalla città. E poi ci sono le chiese, i monumenti, i ponti tra i quali è da ammirare quello di “Campestrino, in tenimento di Pertosa, – dice Peruzzini – opera mirabile di ingegneria preceduta da tornanti di grande impatto emozionale”. E ci sono, poi, gli incontri, come quello a Pertosa con Massimo Zaffari, Maresciallo dei Carabinieri, il quale con la sua bicicletta d’epoca era partito da Capo Passero in Sicilia ed era diretto a Capo Nord nell’estrema punta settentrionale della Norvegia; senza che nessun media ne parlasse: ma è impresa che non fa notizia.

In una nota ad una prossima, probabile mostra fotografica di questo viaggio di Peruzzini, Rossella Nicolò annota: «E’ un tragitto concepito non come un insieme di “studi” su una delle tante strade del Bel Paese, ma un piccolo viaggio. E’ un “romanzo” per immagini girato in uno spazio sospeso fra memoria e immaginazione popolato da personaggi comuni. C’è un mondo sociale che Peruzzini vede e rappresenta, quello che talvolta sfugge alla vista dei suoi contemporanei. Questa sua capacità di donare visibilità all’invisibile, è solo un ingrediente della sua fotografia che scruta, gratta la patina delle apparenze e rivela la vita che vi si è nascosta».

D’altra parte Peruzzini non è nuovo a queste operazioni immaginifiche dove spinge il fruitore della sua opera a meditare, a scandagliare una nuda, semplice immagine che ti si para di fronte ben allineata sulla parete di una galleria d’arte.

Nascono da questo suo modo di guardare il visibile “minore” (o invisibile ai più) i volumi fotografici “Santi Madonne e Sacrestie” con il quale ha tolto la polvere alle statue religiose in attesa del loro turno di festa ed ha tolto i lustrini alle sagre paesane; e ancora “Lungo i muri” luoghi frequentati e mai osservati, percorsi di gente comune nella loro quotidianità: anche quei muri sono una storia da raccontare e spesso ve ne una da narrare al di là di loro; infine è “Del silenzio e di altri sguardi” indagine realizzata con Gaetano Paraggio nei paesi nostrani colpiti dal terremoto del 1980: come sono cambiate quelle comunità e quei luoghi dopo 40 anni dal sisma, spesso abitati dal silenzio dell’abbandono di popolo.

In ultima sintesi il viaggio di Peruzzini spesso è un viaggio inverso in un mondo capovolto, ma che, a volte, si fa capoverso di un racconto diverso, originale, lontano dalle patinature, autentico, senza falsità e soprattutto ricco di verità… per chi le sa leggere.

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