Hiden insegnava come si valuta un portiere. E Dino Zoff analizza pregi e difetti di Ochoa - Le Cronache
Salernitana

Hiden insegnava come si valuta un portiere. E Dino Zoff analizza pregi e difetti di Ochoa

Hiden insegnava come si valuta un portiere. E Dino Zoff analizza pregi e difetti di Ochoa

di Nino Petrone
L’austriaco Rudy Hiden negli Anni 30 fu giudicato il miglior portiere del mondo, alla pari con lo spagnolo Zamora e il cecoslovacco Planika. “Ma chi è il portiere perfetto?” chiesero a Oliviero, altrettanto mitico estremo difensore della Juventus. E lui:”il portiere perfetto non esiste, lo si può soltanto immaginare, dovrebbe avere la presa di Zamora, l’agilità di Planika e l’occhio di Hiden, ma questo fenomeno non c’é mai stato e mai ci sarà”. Una sentenza inappellabile. Hiden giocò con il Wunderteam,l’Arsenal,il Racing Parigi e le nazionali d’Austria e Francia collezionando scudetti e trofei internazionali. Salernitana in Serie B dal 1949 al 1952, presidente l’industriale cavese Marcantonio Ferro, segretario il ragioniere Bruno Somma.Poi in C nel ‘63, quando la Salernitana arrancava tra Michele Gagliardi, l’assessore Scozia, vari commissari straordinari, cambiali in eterna proroga e debiti a gogò. Soltanto l’eccezionale abilità di Bruno Somma le evitò il fallimento. In quel gran bordello Hiden però impose la preparazione atletica, il suo Credo tattico (difesa a riccio e contropiede), il carisma e qualche curiosa abitudine: esempio, la domenica a pranzo all’incirca tre ore prima della partita i giocatori mangiavano, come lui, due etti di tartare di manzo, uovo compreso, e una mela sorseggiando una coppetta di Carpené Malvolti, uno spumante appena discreto. Bene. Io ero già al “Mattino” quando andavo a vedere gli allenamenti al “Vestuti”. Ci andavo anche nei ritagli di tempo e con il privilegio di stazionare nei pressi dell’area di rigore perchè letteralmente affascinato dal lavoro dell’austriaco, fisico possente e occhi azzurro-turchese sempre girevoli in ogni direzione come se da un momento all’altro dovesse arrivargli una fucilata addosso.“Vedi, ora ha usato il braccio di riporto e basta un attimo per prendere gol…Vedi. Ora ha spinto sul piede sinistro invece del destro…Vedi, ora si è tuffato rasoterra arcuando il corpo…Vedi, ora sul cross è andato di pugno regalando il pallone all’attaccante…Vedi , ora su calcio piazzato ha sbagliato nel comporre la barriera…”. E così via. Una particolare arttenzione e la dedicava anche a Moltrasio allenandolo da solo persino all’imbrunire: gli cambiò ruolo trasformandolo in un mediano di spinta che a fine stagione balzò in Serie A, al Torino e alla Lazio conquistando pure la Nazionale. Con cotanto insegnante sono così diventato (modestamente) un competente di portieri, come sanno bene molti allenatori. Per tutti cito il ct Sacchi. “Arrigo, come tanti tuoi colleghi capisci poco o niente di portieri. Perchè ti ostini a far giocare Marchegiani ? Il miglior portiere d’Italia è Pagliuca, te lo garantisco io, allievo di Hiden. Dài, schiera il sampdoriano !”. Detto fatto. Sacchi mi ringraziò anche in tv. Ed eccomi al nostro messicano Ochoa, 38 anni con 146 presenze in Nazionale che io definisco simpaticamente “claunesco” perché si muove proprio come un clown nella pista di un Circo . Però , sia pure con qualche naturale errore, la sua efficacia è fuori discussione: vedi Udinese,Frosinone,Empoli e persino Inter, nonostante il disturbo provocato dai suoi stessi compagni anche nell’area di porta, a conferma di una diffusa mediocrità singola e di uno sballato sistema difensivo. E chi poteva darmi ragione o torto se non Dino Zof, il portiere idealmente ispiratosi all’inglese Banks? Ovvero, intelligenza, arte del comando, senso della posizione e tuffi soltanto se necessari, non fatti a beneficio di tifosi e fotografi. “Dino, ci conosciamo da oltre mezzo secolo, dimmi la verità, tu che ne pensi di Ochoa?” “Claunesco è un aggettivo giusto. È bassino, non copre bene tutta la porta e qualche sbaglio lo commette, il portiere perfetto non é mai esistito. Il suo stile è a s siderale distanza dai miei gusti, non sa cosa sia l’eleganza, però ha riflessi, occhio e carisma, i suoi interventi sono spesso determinanti e questo ne fa un buon portiere, anche a prescindere dalla sua esperienza di 38enne e dal gran numero di presenze in nazionale.Bravo”. Naturalmente va sottolineato che il nostro campione Mundial è stato anche allenatore di Lazio e Juve e c.t. della Nazionale, con ottimi risultati e importanti trofei. L’ho ringraziato per questo intervento ricordandogli un vecchio e divertente episodio. A Milano io avevo una fidanzata,Patrizia Busnelli, di fede juventina e in particolare sua grande ammiratrice che a tutti i costi voleva un paia di guantoni. Dino era molto restio a regalare i suoi ferri del mestiere ma io, ben sapendo di mentire, gli dissi che dovevo sposarmi e lui come regalo di nozze mi diede due eleganti guantoni color beige.Due mesi dopo mi apostrofò ridendo come “un grande imbroglione”. E sia. Ma quei guantoni autografati sono tuttora in bella mostra nel salotto della mia amica Patrizia. Ora Dino vanta una bella famiglia , con la moglie Anna, il figlio Marco e due nipoti. I suoi 81 anni sono leggeri come piume, utilizza costantemente tutte le attrezzature del prestigioso Circolo Aniene, dalla piscina alla palestra, anche per la gioia degli amici soci ed in particolare del patron Giovanni Malagò E del presidente Massimo Fabbricini. Viaggia in Smart o Mercedes, segue con tv e giornali tutti gli sport e anche a tavola cura il fisico come quando giocava. Uomo e atleta, un esempio per tutti, sempre e comunque. Io,83 anni, esco di rado, vedo a casa o a cena tanti cari amici, ho molta confidenza con un bastone, la tv, i fornelli e questo Ipad . Con Dino ci sentiamo per telefono ma presto ci rivedremo. E sorrideremo su tutto.Chissà, magari anche su un libro a quattro mani dedicato alla valutazione dei portieri.E sarebbe una bella lotta! Augh.