di Fabio Setta
SALERNO. Non è Gigi Grassi l’unica vittima dell’addio di Carlo Perrone. La scelta del tecnico delle due promozioni consecutive di lasciare la Salernitana, tra l’altro, il giorno prima della partenza per il ritiro precampionato oltre l’addio del giocatore tornato al Pontedera ha relegato ad un ruolo di secondo piano anche Matteo Guazzo. Da capocannoniere della scorsa stagione, diciassette gol in campionato e due nella Supercoppa contro la Pro Patria, il principe si è ritrovato in panchina contro il Lecce. Se ci fosse stato Perrone molto probabilmente avrebbe giocato. Motivi tattici, indubbiamente. Il modulo perroniano avrebbe previsto il contemporaneo utilizzo di Ginestra e Guazzo, come spesso accaduto nella scorsa stagione. Un 4-3-1-2 che avrebbe esaltato le caratteristiche di Guazzo. Il modulo di Sanderra, il 4-3-3, invece prevede due esterni e un unico attaccante centrale. Ginestra o Guazzo appunto. Contro il Lecce, Sanderra ha scelto Ginestra che lo ha ripagato con un grande gol di testa. Guazzo è entrato nel finale proprio al posto di Ginestra, cercando di rendersi utile. Chiaramente però Guazzo dopo i gol dello scorso anno e il rinnovo del contratto sperava di recitare un ruolo da protagonista sin da subito: “Al momento Matteo è tranquillo e sereno” – ha dichiarato il suo agente, Grillo – “la concorrenza in attacco c’è ma il campionato è lungo e ci sarà spazio sicuramente per tutti”. Dichiarazioni molto diplomatiche ma è normale che se la panchina dovesse diventare un’abitudine la serenità di Guazzo verrebbe sicuramente meno: “Sicuramente il 4-3-3 di Sanderra prevede un unico attaccante centrale, ma Matteo è convinto di poter avere spazio e lo sta dimostrando in tutti gli allenamenti settimanali”. ma d’altronde quello offensivo è il reparto maggiormente affollato. Una concorrenza che aumenterà con il recupero completo di Ettore Mendicino e che potrebbe aumentare con il possibile ritorno in granata di Manuel Ricci.