E’ uno degli uscenti ed è anche uno di coloro che sfidò Assunta Tartaglione alle primarie per la scelta del segretario regionale del Partito democratico. Oggi Michele Grimaldi, alla luce dell’azzeramento e delle nomine del nuovo organismo dirigente regionale, analizza il quadro politico e lo stato di salute del Partito democratico in Campania. Da uscente, un giudizio sulla nuova organizzazione regionale del Pd? «Mi balza agli occhi che sono escluse alcune aree territoriali della regione. Ci sono province che non sono rappresentate in segreteria, così come penso che diverse aree politiche siano escluse. Ma il nodo centrale, a mio avviso non è questo…» Qual è secondo Lei? «Intravedo due problemi. Il primo è che il cambio di passo non c’è stato. Soprattutto perché non ho visto autocritica rispetto alle cose fatte fino ad oggi dal Pd. Basti pensare che non si convoca una direzione regionale da tantissimo tempo. Non c’è confronto e non c’è dialogo e vedo che ormai la costruzione della nuova segreteria regionale disegna un ufficio politico dove non intravedo la praticità». Pensa che le nuove nomine rappresentino un commissariamento velato? «Dobbiamo uscire da questa logica. C’è stata una nomina. C’è una nuova segreteria di un partito». E’ la tempistica che lascia immaginare ciò? «Io penso che anche prima della bufera politica e giudiziaria che ha coinvolto il presidente della Regione, il Pd avesse qualche problema. Non è che il Pd in Campania prima di questo episodio era considerato come il partito migliore. Bisognava avviare discussioni interne, ed era necessario avviare un confronto. Ora c’è da decidere se contrarie un partito utile al territorio o ridurre tutto ad un maquillage dei gruppi dirigenti». Pensa che dopo questa prima fase ci sia una apertura della segreteria rispetto alle aree democrat escluse? «Io mi sono candidato al congresso regionale con una proposta innovativa. Rispettoso del risultato ho comunque dato una mano in questi mesi, consapevole comunque che a guidare il processo tocca a chi ha avuto l’onore della vittoria». Il rapporto con l’istituzione regionale? «L’idea di Renzi segretario e premier – così come avviene in gran parte dei paesi occidentali – mostra proprio come partito ed istituzione non siano due cose differenti. Il partito è presente e deve contribuire al governo e alla proposta di governo. Ma deve essere anche critico quando è necessario. Non può far finta di nulla, oppure prendere le distanze. Quanto alla discussione sulla giunta o sulle nomine, penso che il Pd non debba contrattare nulla, bensì debba essere protagonista di progetti utili per i cittadini della Campania. Mettere in campo proposte». «Naturalmente», conclude Grimaldi, «auguri ai nuovi membri della segreteria regionale del Pd».
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