
Olga Chieffi
Nel cuore vibrante di Barra, tra le pietre antiche del seicentesco Palazzo Bisignano, la memoria si è fatta festa e la storia divenuta spettacolo. È qui, in uno degli scrigni architettonici più suggestivi della VI Municipalità (Ponticelli, Barra, San Giovanni a Teduccio), che è andata in scena in scena la manifestazione “Cient’anne arreto…” – Tre giornate aragonesi, promossa dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane e dal Comune di Napoli, nell’ambito del progetto “Affabulazione” e finanziata a valere sul Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo della Direzione Generale Spettacolo del Ministero della Cultura. Con la direzione artistica di Bruno Tabacchini e l’ideazione di Mariano Bauduin, più che una semplice rievocazione, quella di “Cient’anne arreto…” si configura come un rito collettivo, un viaggio meta-temporale che abbraccia musica antica e sperimentazione contemporanea, poesia cortese e spirito popolare. In un momento storico segnato dalla necessità di riscoperta identitaria, si sceglie di guardare al regno aragonese come all’alba di un’epoca in cui Napoli divenne capitale culturale dell’Umanesimo mediterraneo, premessa irrinunciabile del suo successivo “secolo d’oro”. Le tre giornate si articolano in un intreccio di spettacolo e partecipazione, tra laboratori, performance e concerti. Venerdì inaugurazione con il laboratorio Canto all’antica, affidato alla sensibilità vocale di Laura Lazzari e Patrizia Spinosi. Quindi, la prima serata ha proposto la Cantata per Alfonso I d’Aragona, con musiche di Adam de la Halle e testi di Antonio Beccadelli, detto il Panormita. Le voci di Maurizio Murano e Laura Lazzari, accompagnate dal gruppo La Manticora, hanno dato vita a una liturgia musicale sospesa tra Medioevo e Rinascimento. E’ stata quindi la volta del laboratorio Tammorriate alla corte angioina guidato da Maurizio Graziano con le Paranze Sommesi, seguito da Danza e Ballo a casa Carafa: un raffinato omaggio alla Napoli cinquecentesca, tra le partiture di Igor Stravinsky e i versi di poeti rinascimentali partenopei. Si sono alteranti al due pianoforte Andrea Russo e Giancarlo Del Vecchio. Le voci del mezzosoprano Susy Minerva, del tenore Gaetano Amore ed il basso Francesco Auriemma, insieme agli attori Mario Brancaccio ed Ernesto Lama, hanno dialogato con le coreografie acrobatiche del gruppo La Funa, in una vertigine scenica che mescola arte colta e corporeità popolare. A concludere il trittico, stasera, alle 19, Festa per la Notte di San Giovanni – Velardiniello e la festa a mare, un concerto che promette emozioni dirompenti e autentico spirito di comunità. Protagonisti: Lello Giulivo, Gianni Lamagna, Anna Spagnuolo, Patrizia Spinosi, Michele Boné e Paolo Propoli. Un ensemble d’eccezione conosciuto come “Paese mio bello” per una celebrazione che restituisce al popolo la sua voce, intrecciando sacro e profano, memoria e futuro. “Cient’anne arreto…” non è solo una rassegna di eventi, ma un manifesto poetico che invita Napoli a rispecchiarsi nel suo passato, per immaginare con coraggio il tempo che verrà.