Cambio di vertice per Gori SpA e i fedelissimi del governatore De Luca arrivano ai piani più alti della società di Ercolano. Si interrompe così una lunga striscia ultradecennale di amministratori di nomina romana, in nome della saldatura sempre più forte tra governo regionale campano e Acea, la potente multinazionale con sede nella capitale.Vittorio Cuciniello, già segretario del PD di Torre del Greco e vicino alla corrente dei post-renziani di ‘Base riformista’, succede nel ruolo di amministratore delegato a Giovanni Paolo Marati. Laureato in ingegneria meccanica, Cuciniello in passato ha ricoperto diversi ruoli strategici in Gori, per poi diventare amministratore delegato di Gesesa, gestore del servizio idrico nella provincia di Benevento e sempre appartenente alla galassia del gruppo Acea.Nuovo profilo anche per il ruolo di presidente: l’avvocato salernitano Sabino De Blasi, attualmente alla guida di Salerno Energia e deluchiano di ferro, succede al professore Michele Di Natale, presente in Gori dal 2016.Confermato vice-presidente il penalista Luigi Mennella, già assessore comunale a Torre del Greco, legato al capogruppo dem in Consiglio regionale, Mario Casillo. Nel consiglio di amministrazione arriva anche un altro riferimento del governatore, la giovane amministrativista Virgilia Fogliame, candidata con la lista “Campania Libera” alle ultime regionali nella circoscrizione di Salerno (raccogliendo poco più di 2 mila preferenze) e figlia di Antonio, due anni fa candidato a sindaco di Scafati con Forza Italia. Resta nel CdA la manager Federica Marinetti, proposta dalla casa madre Acea.Nomine che arrivano su indicazione di Palazzo Santa Lucia attraverso il commissario straordinario del disciolto Ente d’Ambito Sarnese Vesuviano, Luigi Massaro, che nonostante gli anni trascorsi rimane in piedi e detiene ancora il pacchetto del 51% delle quote sociali della Gori.Ancora una volta completamente esclusi i Comuni, che in teoria dovrebbe avere il controllo del gestore idrico ma che in realtà non hanno mai avuto alcuna voce in capitolo.Dura la reazione dei comitati per l’acqua pubblica: “Una spartizione di poltrone che non affronta i numerosi problemi che attanagliano da anni i cittadini: tariffe troppe alte, disservizi continui, distacchi selvaggi della fornitura anche durante l’emergenza sanitaria della pandemia. Il 51% della società viene gestito ancora da un commissario e non viene distribuito ai legittimi proprietari, i Comuni del territorio”.Non a caso un’inchiesta della Corte dei conti ha definito il servizio idrico Gori “un sistema al di fuori delle regole”. Negli ultimi anni l’azienda ha siglato con la Regione due transazioni per saldare i suoi ingenti debiti: condonati prima con la giunta Caldoro 70 milioni di euro, rateizzati poi dall’amministrazione De Luca altri 112 milioni.Intanto, scadute le tariffe precedenti, lo scorso anno Gori aveva tentato un nuovo colpaccio, scavalcando le competenze dell’Ente Idrico Campano, inviando all’autorità nazionale ARERA una proposta di piano tariffario per il prossimo quadriennio che prevedeva ben 240 milioni di investimenti. Risorse economiche che avrebbero condizionato fortemente le già insostenibili bollette con nuovi aumenti delle tariffe fino al 2023, a scapito degli utenti.Uno schiaffo all’EIC, che invece non vuol sentire parlare di incrementi tariffari e punta a recuperare cospicui fondi pubblici da destinare a lavori e manutenzione delle reti idriche e fognarie anche dal Recovery Plan.La partita è aperta, il prossimo 4 maggio arriverà al voto del Consiglio di Distretto Sarnese Vesuviano lo schema regolatorio delle nuove tariffe e si vocifera comunque di piccoli ritocchi verso l’alto. “Una situazione insostenibile – denunciano i rappresentanti della Rete civica per l’acqua pubblica – le tariffe sono troppo alte e vanno abbassate tenendo conto anche dalla pesante crisi economica e sociale che stiamo attraversando, tutelando davvero le fasce più deboli”.
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