Scafati. “Chiamate a testimoniare Nello Longobardi”. È la richiesta ai giudici dell’avvocato Gennaro Maresca difensore di Nello Aliberti, fratello del sindaco ed entrambi imputati a Nocera Inferiore nel processo “Sarastra” sul presunto voto di scambio a Scafati. Decideranno i giudici del Tribunale di Nocera Inferiore dopo che lo stesso legale ha messo agli atti le due archiviazioni di Napoli (nessun rilievo penale) a carico del pm Vincenzo Montemurro (ora all’Antimafia di Potenza) per i suoi rapporti con l’imprenditore conserviero e accusatore nell’inchiesta poi sfociata in dibattimento. Montemurro è stato il titolare dell’inchiesta sul presunto voto di scambio a Scafati che portò agli arresti Pasquale Aliberti. Depositate due sentenze di archiviazione a favore dello stesso Longobardi di cui una (quella delle presunte minacce a Nello Aliberti) la cui motivazione parla di particolare tenuità del fatto. Il collegio dei giudici presieduto da Donnarumma si è riservato sulle decisioni di acquisizione degli atti e della richiesta per la testimonianza di Nello Longobardi. Intanto ieri i testi di Aliberti hanno scagionato da ogni contestazione l’imputato principe di Sarastra. Tra loro c’era Maddalena Di Somma, ex responsabile del Piano di Zona che ha detto di non aver mai assunto Andrea Ridosso, fratello del boss Luigi. “Sapevo che faceva parte di una cooperativa. “Aliberti? Non aveva potere sull’assunzione”. In aula anche Teresa Formisano, oggi vice sindaco di Scafati, la quale ha detto della nomina all’Acse di Petrucci “che non fu fatta da Aliberti ma dietro quella decisione di nominare Petrucci ci furono diversi scontri”. Poi è stata la volta di Vincenzo Esposito del consorzio Conin, alle spalle del cimitero. “Aliberti e il Comune non si occupavano di pulizie, quindi era pressoché impossibile che potesse affidare il servizio alla cooperativa di Loreto e Ridosso giacché ce ne occupiamo noi”. Tra i testi anche Vincenzo Cesarano, patron della Scafatese, che ha raccontato di quando “Longobardi voleva acquisire quote societarie” e si sarebbe presentato da lui “con Luigi Ridosso”. Infine la deposizione del presidente Acse Eduardo D’Angolo il quale ha riferito che la nomina di Petrucci “fu caldeggiata da Longobardi” e che Aliberti si sarebbe “occupato solo per la nomina di presidente lasciando agli altri la scelta per il Cda e quindi per la nomina di Petrucci”. Si torna in aula il prossimo 15 novembre quando i giudici scioglieranno la riserva sulla richiesta per Nello Longobardi. Requisitoria e sentenza dovrebbero arrivare entro fine anno.
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