di Pina Ferro
“Diritto alla verità e deontologia: dalla strage di via D’Amelio al giustizialismo mediatico. E’ il tema che sarà affontato il prossimo 7 novembre (ore15) nel Salone dei Marmi di Palazzo di Città a Salerno. A discutere dell’argomento sarà Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato Paolo Borsellino trucidato assassinato insieme agli agenti della sua scorta in via D’Amelio nel 1992. Ad organizzare la tavola rotonda è l’associazione Nova Juris – Associazione Italiana per la Costituzione e la buona Giustizia, presieduto dall’avvocato Luca Monaco, insieme all’ Ordine dei Giornalisti della Campania.
Avvocato Monaco, come nasce l’idea di questo convegno?
«Innanzitutto vorrei sottolineare che questo convegno, che si inserisce nell’ ormai tradizionale calendario di incontri formativi e giuridico-culturali della nostra associazione, è espressione di una bella sinergia creatasi con l’ Ordine Regionale dei Giornalisti e con Assostampa Campania – Valle del Sarno, coorganizzatori dell’evento, a cui rivolgo i miei ringraziamenti. Ma un pensiero speciale va anche a Viridiana Salerno, componente del Direttivo di Nova Juris, che ha reso possibile l’organizzazione dell’evento con il suo silenzioso, paziente, impegnativo e costante lavoro»
Perché la scelta di invitare Fiammetta Borsellino?
«La presenza di Fiammetta Borsellino è un valore aggiunto. E’ una donna estremamente coraggiosa che, con grinta e determinazione, ma anche con tanta razionalità, non sempre scontata quando vi è alla base un grande dolore come il suo, combatte per il suo diritto alla verità, che è il diritto di tutta l’ Italia. L’incontro sarà anche l’occasione per parlare di giustizialismo mediatico, di populismo penale, del rapporto complesso tra mezzi di informazione e Giustizia
Oltre alla Borsellino sono previsti altri relatori importanti?
«Ci sarà l’avvocato Carlo Taormina, a cui siamo ormai legati da un rapporto vicendevole e duraturo di stima. Inoltre il vice presidente dell’ Ordine degli Avvocati di Salerno, Cecchino Cacciatore, la cui spiccata sensibilità liberale e garantista è nota. Il presidente dell’Ordine Regionale dei Giornalisti, Ottavio Lucarelli, il giudice presso la Corte di Appello di Salerno, Diego Cavaliero, che è stato allievo di Paolo Borsellino. Con lui ricorderemo la sua figura di uomo e di magistrato. Gli avvocati Antonella Mastrolia e Giovanna Sica, due componenti del nostro Consiglio direttivo. E poi l’avvocato Patrizio Rovelli del Foro di Cagliari, presidente dell’ Osservatorio per la Giustizia, con cui Nova Juris ha instaurato un proficuo gemellaggio. E ancora il Giornalista Rai Michele Giordano»
Prima faceva cenno al giustizialismo mediatico e al populismo penale. Perché?
«Parto dal presupposto che il giustizialismo è insito nella natura umana. La tendenza alla individuazione sommaria di un colpevole, al pregiudizio, talvolta al moralismo, alla gogna, al concetto di pena esemplare e persino alla vendetta, trascendono i diversi substrati socio-culturali e tendono da sempre a permeare nella nozione e nell’ idea comune di giustizia “ideale”. Esistono, tuttavia, dei momenti storici, come quello che stiamo attraversando, in cui, a causa della concomitanza di diverse congiunture negative (ad esempio, la crisi economica, il senso di insicurezza, la disoccupazione e le frustrazioni che ne derivano) la cultura illiberale e giustizialista diventa addirittura preponderante nella società. In tal senso informazione e politica hanno precise e gravi responsabilità perché, direttamente o indirettamente, spesso a fini propagandistici, finiscono per sobillare il furore giustizialista che si è diffuso in larga parte dell’opinione pubblica. Per questo motivo è importante soffermarci tutti a riflettere e a interrogarci: noi avvocati, i magistrati, i giornalisti, i politici. Ma, soprattutto, è imprescindibile sensibilizzare i cittadini alle ragioni della cultura garantista e liberale sottesa ad alcuni principi cardine della nostra Costituzione; principi che da un po’ di tempo vengono addirittura messi in discussione, quando non demonizzati, e dei quali si rischia di dimenticarne la rilevanza salvifica per la tenuta delle stesse Istituzioni democratiche».Non è la prima volta che Nova Juris opera in sinergia con altre categorie professionali. E nel suo ambito, l’ avvocatura, come si pone?
«Come sempre, con spirito di collaborazione, sia con le rappresentanze istituzionali, dunque con l’ Ordine in primis, che con le altre associazioni come, tra le altre, la Camera Penale. Direi che è una vocazione insita nel Dna di Nova Juris che, oltretutto, presenta alcune sue specificità genetiche che la rendono complementare, non competitiva, con le altre realtà associative. D’altra parte, considero l’Avvocatura salernitana, nel suo complesso, una grande famiglia, la cui forza deve essere l’unità di intenti per la salvaguardia dei diritti dei cittadini, del diritto di difesa e delle rilevanti prerogative a essa assegnate. Ciò, soprattutto in questo difficile momento storico per la nostra professione
e per la Giustizia».