Giustizia. Italia bocciata da Ue. E sempre più corrotta - Le Cronache Attualità

di Aldo Primicerio

 

Partiamo dalla fine. Cosa sta succedendo alla lotta alla corruzione made in Italy? Dopo un periodo di miglioramenti continui dell’ultimo decennio – cominciati con l’approvazione della legge Severino da parte del governo di Mario Monti e arrivati fino alla cosiddetta Spazzacorrotti varata dal governo di Giuseppe Conte, che hanno portato l’Italia a compiere un balzo in avanti di 10 posizioni nella classifica del 2021 – il nostro Paese non riesce a migliorare la sua condizione di lotta alla corruzione. Del resto proprio Transparency Internationa fa rilevare come proprio l’Italia sia tra i Paesi che hanno registrato maggiori progressi dal 2012 al 2022, ma poi con un arretramento. Ed i timori con cui è osservata la corruzione in Italia sono rappresentati con la foto molto eloquente pubblicata sul N.Y. Times e su Cnbc il canale televisivo finanziario tra i più seguiti negli Usa e nel mondo.

 

Nordio come Gino Bartali. “E’ tutto sbagliato, è tutto da rifare”

Secondo il ministro della Giustizia Carlo Nordio il problema non esiste. E’ colpa dei criteri con cui vengono stilate le classifiche: “Abbiamo spiegato che i criteri di corruzione percepita non corrispondono affatto a quella reale, l’Italia risalirà nella graduatoria internazionale proprio perché abbiamo detto che i parametri sono sbagliati”. Lui così dice. Intanto l’Italia non migliora, ed anzi la sua posizione nella classifica di Trasparency addirittura perde una posizione, ed oggi è solo 42esima, con Danimarca prima, i Paesi scandinavi tra i migliori 6 al mondo, insieme con Nuova Zelanda, Svizzera, Singapore, Olanda, Germania, Lussemburgo, Irlanda e così di seguito come si può vedere in maniera eloquente dalla mappa che alleghiamo. Si vuol sapere l’ultima? Trasparency Italia si è fatta in quattro per mitigare classifica e giudizio severi della International, la casa madre. Il tentativo di dare dell’Italia un’immagine più positiva ha portato anche a una diffida da parte della “casa madre”: Transparency International ha minacciato di togliere nome e marchio alla filiale italiana. Quali sono i criteri con cui Trasparency International elabora la sua classifica annuale? Classifica i Paesi in base al livello di corruzione percepita nel settore pubblico, attraverso l’impiego di 13 strumenti di analisi e di sondaggi rivolti ad un pubblico di esperti. Il punteggio finale è determinato in base ad una scala che va da 0 (alto livello di corruzione percepita) a 100 (basso livello di corruzione percepita).

 

Sulla giustizia, Italia stroncata dalla UE: “Da riforma Nordio e riforme costituzionali danni alle indagini su corruzione. Col bavaglio, effetto intimidatorio sui cronisti”

Una riforma della giustizia sbagliata ed il bavaglio ai giornalisti sono legati da uno stretto nesso. La riforma della giustizia firmata da Carlo Nordio – dice il Rule of Law, il rapporto UE da cui noi attingiamo –  può avere effetti negativi sulle indagini anti corruzione, mentre il “bavaglio” approvato su input di Enrico Costa per vietare la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare potrebbe avere un “effetto intimidatorionei confronti dei giornalisti, che continuano a essere “aggrediti, minacciati di morte e intimiditi in vario modo”. Non si registra alcun progresso infatti sul fronte delle garanzie per la protezione del segreto professionale e delle fonti giornalistiche. A destare preoccupazione sono anche le riforme costituzionali: quella della separazione delle carriere in magistratura e quella per introdurre il Premierato. Per l’Italia insomma è una bocciatura totale quella contenuta nell’ultimo rapporto sullo Stato di diritto della Commissione Europea. Ma quali italiani sono stati ascoltati dalla Commissione Ue? In tanti: esponenti del Parlamento, della Presidenza del consiglio, dell’Autorità Anticorruzione, dell’Agcom, dell’Associazione Italiana Costituzionalisti, della Corte di Cassazione, del Csm, della Procura Nazionale Antimafia, dell’Ordine dei Giornalisti, della Fnsi e dell’Associazione Nazionale Magistrati, ma anche di Libera e di Amnesty.

 

Le 6 raccomandazioni Ue all’Italia. Tutte inascoltate

Le raccomandazioni Ue vanno da un maggior impegno nella digitalizzazione di tribunali e procure, ad un intervento per sbloccare la legge sui conflitti di interessi, regolando anche l’attività delle lobby, fino all’introduzione di un registro elettronico in cui siano riportati i finanziamenti a partiti e campagne elettorali. E poi un impegno particolare di Roma nel tutelare i giornalisti, proseguendo l’iter legislativo sul progetto di riforma della diffamazione, la tutela del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, ma anche di fornire finanziamenti ai media del servizio pubblico garantendone l’indipendenza. Le 6 raccomandazioni sono tutte contenute nel Country Chapter on the Rule of Law situation in Italy46 pagine con cui gli analisti della commissione Ue bocciano la riforma della giustizia di Nordio. Partendo dalla legge che abroga il reato di abuso d’ufficio e limita la portata del reato di traffico d’influenze: “potrebbero avere implicazioni per l’individuazione e l’investigazione di frodi e corruzione“, si legge nel rapporto. Il presidente Meloni ed il ministro Nordio insistono sull’inefficacia della criminalizzazione dell’abuso d’ufficio pubblico e sul suo effetto paralizzante sulle pubbliche amministrazioni. E’ chiaro che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Dall’Ue hanno più volte cercato di spiegare al ministro Nordio: abolire l’abuso d’ufficio equivale a violare un obbligo internazionale. La criminalizzazione dell’abuso d’ufficio e del traffico di influenze fanno parte delle convenzioni internazionali sulla corruzione e sono quindi strumenti essenziali per l’applicazione della legge e l’azione penale per combattere la corruzione. Reazioni? Nessuna. Anche in questo l’attuale governance italiana è lontana dall’idea di Europa.

 

Separazione carriere toghe e premierato. I due timori dell’Ue

Non ancora approvate, ma già lì ad impensierire Bruxelles. Si teme che la cosiddetta riforma della giustizia possa incidere sull’indipendenza dei pubblici ministeri, che devono invece essere in grado di adempiere ai loro doveri e responsabilità professionali senza interferenze o influenze politiche esterne. Si teme un’indebita pressione sul sistema giudiziario da parte di politici o a livello esecutivo, e vi sono prove di pressioni provenienti anche da Paesi terzi.

E poi il premierato, l’elezione del presidente del Consiglio a suffragio universale con voto popolare. L’obiettivo della maggioranza italiana è quello di garantire una maggiore stabilità di governo. Ma l’Ue, pur non prendendo posizione contro, ne ha forti dubbi. Perché il ruolo del presidente della Repubblica risulterebbe indebolito rispetto all’attuale assetto istituzionale, in particolare per quanto riguarda la gestione delle crisi di governo. E poi c’è il nodo della legge elettorale. Il governo Meloni vi accenna soltanto, ma ne occorrerà una assolutamente diversa, per assegnare ai partiti che sostengono il presidente del Consiglio eletto un numero di seggi sufficiente per avere la maggioranza in Parlamento. Insomma com’è ora, la riforma sul premierato produrrebbe un potere del premier senza contrappesi. Le riforme costituzionali sono ben altro che piccole pezze d’appoggio incollate lì dove capita