Giustizia e politica - Le Cronache
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Giustizia e politica

Giustizia e politica

di Alberto Cuomo
Il conflitto tra politica e giustizia, ovvero tra i politici e l’amministrazione della giustizia, sembra essersi rinfocolato in questo periodo recente. E non solo per i casi Santanchè e Del Mastro quanto anche per eventi più privati qual è quello riguardante il figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa. Si tratta di un conflitto a tutto campo dal momento coinvolge l’Anm, cioè l’intero corpo dei magistrati e, se oggi riguarda particolarmente personaggi della destra, non sono mancati, andando più indietro nel tempo, attenzioni giudiziarie verso politici del centro moderati, o incursioni della magistratura nei confronti della sinistra e del Movimento5S, sì da far ritenere che, più che per faziosità, tra magistratura e potere legislativo ed esecutivo possa esservi, in contrasto con la costituzione, un conflitto di natura istituzionale. Di qui la necessità, posta da tempo, di una riforma della giustizia che riveda le relazioni tra i poteri diversi nella tutela dei cittadini tutti. Naturalmente all’interno di tale conflitto non manca una possibile deriva di faziosità connessa agli interessi dei politici o alla discrezionalità dei magistrati che pure è presente malgrado la fermezza della legge, Si pensi all’esempio del giudice Nicola Bonante uno dei tre magistrati del collegio nel processo per lo stupro di una ragazza a carico di Ciro Grillo, figlio di Beppe Grillo, e dei suoi tre amici, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, il cui trasferimento presso il Tribunale di Bari, non essendo intervenuta dal Csm l’applicazione al dibattimento fino alla fine del processo, ed anzi la sostituzione con un altro giudice, Alessandro Cossu, comporterà, su possibile richiesta del collegio difensivo, la ridiscussione da zero dell’intero procedimento. Pur nella buona fede dei giudici è evidente che in tale caso la discrezionalità del Csm sarà stata determinante ai fini della lunghezza del processo che, pure per un grave reato, prevede la prescrizione in 15 anni essendone già trascorsi quattro. Qualcosa di analogo accadde a Salerno, nel processo riguardante il crescent, allorchè al presidente Siani, proprio perché non si ripetesse l’intero itinerario procedurale, sebbene promosso in Cassazione, fu consentito condurre a termine il processo, che si concluse con le tante assoluzioni. Ma a Salerno, a riprova della equanimità rispetto alle diverse parti politiche, i magistrati non sono stati dolci con quello che viene definito il “sistema De Luca” e lo stesso governatore della Campania è stato diverse volte indagato e rinviato a giudizio, salvandosi attraverso la prescrizione o con definitiva assoluzioni. C’è da dire che De Luca appare essere molto rispettoso della magistratura e, nelle diverse indagini che ha subito, non si è mai lasciato andare ad invettive contro gli inquirenti, dichiarando sempre di avere fiducia nei giudici. È pur vero che il suo potere ha avuto inizio dopo l’intervento della procura e l’arresto del suo predecessore, Vincenzo Giordano, il quale risultò nei processi innocente, ma la sua stima nei confronti di chi compie il difficile mestiere di giudice è accertata. Stima manifestata anche nella nomina dell’ex procuratore della repubblica di Salerno, Franco Roberti, alla fine del suo mandato quale procuratore nazionale antimafia, ad assessore regionale alla sicurezza e legalità, o in quella dell’ex procuratore ed ex giudice d’appello Claudio Tringali, quale assessore alla trasparenza, alla sicurezza, alla polizia municipale del comune di Salerno. Né la magistratura salernitana si è fatta incantare, indagando il figlio Roberto, poi prosciolto, per una questione riguardante lo smaltimento dei rifiuti, e rinviando a giudizio l’altro, Piero, oggi deputato, per il crac Ifil, società satellite del pastificio Amato, ancora probabilmente sulle spine per il processo iniziato nel 2017 di cui non sembra si abbia notizia delle conclusioni. E sulle spine deve stare anche il marito dell’ex procuratrice generale Antonella Giannelli e consulente tecnico privilegiato, al tempo della presunta tangentopoli salernitana, dell’allora sostituto Michelangelo Russo, l’architetto Enzo Andreola, quale funzionario della Regione al centro dell’indagine per il traffico dei rifiuti tra la Campania e la Tunisia che, trasferita un anno fa alla procura di Potenza, non sembra ancora conclusa. Tuttavia, sebbene Salerno appaia un’isola felice dove i rapporti tra politica e giustizia, sia pure difficili, non determinano gli isterismi romani, sicuramente anche nella nostra città la riforma della Giustizia che ponga fine alla continuità tra inquirenti e giudicanti e ai processi mediatici è molto attesa nella speranza sia finalmente attuata malgrado gli screzi tra governo e Anm.