Il lavoro artigianale, che un tempo era una funzione essenziale per la nostra società, sta lentamente scomparendo. Un patrimonio culturale prezioso che sta lasciando il posto al deprecabile metodo dell’usa e getta. Gli artigiani, con le loro competenze manuali e la loro creatività, sono sempre stati un punto di riferimento per le comunità locali. Falegnami, calzolai, fabbri, bottai, a Eboli avevano un ruolo importante nell’artigianato nostrano, basta ricordare la sartoria della signora Maria Mirra ove il suo lavoro veniva preso come esempio di un laboratorio scolastico, ove tante ragazze imparavano l’arte del cucito. L’avvento della produzione di massa ha causato la diminuzione dei prodotti lavorati a mano, con molte attività costrette conseguentemente a chiudere. In controtendenza Giovanni Morriello, uno degli ultimi artigiani della Piana del Sele, ancora custodisce, con tanta caparbietà e dedizione questa vecchia arte. La sua bravura e professionalità, lo fanno apprezzare in tutto il territorio, un personaggio che ha fatto della sua professione uno stile di vita e una missione, è l’ultimo ciabattino che tenacemente mantiene un forte impegno e una grande competenza nel lavorare il cuoio e la pelle. La sua arte nella manifattura di stivali, saldali, e nel ricucire le scarpe, nel risuolarle o nel rifare i tacchi, lo continuano a mantenere vivo in un mestiere che sembra ormai appartenere a un’altra epoca. Classe 1936 originario di San Gregorio Magno, da giovane, dopo un breve soggiorno nella città di Salerno ove in una azienda si perfezionò proprio nella riparazione e restauro di scarpe e pellame, si trasferì a Eboli iniziando la sua attività artigianale nella bottega di proprietà in Via San Giovanni, all’incrocio con il Viale Amendola in Eboli. “Fa camminare tanta gente. Da molte parti del comprensorio si recano da lui per far rivivere una propria calzatura. E’ un professionista, uno che mantiene viva questa antica arte – dicono gli amici”. Sempre disponibile e apprezzato per la sua abilità professionale e per le sue innate doti umane, è ormai l’unico presente in città con un servizio ancora necessario per tante famiglie del posto, un mestiere che Giovanni non molla e a cui è legato da tanta passione e dedizione: “A parte la sapienza, il mio è un mestiere dove ci vuole una bella dose di inventiva, serenità ed estro. Purtroppo è un lavoro non gradito più ai giovani e dunque in inesorabile estinzione – dice Giovanni”. L’antica figura del calzolaio, o come noi lo chiamiamo «O’ Scarparo», ha rappresentato per tanto tempo una figura significativa, Il custode delle nostre tradizioni, il ciabattino ebolitano è simbolo di una vecchia figura che, presente in ogni portone e in tante strade, simboleggiava il folclore del territorio. “Giovanni è ancora questo in Eboli; è inoltre un maestro nel rivalorizzare e di ridare vita a un indumento di pelle o di cuoio. Con entusiasmo continua questa sua opera, è un punto di riferimento in questa società ormai tendente al consumismo – dice Giuseppe, che imperterrito ancora porta le sue scarpe in riparazione dal suo ciabattino di fiducia”. Giuseppe Sanfilippo
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