Giffoni V.P., Chiude convento dei Padri Cappuccini - Le Cronache Provincia
Provincia Giffoni Valle Piana

Giffoni V.P., Chiude convento dei Padri Cappuccini

Giffoni V.P., Chiude convento dei Padri Cappuccini

Nicola Russomando

Ha suscitato profondo turbamento tra i fedeli del convento dei Padri Cappuccini di Giffoni Valle Piana la dichiarazione del sindaco Antonio Giuliano al termine della tradizionale processione di S. Antonio, che ha annunciato l’assunzione da parte del Comune dei locali della casa religiosa in vista di una prossima chiusura del convento stesso. In effetti, almeno da un anno a questa parte si susseguono voci che paventano una tale misura, decisa in seno alla curia provinciale dei Cappuccini, che, a seguito della fusione della provincia salernitano-lucana con la napoletana, ha inaugurato una politica di razionalizzazione delle case attive dell’Ordine all’insegna delle soppressioni. Eppure, a dispetto delle peggiori previsioni, una comunità cappuccina di tre frati a Giffoni è stata comunque canonicamente confermata dal ministro provinciale p. Gianluca Savarese e dal suo consiglio anche a seguito delle sollecitazioni che gli sono pervenute dalle varie realtà ecclesiali che fanno capo al convento, nonché da singoli fedeli che si sono rivolti direttamente al ministro generale dell’Ordine p. Roberto Genuin, riconfermato nel 2024 per un ulteriore mandato al vertice dei Cappuccini di tutto il mondo. Nel caso va sottolineato che, a norma di diritto canonico, compete al moderatore supremo di un ordine religioso, ovvero al ministro generale, la soppressione di una casa religiosa canonicamente eretta. Proprio al Capitolo generale dell’anno scorso, che ha rieletto p. Genuin, è stata affrontata la spinosa questione della chiusura delle case religiose in Europa, nel continente che ha visto negli ultimi decenni la perdita di almeno settecento frati per via della crisi delle vocazioni. Nel consesso dei frati, si sono rivelate particolarmente illuminanti le parole di un “padre nobile” dei Cappuccini, del p. Raniero Cantalamessa, predicatore emerito della Casa pontificia. Il predicatore pontificio ha invitato il ministro Generale a non cedere allo sconforto riprendendo l’esortazione dell’oracolo di Aggeo di fronte alla desolazione del tempio di Gerusalemme dopo l’esilio babilonese, tutto all’insegna del “tempo favorevole”. Perché da ogni crisi nasce un tempo favorevole per la rinascita purché si sappiano cogliere i segni che la Provvidenza dissemina nella storia. P. Raniero Cantalamessa ha indicato molto semplicemente la strategia per far fronte alla crisi: “Guardare a Cristo con gli occhi di Francesco”. Ora è da capire se, a livello di curia provinciale, si è animati dalla stessa soprannaturale speranza o se piuttosto sollecitazioni di tipo funzionalistico facciano propendere per soluzioni di tipo utilitaristico. E’ bene ricordare che il Convento cappuccino di Giffoni, tra i più antichi dell’Ordine essendo stato fondato nel 1582, è l’ultima casa religiosa attiva in tutta la Valle del Picentino, in tutto il territorio che sta a nord tra Eboli e Salerno. Anzi, a dispetto dei numeri, l’attuale curia provinciale ha concentrato proprio su Eboli un certo numero di frati, ancorché il locale convento di S. Pietro Alli Marmi non rientra neppure tra le fondazioni originarie dell’Ordine, essendo appartenuto prima ai Benedettini e poi ai Minimi, sollecita com’è della cura del Santuario dei SS. Cosma e Damiano affidata ai Cappuccini dall’arcidiocesi salernitana. Se l’afflusso dei fedeli ad un santuario non è paragonabile a quello di un normale convento, tuttavia per Giffoni i Cappuccini rappresentano un potente attrattore per i fedeli di tutta la Valle che, a preferenza della frequentazione nelle loro parrocchie, si rivolgono ai figli di S. Francesco per la loro pratica religiosa. Ne è dimostrazione la frequenza alle due messe domenicali che vede la chiesa conventuale, nelle sue due navate, sempre affollata. Inoltre, fanno capo alla comunità dei frati associazioni come il Terz’ordine francescano e la Gifra, che svolgono una funzione formativa e pedagogica esemplare. A dimostrazione poi di quanto la presenza cappuccina sia radicata nel contesto socio-culturale giffonese soccorre la storia. Agli inizi del secolo scorso il Convento di S. Antonio è stato acquisito dai Cappuccini dalla municipalità di Giffoni dopo la soppressione degli ordini religiosi promossa dalle leggi Siccardi del Regno d’Italia e con il passaggio delle loro proprietà al regio demanio. Gli sforzi della municipalità si concentrarono perché la proprietà del plesso conventuale dal demanio passasse ai Cappuccini anche grazie a legati testamentari di privati benefattori che già nel 1886 disponevano di “lire cinquemila per la riapertura del Convento dei PP. Cappuccini”. Prassi che è stata seguita anche in anni recenti con lasciti e private donazioni gravate da oneri di destinazione. Così, mentre il Convento di S. Francesco della Spina dei Minori non fu più ricostituito già dopo la soppressione del decennio napoleonico, quello dei Cappuccini, attraverso i marosi della storia, è giunto integro fino ad oggi nel concorso della fattiva volontà di tutto un popolo. E del resto basta la preziosa pala d’altare cinquecentesca di Francesco Curia della SS. Trinità, cui è dedicata la chiesa, a testimoniare la rilevanza anche artistica del plesso conventuale. Paradossalmente, l’intento palesato dal sindaco, ancorché generoso, rischia di favorire proprio il processo di secolarizzazione delle strutture, che si intende scongiurare, con l’allontanamento dei religiosi dalla loro casa. Infatti, un convento vive se vi risiedono i religiosi a svolgervi la loro missione, corroborati dalle varie realtà laicali che collaborano all’edificazione del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Destinazioni di altro genere, oltre a porre problemi di bilancio pubblico, appaiono distorsioni non compatibili neppure la naturale destinazione del convento a casa di preghiera impressa nell’atto di acquisto. Senza tacere la circostanza che il convento di Giffoni è reso economicamente autonomo anche dal concorso dei fedeli ai fini della gestione. Ora sta alla Curia provinciale dei Cappuccini dimostrare che esistono ragioni che travalicano le contingenze del momento sull’esempio del fondatore, il quale, in punto di morte, nudo sulla nuda terra, invitò i suoi frati a fare la loro parte dopo aver indicato, con l’esempio della sua intera esistenza, quale fosse la via.