Gerry Picariello, la lettera alla famiglia: Colpa mia - Le Cronache Attualità
Cronaca Attualità

Gerry Picariello, la lettera alla famiglia: Colpa mia

Gerry Picariello, la lettera alla famiglia: Colpa mia

di Erika Noschese

Un ultimo atto d’amore di una mamma nei confronti della figlia. Un amore che va oltre la vita e incontra la morte. Una morte terribile ma consapevole che sembra quasi voler fare i conti con la coscienza e con una memoria che ha – e qui non c’è alcuna responsabilità – rimosso alcuni momenti drammatici di un mese di agosto terribile. Emergono nuovi elementi circa la morte di Gerarda Picciariello, la 61enne di Bellizzi che nei giorni scorsi si è tolta la vita lanciandosi sotto un treno in corsa alla stazione di Pontecagnano Faiano. La donna, Jenny per gli amici, ha lasciato una lettera d’addio ai familiari, assumendosi la responsabilità per la morte della nipotina Chiara, già con un’infanzia poco serena perché costretta ad un lungo periodo di degenza essendo nata prematura. Per il suo decesso oggi è in carcere la mamma, Denise Schiavo, condannata a dieci anni ma tutto potrebbe ora ribaltarsi. «Se state leggendo questo foglio è perché non posso continuare a vivere, sapendo quello che ho scoperto oggi! Dopo l’arresto di mia figlia, ho chiesto all’avvocato al documentazione del processo per rileggerla e vedere se c’erano i presupposti per una revisione del processo, perché sapendo come Denise e il compagno tenevano al piccola, non ho mai creduto alla colpevolezza di mia figlia, quindi leggi e rileggi, la notte non riuscivo più a dormire, un incubo mi svegliava puntualmente, mi vedevo con al piccola Chiara in braccio mentre volevo adagiarla nella sua carrozzina, poi mi svegliavo di soprassalto e non riuscivo a capire li perché di questo sogno ricorrente». La donna avrebbe rivissuto quei momenti terribili dopo aver letto la consulenza tecnica del dottor Fineschi e collega: «leggendo li modo in cui la piccola aveva potuto procurarsi le fratture ho letto”: o per schiacciamento, o l’urto su qualcosa di duro”. Oh mio Dio, un velo mi si è alzato dalla mente, mi rivedo con al bambina in braccio mentre cerco di adagiarla nella sua carrozzina alloggiata nella Fiat Stilo a 3 porte – ha scritto Gerarda nella lettera – Eravamo alla fine di agosto 2014, mi sopraggiunge un giramento di testa e il capo della bimba sbatte vicino alla portiera. Mi riprendo dal malore e controllo lo stato della piccola, decido di non dire niente a Denise perché dato li trascorso della piccola, nata prematura e restata per più di 20 giorni al Tin di Nocera per distress respiratorio e dotto di Botallo aperto, visite programmate e preoccupazioni varie, non voglio aggiungere altre preoccupazioni». La donna racconta dunque quei giorni post trauma, preoccupandosi di verificare lo stato di salute della bambina. Dunque, le prime ecchimosi nel mese di settembre 2014 e la corsa dal pediatra prima e il ricovero al Ruggi poi ma i medici non riescono a fare il prelievo e la nonna decide di andare a Nocera Inferiore perché è lì che la piccola è stata salvata, per ben due volte. «Arrivammo a tarda sera e trovammo proprio il medico che l’aveva curata, che subito fece fare un prelievo, risultato difficile anche in questo caso, tanto che dovettero prelevare il sangue dalla giugulare. Era solo un problema di ferro basso, quindi cominciammo la cura. Non contenta e ancora preoccupata, prenotai una visita privata con li dottor Caliendo, era li 14/09/2014, quest’ultimo fece una visita accurata di circa un’ora trovando tutto nella norma, controllando anche i riflessi del collo, prendendo al bambina con le mani e lasciandola cadere all’indietro sul lettino per più di una volta, vedendomi preoccupata m’apostrofò: “Stia tranquilla, si vede che è la sua prima nipotina!”. Passarono i giorni ed io tranquillizzata dalle visite effettuate,l a bambina cresceva, io accantonai il ricordo, tanto da non ritrovarlo neanche quando la piccola stette male li primo ottobre». In quei mesi, in quegli anni, la donna non ha mai ricordato quei momenti drammatici. Forse a livello inconscio ricordava, dice ancora nella lettera la donna che rivive i momenti in auto con la figlia e il racconto di un unico episodio in cui Denise aveva adagiata un po’ bruscamente sul fasciatoio Chiara, per calmare il pianto. «Episodio che sottoposto al giudizio dei medici della procura, dichiararono non compatibile con li tipo di fratture, perché un urto su un piano morbido, non poteva provocare quel tipo di fratture. «Eravamo intercettate e questa confessione le è costata l’accusa di omicidio preterintenzionale e oggi è da quattro mesi che soffre le pene dell’inferno dietro alle sbarre, allontanata dai suoi affetti più cari. In quell’occasione proposi di prendermi io le colpe, ma lo giuro, avevo rimosso quell’episodio altrimenti non avrei esitato a parlarne con il P.M. Solo oggi dopo aver letto al relazione dei tecnici, mi è tornato tutto alla mente. Perdonatemi, ma non posso fare altrimenti, come potrei guardare Denise dopo tutto quello che è successo, il piccolo Gerardo che sta soffrendo tanto senza alsua mamma, Francesco che si sta dividendo in quattro per portare avanti da solo l’attività e il piccolo, mio marito che soffre per la mancanza di sua figlia, Sharon che dopo l’inizio dell’iter giudiziario ha preso un brutto esaurimento nervoso. Ditemi, cosa potrei fare se non togliermi al vita, ma prima vi ho scritto la mia confessione perché io e solo io ho tutte le colpe di quello che è successo alla piccola Chiara e di tutto il dolore di questi dieci anni di calvario. Mi chiedo perché al mente tira questi bruti scherzi, bastava che io ricordassi l’episodio e tutto si sarebbe svolto diversamente. Ci sarei io dietro le sbarre in questo momento e lo meriterei non una ma cento volte». E poi l’addio ai familiari: «Perdonatemi, se potete, vi ho amato tutti, ma non ce al faccio più a vivere conoscendo la verità. Se solo avessi ricordato l’accaduto, avrei confessato e pagato la mia colpa, avrei evitato tanto dolore alla mia famiglia». E un appello ai giudici: «vi chiedo di ridare la dignità e la libertà a mia figlia perchè è super innocente, è una mamma amorevole e mai e poi mai avrebbe fatto del male a sua figlia, ne è testimone li piccolo Gerardo che è cresciuto con le cure amorevoli della sua mamma, e non è giusto che per una nonna colpevole paghi lo scotto la sua mamma innocente. A tutti voi chiedo di perdonarmi, io purtroppo non posso perdonarmi per tutto li male che vi ho causato e non ho li coraggio di guardarvi negli occhi. ADDIO». Ora, spetterà all’avvocato della Schiavo, Michele Sarno, provare a far riaprire il processo e provare a stabilire la verità per una morte che oggi non ha risposte. Lettera inviata anche al Capo dello Stato.