di Erika Noschese “
A parte l’evento Luci d’Artista non mi sovviene altro tranne qualche bella programmazione al teatro Verdi, ma oggi è necessario imporre un qualcosa che possa essere allineato ad un target: quello che si è perso è proprio questo e trasforma Salerno in una città di mero passaggio”. Parla così Geppino Afeltra, noto manager salernitano che, negli anni, ha ricoperto importanti incarichi pubblici tra Amalfi e la Regione Campania, da vice presidente del Comitato Regata Storica delle Repubbliche Marinare e consigliere dell’Agenzia Territoriale per il turismo e beni culturali della Regione Campania. Afeltra punta l’attenzione sui problemi che attanagliano la città di Salerno, pur riconoscendo la sua grande bellezza. Non un attacco il suo ma un invito a lavorare per una città che potrebbe ricoprire un ruolo centrale e non solo di “porta” tra la costiera Amalfitana e quella Cilentana. Come è cambiata la cultura in questi anni? Fino a qualche giorno fa, al Comune di Salerno non vi era neppure un rappresentante istituzionale… “La mia storia nasce a Salerno, vivo a Roma da tanti anni ma Salerno è la mia seconda casa, una città alla quale sono legata. Lì ho lasciato un evento che si teneva presso Forte La Carnale, Mare Latino e nel ’96 portai Andrea Bocelli, Miriam Chebba, Noa e venne ad ascoltarla Riccardo Cocciante per assegnare l’interpretazione del Nostre Dame De Paris. Fu un momento di grande qualificazione ma purtroppo poi ho lasciato Salerno e non ho seguito, se non alla finestra. Sono d’accordo con Zinicola, a parte l’evento Luci d’Artista non mi sovviene altro tranne qualche bella programmazione al teatro Verdi. Salerno oggi ha una visuale internazionale, ci si dimentica che negli anni ’60 era chiamata la Milano del sud, ha questa finestra tra due grandi costiere, Amalfitana e Cilentana, ingresso principale. C’è stato sempre il premio Charlot su cui Claudio Tortora si è sempre impegnato, ricordo il New Model Today ma per il resto nulla, non ne ho memoria. Come non mai, oggi è necessario imporre un qualcosa che possa essere allineato ad un target: quello che si è perso è proprio un target di riferimento, a Salerno manca e la trasforma in una città di mero passaggio; molti preferiscono raggiungere il capoluogo di provincia perché più economico, per poi muoversi in Costiera Amalfitana, Paestum, Pompei, Cilento. In questo senso è una sorta di dormitorio e ovviamente ci si aspetta molto da questo tipo di sviluppo che dovrebbe essere allineato e centrale. Manca la voglia e la determinazione per poter creare un evento che possa personalizzare la città”. Fino a qualche giorno fa non c’era un rappresentante istituzionale. Cosa suggerisce ad Ermanno Guerra per risollevare un settore fortemente in crisi a causa della pandemia? “La figura strategica, dandogli il supporto necessario, deve essere conosciuta, personaggio nazionale, di rilievo che possa svolgere uno studio di direzione artistica per poter lanciare un’iniziativa che identifichi Salerno. Abbiamo una storia antica che parte dal Castello Arechi, ci sono molte possibilità di creare l’avvenimento ma servono strumenti e soprattutto persone con una visione. Ho sempre apprezzato l’idea dell’ex sindaco di individuare grandi progettisti per grandi opere ma oltre a realizzare le opere ci vuole il marketing, voce completamente oscurata ma servono figure strategiche per determinare il valore economico che si spalma su tutta l’attività commerciale e di mercato del territorio. Sono stato coinvolto nell’ente della regata delle Repubbliche Marinare ad Amalfi, l’intento è stato quello di caratterizzare ogni appuntamento con qualcosa che avesse una strategia di marketing e la sto attivando sia per il piano di comunicazione sia per creare l’elemento di attenzione che possa attirare il turista. Sono elementi importanti, l’evento fine a sé stesso deve creare un amplificatore per far sì che la persona vada per conoscere e approfondire una realtà, come quella di Salerno che oggi gode di un panorama e di un golfo estremamente invidiabile. A Salerno manca l’animazione e quella punta di educazione turistica a far sì che ci sia un’offerta più spalmata sul concetto di territorio che ha sicuramente la vocazione ma non la si mette a frutto. Probabilmente, un piano di sviluppo turistico è assolutamente necessario altrimenti si fa confusione e non si riesce a capire il target di riferimento”. Crede che oggi si possa realmente parlare di Salerno città turistica ed europea? “Ho una grande considerazione della comunicazione che è riuscito a stabilire De Luca, a livello nazionale e internazionale e che, in qualche modo, è riuscito a riportare nella sua città, non tanto sulla Campania per la sua storia, abbastanza raccontata. È riuscito a dare un effetto di comunicazione, questo è positivo ma è importante che chi arrivi a Salerno trovi realmente ciò che si racconta, la politica fa bene a dare una linea guida ma devono esserci esperti che possano pianificare questa capacità. Le Luci d’Artista sono un agglomerato di luci che non hanno una personalità, furono prese da Torino che già le svolgeva, non sono state inventate qui ma a Salerno si è sviluppata; nonostante ciò non è stato creato un percorso di interesse internazionale che si sarebbe dovuto fare, mi sembra una cosa di interesse provinciale. Di fatti, le strutture alberghiere non sono cresciute, qui manca un 5 Stelle e ciò vuol dire che lì non si capisce quale sia il target, alcune catene di grosse hotel a Salerno non hanno mai messo piede e questo la dice lunga”. La sensazione è che l’amministrazione Napoli la cultura non dia il giusto peso alla cultura, nonostante l’assessorato guidato, prima da Tonia Willburger e la delega concessa oggi ad Ermanno Guerra… “La Willburger è persona qualificata ma all’epoca lamentava la mancanza di un dirigente di settore e la mancanza di fondi; non aveva la possibilità pratica e operativa benché avesse gusto, interesse ed idee valide. Avere una delega, poterla ottemperare senza possibilità non ha senso, si ha un’attenzione centralizzata. Una volta c’era Franco Dragone che prese in mano il festival di Napoli e fu fatto fuori, non ho mai capito il perché, è il fondatore del Cirque Du Soleil, un visionario interessante sotto un profilo internazionale ma evidentemente non ha avuto gli strumenti. Ho la sensazione che molte operazioni siano fine a sé stesse, senza una programmazione organica”. Cosa manca alla città di Salerno per poter essere riferimento culturale? “Il Festival di Giffoni, a mio avviso, non dovrebbe svolgersi in una sola settimana, soprattutto per i fondi che ha ma deve svilupparsi per un intero mese, coinvolgendo il capoluogo e la provincia perché oramai il brand Giffoni Film Festival è molto forte. Questo vale anche per le risorse da applicare che dovrebbero avere una programmazione, preparata almeno un anno prima, come avviene per il Festival di Ravello, e deve essere tutto pianificato. Il target bisogna definirlo sulla base di qualcosa che ha a che fare con il mercato e senza questa analisi non si riesce a mettere in piedi un evento appropriato. Sono sicuro che in questo momento Salerno brilli già di per sé per la propria posizione ma dovrebbe utilizzare questo per dar vita ad una serie di iniziative spalmate su un periodo di dieci mesi e organizzate in anticipo, con una condivisione e una pianificazione strategica, senza diventare una comunicazione efficace a livello internazionale. Dovrebbero essere impegnate cifre importanti sul marketing”.