Pagani. “Assolto perché il fatto non sussiste”. Si chiude con questa motivazione dei giudici della Corte d’Appello di Napoli, seconda sezione, dove il processo era finito su decisione della Cassazione che aveva accolto il ricorso delle difese (avvocati Alessandro Diddi e Giovanni Annunziata), la vicenda penale per l’ex sindaco di Pagani Alberico Gambino ora commissario provinciale di Fratelli d’Italia. Il processo era Linea d’Ombra quando e fu condannato a due anni e 8 mesi in Appello con due mesi in più in primo grado rispetto alla pesante richiesta dell’allora pm della Dda Montemurro. Quella sanzione penale comminata dai giudici di primo e secondo grado era limitatamente all’assunzione di Fisichella (non era imputato). Per gli altri (15 in tutto) i giudici avevano deciso per l’assoluzione, per non aver commesso il fatto o perché il fatto non sussiste, L’inchiesta sulle presunte commistioni tra politica e camorra, a Pagani, era nata nell’aprile del 2011, con le denunce di Amerigo Panico. A maggio dello stesso anno la trasmissione degli atti dell’inchiesta all’Antimafia, da parte del Pm Serrelli con possibili ipotesi di reato di competenza della Dda. La svolta nell’inchiesta, poi, con le intercettazioni telefoniche e le indagini chiuse dalla procura Antimafia con le ordinanze di custodia cautelare, infine, nel luglio 2011. Nel 2017 la Cassazione aveva annullato senza rinvio la condanna per Giuseppe Santilli e rinviato a un altro processo quella di Alberico Gambino. E se l’Antimafia aveva chiesto un nuovo processo con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso, la difesa e la procura generale avevano invece puntato sull’annullamento della condanna. Il processo che partì nel 2011 concentrava le sue accuse sull’esistenza di un presunto «sistema Pagani», con a capo l’attuale consigliere regionale ed ex sindaco, Alberico Gambino. Per il sostituto procuratore Vincenzo Montemurro, Gambino – accusato insieme ad altri di scambio elettorale politico-mafioso – avrebbe gestito la cosa pubblica con l’aiuto e il supporto del clan Fezza – Petrosino D’Auria (che avrebbe tratto a sua volta beneficio tra gestione parcheggi e comparto rifiuti), per poi imporsi sulle principali attività economiche ed imprenditoriali della zona. Una sorta di cartello criminale che avrebbe preteso assunzioni, pagamenti, sponsorizzazioni e favori, con tanto di metodo mafioso. Una decina le persone coinvolte, ma nei primi due gradi di giudizio le accuse, comprese quelle di camorra, erano cadute. Ieri in Appello sono cadute anche quelle per Gambino perché il “fatto non sussiste”. Soddisfazione et stata espressa dal difensore Giovanni Annunziata: “Con questa sentenza è stata resa giustizia a un uomo perbene, e non lo dico perché lo assisto, come Alberico Gambino”. Oggi alle 16:00 la conferenza stampa presso lo studio dell’avv. Giovanni Annunziata, via Gian Vincenzo Quaranta n. 8, Salerno.
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