Erika Noschese
Non accennano a placarsi le polemiche che, ormai da tempo, ruotano intorno alla chiesa del Galiziano per la realizzazione del complesso edilizio destinato alla parrocchia in questione, per svolgere poi attività legate ai giovani frequentanti la chiesa. Ad attaccare il sacerdote Gaetano Landi, parroco della parrocchia di San Felice e Santa Maria Madre della Chiesa è Gianpaolo Lambiase, consigliere comunale di Salerno di tutti. Secondo Lambiase, don Gaetano lo scorso 22 marzo avrebbe presentato al Comune la richiesta di rilascio di Permesso di Costruire, in deroga agli strumenti urbanistici, per la realizzazione di un complesso edilizio destinato a chiesa, casa parrocchiale e locali polifunzionali nei terreni ubicati in via Roberto Virtuoso di proprietà della Parrocchia, in adiacenza al Parco Pubblico denominato “Parco del Galiziano”. Su sollecitazione del parroco e dell’arcivescovo, che avvisavano della sicura perdita di un finanziamento di circa 3 milioni d’euro promessi dalla Cei, già nel 2017 il Consiglio Comunale approvò un progetto per la realizzazione di Chiesa, locali e vani accessori che si estendevano oltre i confini di proprietà. Dopo qualche mese, secondo il consigliere di Salerno di Tutti, lo stesso parroco informò l’amministrazione comunale di aver dato incarico a nuovi tecnici per riprogettare il complesso parrocchiale, in modo da renderlo “meno impattante”. «Evidentemente, non era del tutto veritiera la perdita del finanziamento, che motivava l’urgenza della prima richiesta! Il consiglio comunale di conseguenza revocòla la delibera approvata, bocciando il primo progetto», ha dichiarato Lambiase, spiegando che nella seduta del consiglio comunale dello scorso 17 aprile, tra gli argomenti all’ordine del giorno, c’era anche l’approvazione del nuovo progetto che consiste in un complesso parrocchiale che, sebbene rientri nei confini di proprietà, concentra in spazi più limitati un’enorme quantità di volumi da edificare. Su proposta del sindaco l’argomento è stato rinviato per la necessità di tenere sul luogo un’assemblea pubblica (il 20 aprile promossa dalla “civica Amministrazione” e dal parroco ndr) per illustrare ai cittadini della zona, fino ad oggi mai consultati, il progetto della nuova chiesa. Secondo il consigliere, prima di concedere ogni autorizzazione da parte del Comune, dovrebbe essere necessario analizzare il nuovo “programma costruttivo”: il nuovo progetto produrrebbe, se realizzato in tali dimensioni, un impedimento sostanziale alla fruizione del Parco del Galiziano, anche per il fatto che alcuni locali verranno costruiti a confine di proprietà, con affaccio diretto sull’area pubblica attrezzata a giardino; oltre la Chiesa, composta dalla grande sala per le funzioni religiose, la cappella feriale, la sacrestia, un ufficio ed un bagno, il complesso parrocchiale è così articolato: la casa del parroco di 140 mq dotata di due camere da letto matrimoniali, una camera singola, due soggiorni, una cucina, uno studio e tre bagni; un “deposito” ed un “archivio” al di sotto della casa canonica di circa 80 mq; il “deposito-arredi-liturgici” raggiungibile e facilmente accessibile dalle automobili attraverso una rampa interna al lotto, che potrebbe essere un ottimo garage per sette posti-auto; otto ampie aule con servizi igienici annessi, la “sala-parrocchiale”, una sorta di cinema-teatro. Inoltre, l’area attrezzata del Parco del Galiziano, in adiacenza a sud del nuovo complesso parrocchiale, vedrà di fronte, causa i dislivelli del terreno, una serie di volumi che raggiungeranno alla sommità l’altezza di circa20 metri. «E’ chiaro che, a parte la Chiesa (la grande sala per le funzioni religiose, la cappella feriale e la sacrestia), per tutti gli altri “volumi” da realizzare è difficile riconoscerne “l’interesse pubblico” da parte del Comune. Riconoscimento necessario per la “deroga agli strumenti urbanistici” e quindi per l’approvazione del progetto! Si dia da fare il parroco per proporre un progetto ridotto, che non comprometta la fruibilità del Parco, che risponda meglio alle esigenze dei fedeli della zona, che non aggiunga al complesso edilizio volumi con destinazioni d’uso non compatibili con le funzioni religiose, locali ad uso “privato” che non possono essere considerati “attrezzature di interesse collettivo”, come previsto dal Piano Urbanistico Comunale», ha spiegato Lambiase.