Lontano dalla competizione elettorale che sta infiammando, e non poco, la cittadina metelliana, inondata di manifesti, volantini, gazebo, visite di leader, l’ex primo cittadino, Marco Galdi, sconfitto proprio dall’uscente Servalli, cinque anni addietro, interviene in questa battaglia, di fioretto, da osservatore. “Sono fuori dalla mischia, ed ho chiarito in più di una circostanza, di non aver né favorito, né sponsorizzato alcuno, contando amici in quasi tutti gli schieramenti: non è la prima volta che le elezioni amministrative mi vedono spettatore, anche dopo la prima esperienza, quale consigliere comunale, all’età di venti anni, mi lasciai alle spalle quel percorso, vuoi per lavoro, vuoi per vivere fasi diverse, anche al di là dei confini nazionali, il tutto per intendere che la politica non è un impegno per l’intero arco della vita, almeno per me”. Il “fuori dalla mischia” le consente di valutare anche i numeri di questa gara, che nell’ultima tornata, quella del 2015, contò a livello amministrativo, ben dieci candidati a sindaco. “Non è certo un segnale di limitazione delle ambizioni, ma ho la sensazione, esaminato il numero delle liste, che alcune candidature siano velleitarie, che non siano nate da un percorso condiviso da gruppi strutturati, ma che abbiano il solo scopo di accedere ad uno scranno in Consiglio comunale: è lo sconcio della legge elettorale, che determina questa deviazione quantitativa, e contrasta con cittadini consapevoli che il proprio voto possa essere garanzia di stabilità e non di approssimazione”. Lei che ha una discreta conoscenza dei risvolti che si presentano in queste circostanza, cosa pensa del voto disgiunto? “E’ una possibilità concreta che troverà riscontro, mai come altre volte, in questa circostanza, vuoi per la presenza di esponenti che fino alla mia gestione, ed oltre, appartenevano ad uno schieramento, ed oggi sono da latra parte, vuoi perché c’è il parente o amico in una lista di cui non si condivide l’aspirante alla poltrona di primo cittadino”. Argomento dolente, almeno per Servalli, la presentazione della lista che lo sostiene, alla quale alcuni hanno apposto il nome provocatorio di “Cavallo di Troia”, la definisce una trappola oppure semplice e puro arrivismo? “Mi corre l’obbligo, nel ricordare la storia, che una volta entrati ed espugnata la città di Troia, alla lunga, i greci, con Ulisse che capeggiava l’invasione, finirono con l’abbandonare la terra, Ulisse, costretto a peregrinare, e gli altri puniti dagli dei, questo per sottolineare che non sempre chi si adopera con furbizia, soprattutto coloro che sono politicamente strutturati elettoralmente, sarà certamente eletto, ma potrebbe, ed uso non a caso il condizionale, destabilizzare il percorso amministrativo”. Lei è schierato, questo è possibile affermarlo, per il “no” al referendum “ E’ una battaglia impari, in quanto molti si lasciano impressionare dal discorso che riguarda il risparmio economico dipendente dalla riduzione del numero dei parlamentari, ma ben pochi hanno appurato che l’eliminazione dei vitalizi non ha sortito l’effetto sperato, il tentativo del referendum di Renzi è fallito perché non aboliva il Senato, ma lo manteneva in vita, mentre sarebbe stato semplice e costruttivo, inserendo in Costituzione, tramite consultazione referendaria, sia il secondo ramo del Parlamento ( il bicameralismo è una prerogativa solo italiana, nel mondo…), che le pensioni d’oro, e non ci sarebbe stato il quorum, ma una stratosferica partecipazione”. Cosa non La convince del “si”? “Esisterà, per effetto della legge elettorale del 2017, il rapporto tra i leader di partito ed il candidato, eliminando del tutto quello con l’elettore, determinando il taglio definitivo dei diritti delle minoranze, lasciando aperti i margini della extra parlamentarietà, in quanto, come è successo in passato, chi non ha avuto voce in capitolo, ha battuto altre strade, non lecite e pericolose”. Nel periodo in cui è stato sindaco di Cava, ha avuto rapporti con il borgomastro di Schwerte, l’omologo del numero uno nel Comune in Italia, il Comune gemellato con la cittadina metelliana “Ricordo che esercitava questa carica da oltre dieci anni, non essendo, come da noi, collegato ai consiglieri, ma espressione diretta del voto popolare, e nel suo lungo mandato era già cambiato tre volte il nostro sindaco, e quindi lo avvisai, conoscendo bene il tedesco, avendo trascorso diversi anni in quella nazione, che non potevo assicurare che mi avrebbe trovato, in quella posizione, al ricambio della visita”.
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