Il no di Gaetano Manfredi alla candidatura per Napoli e il suo appello per un deciso intervento sul governo perché apra i cordoni della borsa per il rilancio dei comuni in default contabile rilancia una forte sinergia di intenti tra Pd ed M5s che, tramite il Nazareno e Giuseppe Conte, sostengono con forza le istanze dell’ex ministro e riaprono con decisione il capitolo alleanze. Obiettivo, neanche tanto nascosto, è quello di un ripensamento di Manfredi. Nella convinzione che ciò si possa ottenere garantendo il rilancio delle città italiane con fondi ad hoc, un rilancio che potrebbe, appunto, gettare le basi per la rinascita del capoluogo campano. Nell’orizzonte ancora indefinito delle amministrative di autunno, prende dunque forma l’alleanza tra Pd e Movimento 5 stelle . Nonostante la lettera di rinuncia dell’ex ministro e rettore della Federico II:”in queste condizioni”, ha scritto riferendosi alla “situazione economica e organizzativa drammatica” del municipio napoletano, non posso accettare. Ma Giuseppe Conte benedice una sua eventuale corsa a sindaco: “E’ una eccellente espressione della società civile”, dice l’ex premier e leader in pectore dei 5s che lo ha avuto nella squadra di governo l’anno scorso. Ad accodarsi è Francesco Boccia del Pd che vede nelle parole di Manfredi “un appello accorato e un vero atto d’amore verso la città di Napoli che va al di là delle appartenenze politiche”. In realtà il ‘no’ dell’ex ministro è complesso e motivato e va dal mancato sostegno dell’intera coalizione, all’incertezza sul provvedimento salva bilanci che servirebbe in prospettiva a gestire i fondi europei. A condividere le perplessità di Manfredi è un altro napoletano doc , il presidente della Camera Roberto Fico che osserva: “Il tema del dissesto finanziario del Comune deve riguardare tutti i partiti politici, nessuno escluso. Da destra a sinistra al Movimento 5 stelle”. Tuttavia proprio dai pentastellati arriva la rassicurazione più forte ed è Conte a farla: “Il Movimento 5 stelle sarà n prima fila per portare avanti questo patto per Napoli e per realizzare questo intervento legislativo di riequilibrio”. L’obiettivo è quindi ora far cambiare idea al professore. Il giorno dopo il cosiddetto patto di Posillipo, i giallorossi scommettono e sperano nel primo ‘matrimonio’ elettorale celebrato a livello locale. L’unico per ora, visto che nelle grandi città le alleanze latitano. In ogni caso, a parte Manfredi, resta in piedi l’ipotesi del sottosegretario Vincenzo Amendola, anche lui napoletano. Del resto non v’è certezza nemmeno nel centrodestra. Specie sui due municipi più ambiti di Roma e Milano. Nessun candidato certo è sul tavolo della coalizione e la speranza che i ‘no’ finora detti da Guido Bertolaso alla corsa al Campidoglio si trasformino in ‘si”, tiene viva la partita. Ma un accordo è lontano. Decisivo sarà il vertice con i leader di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia: potrebbero vedersi nei prossimi giorni, più probabile la prossima settimana. A chiederlo “da tempo” è Giorgia Meloni, forte anche del boom di consensi che i sondaggi riconoscono al suo partito: per Swg, è a due punti dalla Lega (19,5% contro il 21% del Carroccio in calo) e sul podio come secondo partito italiano, prima del Pd. Numeri che pesano sui rapporti di forza tra i due alleati. Salvini tuttavia glissa, in nome dell’importanza della sfida
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