E’ il dipartimento di ingegneria dell’università del Sannio con un rapporto tecnico a firma del professor ingegner Francesco Pepe, a dare forza al parere positivo espresso in conferenza dei servizi a rilascio dell’Aia nel 2012 per le Fonderie Pisano. Nella relazione di nove pagine l’ingegnere scrive che “nella scheda è indicato che l’impianto non è soggetto né a Via, né a verifica di assoggettabilità alla Via, né alla valutazione di incidenze”. Nel mentre chiede lumi riguardo ad eventuali motivi ostativi al rilascio dell’autorizzazione da parte del comando dei vigili del fuoco e da parte dell’Anas. Due enti che erano assenti, tra l’altro, alla conferenza dei servizi del 27 giugno 2012 che ha espresso parere favorevole al rilascio dell’Aia ritenuta oggi illecita e illegittima da parte della Procura della Repubblica e che ha portato al sequestro dell’impianto e che inoltre è oggetto di provvedimento di riesame da parte della Regione Campania e di ricorso al Tar da parte dei Pisano. Al vaglio della Procura della Repubblica c’è proprio quel resoconto del verbale della conferenza dei servizi del 2012 che vide tra gli altri il parere favorevole espresso dall’ingegnere Pietro Cavallo per conto del Comune di Salerno ed ora oggetto di attenzione da parte dei pm Guarriello, Polito e Rinaldi come si legge nel decreto di sequestro preventivo delle Fonderie Pisano del 24 giugno. «Il comune di Salerno, dichiara Cavallo, ha espresso solo una conformità di tipo urbanistico data dalla documentazione acquisita e presentata anche dagli stessi Pisano. Per quanto riguarda gli scarichi , prosegue Cavallo, all’interno del fiume Irno, in quell’occasione il Comune avanzò delle prescrizioni. Se c’è stata qualche omissione non dipende da noi». Decreto che vede tra gli indagati Antonio Setaro, dirigente regionale in pensione, presidente all’epoca di quella conferenza dei servizi che rilasciò la prima autorizzazione integrata ambientale alla ditta. In quella seduta risultavano assenti l’amministrazione provinciale di Salerno, i vigili del fuoco, l’Asl, l’Arpac, l’ente ambito Sele, la soprintendenza e l’Anas. Da allora, nonostante prescrizioni, l’azienda non ha mai ottenuto il certificato antincendio da parte dei vigili del fuoco, mentre non sarebbero state mai superate le criticità dell’Anas che in una nota scrive: “Non è stato possibile riscontrare se l’impianto produttivo ed i relativi manufatti per i quali è stato richiesto il parere in materia di tutela ambientale risultano realizzati fuori dalla fascia di rispetto stradale e, quindi nel rispetto della normativa in materia”. Sotto il profilo giudiziario, l’inchiesta si estende ed ora ha toccato anche l’Arpac di Salerno (otto gli indagati) ma ben presto potrebbe coinvolgere anche altri enti. Il tutto mentre entro oggi il Gip dovrà convalidare o meno il sequestro dell’impianto di Fratte mentre mercoledì il Tar dovrà esprimersi sul ricorso presentato dalla famiglia Pisano sulla richiesta di Via avanzata dalla Regione Campania.
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