di Andrea Pellegrino
Nel plico che invia all’attenzione di Vincenzo De Luca e del Ministro Dario Franceschini, Secondo Amalfitano, “estromesso” segretario generale della Fondazione Ravello, inserisce anche il verbale numero 1 del 25 marzo 2005. Allora alla presidenza c’era Domenico De Masi, lo stesso che è oggi alla guida dell’Ente. In quell’occasione l’allora ed attuale presidente fu costretto ad assentarsi su un punto della discussione. Ossia quando alla “sua” S3 Studium (creatura del sociologo) fu affidato un appalto di 70mila euro e di 22mila euro per il supporto (marketing e pr) per il Ravello Festival 2005. Ma ancora all’attenzione dei vertici regionali e nazionali ci sono tutte le recenti comunicazioni tra Amalfitano e De Masi. Comprese l’email trasmesse dalla Banca Popolare dell’Emilia Romagna, con le richieste di chiarimento in merito ad alcuni pagamenti. Dopo la prima nota, Secondo Amalfitano – assistito dall’avvocato Adriano Bellacosa – è tornato alla carica, con una integrazione a supporto della richiesta di “vigilanza” e quindi di commissariamento della Fondazione Ravello. Una istanza che si basa su una serie di documenti protocollati nello stesso giorno in cui Amalfitano ha firmato la sua prima e lunga lettera. Si tratterebbe di «atti sensibili e delicati (protocollati dalla dipendente Raffaella Correale, ndr), tra cui il verbale del consiglio generale di indirizzo della Fondazione Ravello del 19 settembre 2015». Ed Amalfitano insiste sull’incompatibilità ed inconferibilità degli incarichi ad alcuni consiglieri: «Le dichiarazioni di Mansi, Servillo e del presidente De Masi, risultano incomplete e, pertanto, prive di ogni valenza». Ed, in particolare, per il consigliere Paola Mansi ci sarebbe un regolare contratto con compenso, tutt’ora in corso, come consulente tecnico della Fondazione. Ma cosa ancora più grave sarebbe la nomina di un ulteriore consigliere d’amministrazione della Fondazione: «Fatta in omissione di determinazioni specifiche ed in contrastato con la precedente e vigente determinazione del Consiglio d’Indirizzo del 12 gennaio 2011. Tale violazione – spiega Amalfitano – rende totalmente nulla, per illegittimità plurime, non solo la delibera di nomina del professore Rusciano a consigliere d’amministrazione ma anche tutti gli atti successivi adottati e assunti dal Cda con la presenza di Rusciano che a quanto pare sembrerebbe aver avuto un ruolo determinante nella composizione del processo deliberativo su alcuni punti». Amalfitano, dunque, rincara e chiede «di provvedere ad horas all’adozione di tutti i provvedimenti di competenza, al fine di non permettere l’aggravamento della situazione», nonché «l’annullamento di tutte le deliberazioni adottate contro le norme».