L’artigianato resta uno dei punti cardini del rilancio sociale ed economico del paese, le piccole imprese sono quelle che reggono gran parte del peso delle attività che fanno girare l’Italia e determinano lo sviluppo dei consumi. La ripresa c’è, su di essa pesano comunque le conseguenze della pandemia, ma il segnale è evidente. «Gli analisti parlando una crescita pari a quella degli anni settanta – afferma Gianfranco Ferrigno, presidente della sede di Salerno della Claai, l’Associazione dell’artigianato e della piccola e media impresa – è chiaro però che vanno rivisti gli stili di vita, le professioni. Urge un cambio di mentalità e di cultura da parte delle istituzioni e delle imprese perché siamo in un’epoca in cui si registrano delle modifiche anche negli stili di vita che non sono ancora del tutto definiti». Ripresa sì, ma anche realtà in difficoltà: «Le aziende sono comunque in gravi difficoltà, escono da un periodo non certamente facile. Vale per tutto il paese ma nel sud tutto è più amplificato».
Anche se i segnali sono di ripresa… «Non sono questi dieci giorni di grandi flussi di turismo a farci vedere un nuovo eldorado – ammette Ferrigno – la gente ha voglia di uscire dopo due anni di sacrifici e quindi sta approfittando del momento. Ma è tutto movimento interno, poco valore aggiunto».
A rendere più difficili le cose anche la speculazione. «La carenza delle materie prime accomuna un po’ tutti i settori, soprattutto quello della componentistica che è in sofferenza per speculazioni internazionali.
Secondo Ferrigno anche gli imprenditori salernitani potrebbero fare di più. «Salerno non esprime tutto quello che può esprimere, soprattutto manca una forte senso d’identità. Ne tiro fuori qualcuna: siamo una città dalle origini longobarde, abbiamo la Scuola Medica Salernitana, l’uva Sanginella, la tradizione della milza in cucina, solo per citarne alcune ma sono tante peculiarità che non finiscono per essere proiettate all’esterno nella maniera ideale. Invece potrebbero dare tanto al rilancio della nostra economia. Faccio un esempio: a Firenze non si va solo per le bellissime attrazioni artistiche ma anche perché c’è una tradizione orafa, soprattutto di gioielleria, e grandi marche che muovono soldi ed anche tanti. Dobbiamo fare lo stesso anche noi».
Anche in questo però le imprese non sono aiutante, secondo il presidente di Claai Salerno: «L’accesso al credito così com’è non ci aiuta affatto, è ancora su antichi sistemi, assurdi per chi va alla ricerca di innovazione. Dobbiamo parlare anche della tassazione che è gravosa ed insostenibile. Il nostro paese paga ancora un gap infrastrutturale, siamo fermi agli anni sessanta, non è possibile che in alcune zone della nostra bella Italia ci siamo problemi di connessione. La comunicazione oggi è troppo importante».
Eppure si parla d’incremento delle aziende… «I dati parlano di nuove aziende che nascono ma nutro molti dubbi su questo, credo che il dato non sia reale, sia solo ‘ragionieristico’. Sono tante le imprese che hanno chiuso e riaperto ma si evidenzia solo il numero delle nuove attivazioni».
Salerno potrebbe cambiare amministrazione… «Confido sempre nello spirito del dialogo e del dibattito costruttivo, con chiunque chiamato a governare la città capoluogo e gli altri centri coinvolti nella tornata per il rinnovo delle amministrazioni locali. Vedo da tempo troppa staticità sulle problematiche che riguardano lavoro e sviluppo, c’è bisogno di interventi forti e strategie a medio e lungo termine. E mi ripeterò: bisogna puntare sul dare risalto alla propria identità»