di Erika Noschese
«È un momento importante per parlare di persone e futuro». Così Federico Conte, presidente dell’associazione Cittadino Sudd a proposito della presentazione del libro di Piero Marrazzo “Storia senza eroi”. L’incontro si terrà domani, a Salerno, nel Gran Salone dei Genovesi della Camera di Commercio, dalle ore 18. Con l’autore, giornalista, ex presidente della Regione Lazio, saranno presenti, coordinati da Federico Conte, Anna Colombo, Isaia Sales e Lucia Annunziata.
«Presentiamo un libro interessante e profondo – dice Conte – scritto con lucidità, emozione e coraggio, per avviare, con ospiti illustri, una riflessione più ampia sulla società e anche sui nostri territori», ha dichiarato il presidente dell’associazione Cittadino Sudd.
Piero Marrazzo a Salerno per presentare il suo libro. Sarà un’occasione di confronto importante…
«È un evento culturale di livello nazionale: innanzitutto per il notevole pregio letterario del libro, poi per la personalità dell’autore, e infine per il valore degli ospiti che lo commenteranno».
Cittadino sudd è promotore di questa iniziativa. La politica resta al centro…
«La cultura è essa stessa politica, mezzo e fine insieme, e quando la politica in azione ne prescinde è decadente, indifferenze, qualunquista. E’ uno scudo della democrazia, ne riflette valori, idee, e aspirazioni. È da quando i politici hanno iniziato a parlare un linguaggio incolto, e sovente volgare, che hanno perso prestigio e rappresentanza, a vantaggio del populismo e dei poteri forti che lo governa ed esprime. Il linguaggio è la sede dell’anima, diceva Heidegger, la voce stessa dell’essere. Promuovere un evento letterario è un dunque un esercizio politico, necessario e utile».
Storia senza eroi racconta i giorni, le azioni e i ricordi di un uomo che ha vissuto una stagione fondamentale della politica italiana…
«È un libro bello e intenso, costruito su un set narrativo moderno e agile, ma allo stesso tempo intrigante, che parte dallo studio della psicanalista, a cui Piero si rivolse nei giorni immediatamente successivi allo scandalo di cui fu vittima, e si svolge attraverso una sequenza asimmetrica di analessi che accompagnano il lettore in un viaggio personale e intimista nei luoghi delle origini, della sua famiglia, del suo amore per il giornalismo, della sua passione politica: di sé stesso. È il racconto delle debolezze e delle fragilità dell’uomo che, dopo quindici anni di silenzio, ce ne restituisce anche il valore e la forza».
Mi ha colpito il titolo, Storia senza eroi. Cosa lo ha ispirato? Cosa vuole dire?
«Mi vengono due considerazioni, una politica e una giuridica. La prima, Piero Marrazzo è di formazione socialista, come lo sono io, e questo lo ha formato all’esercizio critico, alla speculazione, all’esercizio del dubbio, che sono stati il metodo della sua attività di giornalista, ma anche la lente con la quale ha guardato la società da politico prima e da scrittore ora. Per un socialista la società è il luogo del conflitto e del cambiamento e l’uomo ne è protagonista con la sua umanità, che è fatta di luci ma anche di lati oscuri. È ricerca della luce, anche quando non sembra arrivare. È cambiamento. La seconda, più breve, è figlia della mia esperienza di avvocato penalista, e riguarda un dato processuale: per i fatti di Via Gradoli (si, sempre la stessa di Moro) Piero Marrazzo è stato citato come persona offesa, non come imputato. Eppure al tempo, e nel tempo, egli è stato trattato dall’opinione pubblica, bigotta e ipocrita, non come vittima ma come carnefice. Una aberratio di cui il suo libro ha fatto finalmente giustizia. Storia senza eroi è una storia collettiva».
Oggi a Salerno e più in generale in Campania il cittadino sembra aver perso fiducia nella politica. Come recuperare questo sentiment negativo? Mancanza di fiducia nella politica equivale ad una alta astensione. In vista delle prossime elezioni regionali, momento particolarmente atteso per la Campania, come si può riportare al voto il cittadino?
«Lo iato tra il cittadino, soprattutto il cittadino meridionale, e le istituzioni può essere colmato soltanto da un ritorno al primato della politica intesa non come propaganda spiccia ma come esercizio faticoso e paziente di intermediazione tra gli antagonisti della società – lavoratori, commercianti, professionisti, imprenditori, stato – e i loro problemi, le loro aspettative, i loro desideri. In altre parole, il loro futuro. Un lavoro instancabile e paziente di interconnessione che formi la nuova legatura di una società devastata dalla globalizzazione e della finanziarizzazione dell’economia. La politica come esercizio di libertà per la libertà. A partire dal basso, dalle istanze della società di cui le rappresentanze parlamentari nominate dai partiti non sono più espressione. Ai cittadini disillusi che disertano le urne va indicata una prospettiva e il percorso per raggiungerla. Una visione nuova della società che tenga insieme umanità e progresso. Come hanno teorizzato i socialisti, con Claudio Martelli, al congresso di Rimini del 1982 (io c’ero, a dieci anni, con mio padre Carmelo), tenendo insieme meriti e bisogni».





