di Olga Chieffi
Continua questa sera nell’auditorium San Gregorio VII in Battipaglia, alle ore 20,30, la I stagione concertistica dell’A.Gi.Mus. Sarà una serata dedicata interamente all’arte del Piano Trio con protagonisti Francesca Taviani al violoncello, Alessandro Amendola, al pianoforte, Francesco Pio Ferrentino al clarinetto, Andrea Maddalena al flauto e Angela Maria Cardinali e Tommaso Troisi al violino, in un’alternanza dei ruoli nell’esecuzione delle diverse opere. La serata verrà inaugurata dall’ esecuzione del Trio in La minore composto da Johannes Brahms op.114, datato 1891, un omaggio al clarinettista Richard Muhefeld. Il Trio in la minore op. 114 rivela, oltre al temperamento schiettamente romantico dell’autore. La pagina si distingue per la sua libertà formale e, ancor più, per il suo peculiare “colore”, dovuto al timbro caldo e vellutato del clarinetto, impiegato con felice idiomaticità, e del cello, una “tinta” sostanzialmente autunnale e vespertina, ulteriormente evidenziata da un’invenzione melodica introversa e malinconica. Ciò è evidente sin dall’Allegro iniziale, armonicamente vivace e caratterizzato da una spigliata ritmicità, qua e là stemperata in alcuni passaggi cantabili del clarinetto. L’Adagio è intriso di intimismo tipicamente brahmsiano e di soffusa malinconia, ubbidiente ad una linea melodica di assorta e pensosa riflessione sulla caducità della vita. Di tono più delicato e pastoso nell’amalgama dei timbri fra i tre strumenti («E’ come se essi facessero all’amore fra di loro» scrisse il critico e compositore austriaco Eusebius Mandyczewski a Brahms) è l’Andantino grazioso, mentre l’Allegro conclusivo, disegnato con freschezza ed eleganza di immagini, mostra una esplicita naturalezza di espressioni, dai colori morbidi come di una tela dipinta ad acquarello, e senza alcuna ricerca virtuosistica fine a se stessa. Seguirà il trio per violino, pianoforte e clarinetto di Giancarlo Menotti di rarissima esecuzione, che sfrutta al meglio le potenzialità espressive di questa formazione, individuando un carattere peculiare e ben differenziato per il violino e il clarinetto, con un’ironia e una leggerezza che cattureranno il pubblico in sala. Qualche parola in più si deve spendere, invece, il Trio, di Nino Rota, per flauto, violino e pianoforte, un autore di cui molto si sa e si apprezza, per quanto riguarda la sua produzione di musiche per il cinema e poco o nulla, purtroppo, di ciò che scrisse nell’ambito della musica sinfonica, da camera e strumentale. Questo Trio, purtroppo ancora poco eseguito nelle sale da concerto, è uno splendido esempio della felice vena compositiva di Rota, ricca di invenzioni ritmiche e melodiche, mai banale, ma semmai capace di coinvolgere l’ascoltatore in uno scambio di emozioni intimo e serrato. Un brano, datato 1958, composto per lo svizzero-cubano Trio Klemm un lavoro particolare, dotato di un’incisiva scrittura ritmica e trascoloranti ambiguità armoniche, interamente sorretto da una scrittura pianistica nervosa e brillante, mentre il flauto e il violino sono impegnati in soluzioni ritmico-melodiche di singolare spigolosità, come le note strappate del violino all’inizio dell’Allegro ma non troppo, predominanti appunto nei due movimenti estremi. Finale con la Grand Fantasia, per flauto, clarinetto e pianoforte di Malcom Arnold. Per l’estate del 1940 il compositore e il suo amico flautista Richard Adeney convinsero un pianista a unirsi a loro per una vacanza in Cornovaglia. Malcolm scrisse questo esuberante trio, che chiamò ironicamente Grand Fantasia, Op. 973, caratterizzato da una fuga che ci riporta al tempo della battaglia di Gran Bretagna. Tutti e tre gli strumenti sono gestiti con grande raffinatezza, i quali prenderanno per mano l’ascoltatore proponendogli un tour europeo, con fermate in Italia, Ungheria e Austria in tutti gli idiomi dall’ opera, alla commedia musicale e al jazz.