Fabio Ortolani: “I segni del destino” - Le Cronache Spettacolo e Cultura

E’ in libreria per le edizioni Europa, l’ultima opera dell’economista, in cui racconta la sua esperienza da commissario Covip, attraverso cui tratta diversi temi, tra cui la sostenibilità delle linee garantite

Di Alessia Potecchi

Il libro di Fabio Ortolani “I Segni del Destino. A cavallo di due ere con gli occhi di un protagonista”, in libreria per le edizioni Europa, che rinnova un suo scritto del 2010, è un libro semplice, scorrevole ma nello stesso tempo impegnativo perché quando lo si legge è un libro che ci impegna. E’ un libro di passione vera e profonda per il mondo del lavoro, per i lavoratori, per i loro diritti e il loro futuro, l’impegno per un lavoro che sia remunerato nel modo giusto che non diventi schiavitù o fattore umiliante, l’esperienza dell’autore nel sindacato attraverso i suoi mutamenti e passaggi storici, le sue conquiste e anche sconfitte. Il suo è un impegno a 360 gradi nella Previdenza Complementare, una sfida che ha accettato con coraggio e in cui nel libro ne traccia  i traguardi raggiunti ma anche il lavoro che resta da fare. L’importanza sempre più urgente oggi dei Fondi Pensioni, il sindacato su questo è arrivato in ritardo perché da sempre si è battuto per avere una Previdenza pubblica. Le prime pensioni integrative le abbiamo negli anni 50’ proprio nelle fabbriche, è stato un percorso difficile, tortuoso, le cose sono poi maturate negli anni 80’ con la contingenza della Scala Mobile, e proprio in quel periodo si cominciò a ragionare di previdenza integrativa in maniera concreta e prima di tutto alcune categorie di lavoratori come quella degli edili. Si sono dovute abbattere delle resistenze di carattere ideologico forte perché si è sempre pensato che è lo Stato e solo lo Stato che deve provvedere su questo tema. I mutamenti della società ma anche del mondo del lavoro hanno spinto in questa direzione perché si è sentita la necessità di trovare uno strumento di integrazione della pensione pubblica, per integrare il gap pensionistico rispetto all’ultimo reddito percepito e quindi migliorare nel complesso le prospettive future oltre a presentare questo strumento dei vantaggi economici in tema di tassazione. Cosa si può fare per migliorare il cammino di questo strumento? Penso che oggi occorra comunicare meglio su queste questioni, creare maggiore sinergia e sensibilità, fare passare il messaggio che i giovani ma anche le donne sono l’anello debole della catena previdenziale e che bisogna garantire loro un futuro economico adeguato che spesso non riescono ad avere. Comunicare bene che la questione della previdenza non interessa solo chi è ormai vicino all’uscita dal lavoro ma soprattutto i più giovani e i professionisti che hanno appena iniziato la loro carriera. I giovani non sono informati e conoscono poco la Previdenza perché la vivono come una dimensione lontana che non gli appartiene. E l’altro aspetto che io penso si possa prendere in considerazione per un miglioramento del sistema è quello di avere condizioni fiscali ancora più favorevoli e convenienti, penso che su questo dobbiamo concentrarci e si possa lavorare in sinergia andando ad ottenere dei risultati che favorirebbero maggiormente le adesioni con una convenienza di carattere generale. Le risorse ci sono, pensiamo solo all’evasione fiscale 87 miliardi l’anno. Il libro ci spinge ad essere protagonisti dei cambiamenti di oggi, ci spinge a fare le Riforme in primis quella fiscale e previdenziale di cui il paese ha bisogno per giocare anche un ruolo di primo piano nel contesto europeo. Occorre investire nella Previdenza Complementare, spingere in questa direzione con programmi e idee concrete per supportare proprio i giovani nel loro percorso lavorativo fatto spesso di stage, di interruzioni, di lavori sottopagati. Non tiriamoci indietro perché, come ci insegna il libro di Fabio Ortolani, il futuro che ci attende è lo sfondo su cui noi saremo impegnati con gli strumenti  e le conoscenze che oggi abbiamo per poter operare e mettere al centro l’individuo come persona unica, tornare ad un’economia e a una finanza delle persone. Quando pensiamo al risparmio, al fisco, alla previdenza, alla transizione ecologica e digitale dobbiamo farlo pensando realisticamente alle persone perché questi cambiamenti hanno in primis una forte valenza sociale.

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