di Marta Naddei I dirigenti hanno ottenuto un posto di lavoro subito o quasi mentre buona parte dei dipendenti sono ancora in cerca di una nuova occupazione. A distanza di un anno e mezzo dalla chiusura dell’Essentra, meglio conosciuta a Salerno come “Filtrona”, la situazione dei giovani ex lavoratori della multinazionale inglese che produceva filtri per sigarette, è ancora complicata. Il prossimo mese di dicembre la messa in mobilità “compirà” un anno e molti degli ex operai dello stabilimento della zona industriale non sono riusciti a reinserirsi nel tessuto produttivo locale anche perché, in buona sostanza, ben poco è rimasto della gloriosa zona industriale salernitana. Così ieri mattina, una delegazione di ex dipendenti della Filtrona – accompagnati dal sindacalista della Cgil Anselmo Botte – sono stati a colloquio con l’assessore alle politiche sociali del Comune di Salerno Nino Savastano allo scopo di immaginare insieme soluzioni valide e fattibili per agevolare il loro ritorno nel mondo del lavoro, magari con un’intermediazione presso qualche imprenditore cittadino. «L’assessore Savastano – spiegano gli ex lavoratori dell’Essentra – ha mostrato grande apertura al dialogo e già venerdì, ci ha riferito, dovrebbe incontrare un imprenditore a cui potrebbe sottoporre la nostra situazione». Un eventuale spiraglio – anche se la possibilità pare essere al momento piuttosto remota – potrebbe aprirsi anche sul versante della “Nuceria adesivi”, l’azienda che ha rilevato il capannone che fino alla fine di gennaio del 2014 era dell’Essentra. O almeno, questo è l’auspicio degli ex Filtrona: «Speriamo che nel caso di un surplus di lavoro almeno qualcuno di noi possa essere chiamato a lavorare presso di loro. L’importante è tornare ad avere un’occupazione». Insomma, un ennesimo sos lanciato dai giovani che fino ad un anno e mezzo fa lavoravano per un’importante multinazionale che d’improvviso ha deciso di disfarsi del suo stabilimento salernitano, giustificando il tutto con un calo di commesse talmente importante che non si sarebbe potuto chiudere un occhio. «La nostra vertenza – sottolineano amaramente – è veramente assurda. E’ stata chiusa un’azienda che era in attivo; è stata chiusa da un giorno all’altro, senza che avessimo segnali concreti che potesse essere presa una decisione così drastica. Il tutto perché le grandi multinazionali sono alla ricerca di manodopera a basso costo (con la nuova apertura di stabilimenti nei paesi dell’Est Europa, ndr). Ora speriamo che possa essere trovata una soluzione anche per noi». Dopo mesi, dunque, la palla passa di nuovo alla politica.
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