Europee 2024, Maraio: «Non mi tiro indietro, sono pronto alla candidatura» - Le Cronache
Ultimora

Europee 2024, Maraio: «Non mi tiro indietro, sono pronto alla candidatura»

Europee 2024, Maraio: «Non mi tiro indietro, sono pronto alla candidatura»

di Erika Noschese
È pronto a scendere in campo alle prossime elezioni Europee il segretario nazionale del Psi Enzo Maraio che ribadisce la necessità di mettere in campo un progetto riformista, autenticamente socialista in vista dell’appuntamento del 9 giugno.
Segretario Maraio, sta per iniziare la campagna elettorale per le europee del 9 giugno. Lei sarà ufficialmente in campo?
«Sarà in campo un progetto riformista, autenticamente socialista. Non ci sono solo sfide personali, ma l’obiettivo di costruire una grande sinistra di governo che o è socialista o non esiste. Le Europee sono un tassello fondamentale di questo progetto. Sarà centrale il Psi e io non mi tirerò indietro».
Europee ma anche amministrative, quale ruolo giocherà il Psi?
«Per le Europee, come le dicevo, il Psi sarà centrale. Decideremo, nelle prossime settimane, se affronteremo questa sfida da soli o se promuoveremo un progetto più largo, aperto all’ambientalismo del fare, alla sinistra che, come noi, ha le idee chiare sulla politica estera, alle forze che si ispirano all’ umanesimo più volte richiamato da Papa Francesco ed al civismo. Se ci saranno le condizioni per una sintesi, come credo, andremo avanti. Sulle amministrative, come sempre siamo in campo. Vale però un ragionamento, dalla Basilicata alla Campania in tutte le regioni: la coalizione è cosa diversa dal ‘monocolore Pd’. Vedo troppi tentativi di fagocitare gli alleati, di occupare spazi».
Si può ritenere soddisfatto oggi del lavoro che sta portando avanti la coalizione di centro sinistra? Qual è la sua posizione in merito al nuovo Pd di Elly Schlein?
«Da tempo scrissi a tutti i leader del centrosinistra, auspicando un lavoro più concreto. La coalizione è sbilanciata, divisa, eccessivamente litigiosa. Abbiamo, sul salario minimo da garantire ai lavoratori, fatto delle cose interessanti, in questa direzione e seguendo quell’esempio bisogna fare di più. La rappresentazione che diamo all’estero è pessima. Abbiamo uno dei peggiori governi della storia repubblicana, demagogia e populismo, promesse e disastri, eppure non siamo percepiti come alternativa credibile. Il principale partito della coalizione ha il dovere, più di altri, di trovare una sintesi. Non giudico la guida Schlein in relazione al Pd, non entro in casa d’altri. Il tema è che la segretaria deve fare uno sforzo in più per costruire la coalizione».
Ieri si è insediato il nuovo consiglio provinciale, i socialisti perdono un rappresentante e il Pd fa il pienone di consensi. Perché secondo lei?
«Il Psi, con circa il 10%, ha ottenuto un ottimo risultato. La seconda forza politica della coalizione, unici sopravvissuti. Vale qui il ragionamento che facevo prima: il Pd deve lavorare alla coalizione. Se gli altri partiti a sinistra scompaiono è evidente l’esistenza di un problema. Dopo le europee ci saranno altri importanti appuntamenti, penso alle regionali. Se arriviamo, ad esempio, al rinnovo di Palazzo Santa Lucia prigionieri di questa logica sarà un disastro».
Provincia, ritorno al voto popolare. La riforma Delrio è stata un fallimento sotto tutti i punti di vista…
«Un fallimento totale. Volevano eliminare le Province e hanno penalizzato servizi importanti per i cittadini, penso all’edilizia scolastica o alla manutenzione stradale, ed eliminato le preferenze. Bisogna restituire il diritto di scelta agli elettori, i socialisti ne sono convinti. Vale per le province, vale per l’elezione dei parlamentari della Repubblica. Troppi nominati che non hanno legami con i territori, troppi miracolati che non leggono le istanze delle comunità. Su questa proposta abbiamo avviato una raccolta di firme nel Paese. Altri parlano, senza coraggio, noi facciamo».
Cosa rappresenta l’Europa per i socialisti?
«E’una grande occasione, nessuno più di noi ha spirito europeista. Siamo, come socialisti, fra i padri costituenti del processo europeo. Vogliamo, però, una Europa diversa. Negli anni si è superata l’idea dei vincoli, della rigidità. Progetti come NextGenerationEU raccontano un altro modello, quello delle opportunità. Si deve rafforzare questa tendenza. Soprattutto, e sarà il nostro impegno, è il tempo di rafforzare il ruolo nella politica estera. C’è un problema direi di metodo, servono strumenti più efficaci, e di sostanza. Serve una politica, una visione. Per quanto mi riguarda bisogna costruire una Europa chiaramente ancorata ai principi atlantici ma autonoma, libera, forte. Costruttrice di pace».
Come rimettere i giovani al centro della Agenda Politica europea?
«Con scelte chiare e nette. Piani come il Pnrr stanno garantendo risultati, è quella la strada. Con più forza vanno implementati i progetti di scambio culturale, finanziati i programmi di contaminazione. L’Erasmus, che ha assicurato risultati significativi agli universitari, va esteso alle scuole di secondo grado».
Si parla ancora di autonomia differenziata, la sua opinione chiaramente non è cambiata ma come commenta l’operato del governo nazionale rispetto a questo tema e ai provvedimenti messi in campo fino ad ora?
«È follia della Lega che immagina di recuperare consenso al Nord agitando una vecchia bandiera. Il dramma è, ora, la copertura totale della Meloni che nella conferenza stampa di fine anno ha rilanciato sul tema. Questa Riforma, ma mai termine è stato più abusato, fotografa le differenze nel Paese e le cristallizza. Sulla sanità e sui trasporti, sul welfare, il Sud è già penalizzato. Sarà peggio.
Con l’autonomia differenziata si vuole rompere e superare, lo denunceremo in ogni sede, quella coesione territoriale sulla quale abbiamo costruito il nostro Paese. Se questo tentativo si accompagna all’altro obiettivo della destra di introdurre il “premierato”, si finisce per minare a fondo l’assetto istituzionale e democratico unitario del Paese».