Accuse parzialmente ridimensionate e pena decisamente più soft per Antonio Palatucci. Ieri pomeriggio i giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Salerno (presidente Siani, Trivelli e Cantillo a latere) hanno pronunciato la sentenza nei confronti dei fratelli Palatucci, accusati di estorsioni nei confronti dei responsabili della dfitta incaricata dei lavori in piazza della Libertà. Nello specifico il collegio giudicante ha stabilito la condanna a 5 anni e 6 mesi per Antonio Palatucci. Una pena notevolmente ridotto rispetto alla richiesta formulata dal pubblico ministero Alfano. In pratica i giudici hanno condannato l’imputato a quattro anni e due mesi per la tentata estorsione e ad un anno e quattro mesi per aver violato le prescrizioni relative alla sorveglianza speciale. Antonio Palatucci è stato assolto, invece, per le contestazioni al capo C (guida senza patente ed altre infrazioni). Assolto con formula piena Stefano Palatucci. I fratelli, difesi dagli avvocati Luigi Gargiulo Antonietta Cennamo e Francesco Saverio Dambrosio, erano accusati di tentata estorsione nei confronti degli imprenditori impegnati nei lavori in Piazza della Libertà. Ai due imputati veniva contestata la tentata estorsione con metodo mafioso per un episodio denunciato nel 2010 sul cantiere di piazza della Libertà. Ad Antonio Palatucci viene contestato, inoltre, di non aver rispettato le prescrizioni disposte in relazione alla sua misura cautelare. L’episodio contestato risale al maggio del 2010, quando gli imprenditori Armando Esposito e Gilberto Belcore, della Esa costruzioni, denuncia- rono l’intimidazione ricevuta sul cantiere di piazza della Libertà. Esposito si rivolse ai carabinieri raccontando che per tre giorni due giovani si erano aggirati sul cantiere e che nella seconda occasione avevano avvicinato il geometra Belcore con fare minaccioso. Quest’ultimo confermò: «Credevo che si trattasse di persone in cerca lavoro, poi ho capito che erano due “poco di buono” e ho cercato di allontanarmi ma sono stato costretto a recarmi in ufficio con loro. Qui uno ha esordito dicendo “Noi siamo i compagni di Salerno”, e quando io ho mostrato di non capire ha ribadito: “Ma come, noi siamo i compagni di Salerno. Rivolgetevi a quelli di Nocera, perché loro sanno dove devono venire””, e subito dopo si sono allontanati». Da qui la denuncia ed il rinvio a giudizio. Nella precedente udienza era stato ascoltato un ingegnere, trasferitosi per lavoro in Germania, che non fornì elementi significativi relativamente all’identificazione dei due imputati. «Sinceramente non ricordo nulla della vicenda. Né ricordo di aver visto queste persone». Ieri la sentenza di condanna per Antonio Palatucci.
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