Le guerre vanno fatte come vanno fatte, ci insegnano da sempre i nostri cugini francesi. Ma al di là dell’insegnamento tipico della cosiddetta superbia gallica, vi sono dei limiti alla decenza se si vogliono evitare dei grossolani scivoloni. Per raccontare e far capire quanto succede nella guerra intestina all’Ance è sufficiente dire che recentemente è scomparso Michele Nutella, che il Milan fu acquistato da Silvio Fininvest e la Fiorentina da Andrea Tod’s, insomma fate voi liberamente e divertitevi a sostituire i cognomi dei titolari con i marchi delle loro aziende. Ma nel caso delle lettera-denuncia di cui state per rendervi edotti non si è dato solo libero sfogo alla fantasia. I fatti. L’Ance – associazione dei costruttori, che rappresentano uno dei settori più martoriati dalla crisi economica e dalle cervellotiche scelte governative – qui a Salerno sta vivendo una fase travagliata. Nel mirino dell’opposizione la governance del presidente Antonio Lombardi, recentemente rieletto con metodi del tutto democratici, se i controlli dell’associazione nazionale contano qualcosa. I soliti maligni definiscono il gruppo oppositore come una sorta di armata Brancaleone, ma si sa che non solo la mamma degli imbecilli è sempre incinta, ma anche quella di chi pensa a male (e ci indovina, diceva san Giulio da Roma). Agli inizi di questo mese, che è quello del Carnevale, agli uffici nazionali dell’Ance viene recapitato un esposto in cui si denunciano le malefatte di Lombardi. Il quale Lombardi è un bischero. E’ stato sospeso dalla carica di presidente dai probiviri dell’Ance nazionale perché è a giudizio, accusato di bancarotta fraudolenta nel fallimento della Salernitana calcio 1919, di cui è stato presidente ed azionista di maggioranza. Per la cronaca la bancarotta contabile è di circa ottomila euro, che il bischerello di cui sopra deve dividere con altri cinque indagati… E sempre per la cronaca, pare che i tre probiviri siano nel mirino di Matusalemme, che ne invidierebbe la veneranda età. Certo, per adottare provvedimenti controversi l’età è sempre verde. E verde è anche il tavolo sul quale l’opposizione a Lombardi ha giocato le sue carte. Il problema è che le ha giocate false. Le aziende che hanno aderito alla lettera-denuncia inviata a Roma sono sessantaquattro. Vi sono, pertanto, altrettante firme di altrettanti titolari. Alcune sembrano false. La vicenda finirà in Tribunale e i periti accerteranno eventuali falsi. Ma nessun perito potrà mai inventarsi l’identità di una persona che non esiste. E sì perché, forse nella fretta di confezionare il sensazionale esposto, gli estensori che cos’hanno fatto? Accanto all’azienda Ginestra Costruzioni srl di Pontecagnano figura la firma dell’amministratrice. Può non essere Ginestra una gentile educata signora? Giammai. E infatti la firma apposta è quella di Giuseppina Ginestra, dell’omonima ditta. Particolare di poco conto: l’amministratrice della Ginestra Costruzioni si chiama sì Giuseppina, ma di cognome fa Rizzo. Ora, che si voglia falsificare può anche andar bene, ma che almeno si sappia copiare. Di qui il riferimento iniziale a Michele Nutella (onore alla memoria del grande Ferrero), Silvio Fininvest e Andrea Tod’s. Che direste voi agli autori di siffatta performance? Sicuramente di ripassare, quanto meno, la lezione di Totò e Peppino nella banda degli onesti. La vicenda non presenta soltanto questo aspetto comico-grottesco-folcloristico. Nel contenuto della missiva a sessantaquattro firme sono smascherate le malefatte del birbante Lombardi. Costui, pensate un po’, avrebbe costituito e poi liquidato due società senza averne i poteri. Torna in mente ancora Totò per la famosa battuta sulla nebbia a Milano (quando c’è la nebbia non si vede! E chi la vede?). I rogiti sono stati regolarmente effettuati e quando ci sono dei rogiti normalmente ci sono i notai. Qualcuno li avrà pur visti? Dovevano per forza esserci per un atto costitutivo e per una liquidazione, o no? E se c’erano, hanno mai potuto commettere una così pacchiana irregolarità? Gli interrogativi sono chiaramente pleonastici. Servono per dare una più esatta sensazione di quanto sia pretestuosa e provinciale questa vicenda, nella quale agli attori protagonisti andrebbero fin troppo larghi i panni di dozzinali comparse. In calce a questa storia all’italiana non troverete nessuna firma. Avrei dovuto metterne una falsa. Ad onor del falso, non me la sono sentita.
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