di Erika Noschese
E’ un fiume in piena Emanuele Zoccola, figlio di Vittorio, il ras delle cooperative sociali finito prima agli arresti e poi ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sui presunti appalti truccati. Zoccola junior rivendica la presunzione di innocenza dopo la decisione dell’amministrazione comunale di revocare gli affidamenti dei servizi in quanto i titolari delle coop sono indagati. “In questa indagine ci sono 29 indagati, tra sindaci e assessori coinvolti (di questi 15 sono ancora al Comune a percepire ancora lo stipendio), volevo chiedere come mai c’è la presunzione di innocenza per loro mentre per noi cooperative non vale”, ha infatti dichiarato Emanuele Zoccola.
Emanuele, innanzitutto come stai?
“Malissimo perché stiamo vivendo cose che non ci saremmo mai aspettati”.
Tu eri al tavolo delle trattative durante l’incontro in prefettura per quanto riguarda il futuro dei lavoratori delle cooperative sociali…
“Perfetto, io ero lì per capire cosa stessero decidendo. Sentivo parlare l’assessore Natella e il prefetto: stavano ipotizzando un bando ponte dove le cooperative non possono partecipare perché stiamo aspettando il ricorso che abbiamo presentato. Ho preso la parola solo per dire che io sono il primo a volere il bene dei lavoratori: siamo le uniche cooperative che hanno scelto di pagare i dipendenti ancor prima che arrivassero i soldi del Comune e i nostri lavoratori non avanzano un euro; sono il primo a dire che non potevamo licenziarli perché se ci fosse stato un passaggio di cantiere loro non sarebbero stati presi in considerazione dalla ditta subentrante e dovevano essere messi in aspettativa. In questa indagine ci sono 29 indagati, tra sindaci e assessori coinvolti (di questi 15 sono ancora al Comune a percepire ancora lo stipendio), volevo chiedere come mai c’è la presunzione di innocenza per loro mentre per noi cooperative non vale quando su quest’indagine a noi venivano contestate solo due cose, ampiamente motivate davanti al magistrato: non avevamo il 30% degli svantaggiati e non è vero come emerge dalle nostre carte; assumevamo a gennaio e licenziavamo a dicembre, altra cosa errata. L’assessore Natella si è giustificato dicendo che il sindaco è indagato per un’altra vicenda ma non è così: il fascicolo l’ho letto, è tutto un calderone e come mai il Comune ha condannato noi cooperative mentre per loro c’è la presunzione di innocenza? Non siamo stati rinviati neanche a giudizio, le indagini sono state prolungate e non capisco i criteri che stanno adoperando. Delle altre cooperative nessuno ha fatto il ricorso, se avessimo fatto così anche noi ci avrebbero tolto tutti i servizi”.
Presunzione di innocenza anche per voi delle cooperative sociali, dunque…
“Io sono indagato, esattamente come il sindaco”.
Oggi si parla di sistema Salerno, tuo padre Vittorio è stato definito il dominus delle cooperative. Un sistema che nasce con lui…
“Come ho già avuto modo di dire, noi non abbiamo mai minacciato nessuno per il voto. È un episodio emerso in seguito all’audio diffuso e appartenente a Gianluca Izzo, lo conosco e tra di noi c’è un rapporto formale ma non ho neanche il suo numero di cellulare. Non penso si possa parlare di minacce, lui dice ai dipendenti che sono candidati e che per loro ci sono sempre stati, ragion per cui si sarebbero aspettati lo stesso trattamento, nulla di più. Non penso che parlasse di licenziamenti; poi, penso che questa cosa sia stata fatta per colpire De Luca ma ci stanno facendo passare per i narcos delle coop. Hanno detto che noi siamo sempre gli stessi: ad aprile è stato fatto un bando che chiedevamo da anni ma il Comune ci dava sempre proroga perché non era in grado di preparare un bando, alla fine – pubblicato su MePa – non ha partecipato nessuno e non perché noi ostacoliamo altri ma perché i prezzi sono bassi. Noi abbiamo nove persone, regolarmente pagate, e prendiamo 16mila euro al mese ma per lavorare ci vogliono attrezzature, benzina, miscela, camion e alle aziende non conviene. Noi abbiamo persone svantaggiate: tossici, muto, un ragazzo con problemi motori, una persona affetta da nanismo e, conti alla mano, non conviene. Il fenomeno Peppe Ventura dice che rubiamo da anni ma cosa?”.
Tu sei indagato mentre tuo padre è ai domiciliari. Vi sentite traditi dalla politica?
“Mio nonno lavorava al Comune di Salerno, mio padre sta lì da 40 anni perché faceva le pulizie. Nell’84 se non erro legò con De Luca ma questo non significa non rispettare la legge. Si è instaurato un rapporto di amicizia ma alle scorse comunali non abbiamo sostenuto la candidatura di Vincenzo Napoli bensì quella di Michele Sarno e abbiamo solo chiesto ai dipendenti di darci una mano ma il voto è libero; sono convinto che buona parte di loro abbia votato Napoli non Sarno”.
Perché da fedelissimi di De Luca siete passati al centro destra?
“Da quando De Luca è andato in Regione c’è il figlio Piero al Comune e si è affiancato a questi quattro personaggi che, per noi, sono degli inetti, incapaci di gestire la cosa pubblica”.
Di chi parli?
“Di Angelo Caramanno, Enzo Luciano, Dario Loffredo e da quando ci sono loro al Comune non c’è più un’amministrazione. L’ultima volta che mio padre ha incontrato De Luca era il 2019, non si vedevano mai e alla famosa riunione al golfo, la cena disse semplicemente che lui (il governatore ndr) aveva fatto tanto per questa città e da quando se ne è andato, lasciandoci in mano a questi soggetti, Salerno sta andando in malora a causa del figlio”.
De Luca dava indicazioni di voto perché vi affidavate a lui?
“Non ci affidavamo a De Luca. Prima delle regionali chiamarono mio padre e gli dissero che determinate persone erano candidate ma come accade ovunque. Faccio un esempio: se si candida il tuo direttore è chiaro che la redazione lo sostiene ma noi siamo una cooperativa, abbiamo molti dipendenti. È stato dato un riferimento: Picarone aveva avuto due mandati si era già fatto un nome mentre per Savastano era diverso, era la sua prima esperienza alle regionali. Non c’è niente di illegale, è campagna elettorale e funziona così ma senza nulla in cambio tanto che dopo le regionali il nostro lavoro non è incrementato e non abbiamo fatturato con la Regione, il lavoro è sempre lo stesso”.
A Salerno c’è un sistema che coinvolge direttamente le cooperative?
“No, assolutamente. Andassero a vedere le municipalizzate. Noi siamo otto cooperative, 120 voti al massimo mentre Salerno Pulita sono 500 dipendenti, Salerno solidale altri 300 poi ovvio che se il presidente della cooperativa sposa una causa ne parla ai dipendenti ma non penso che stiamo ‘parlando di qualcosa che possa compromettere il voto e mandare in galera mio padre, una persona incensurata che non ha mai avuto problemi con la giustizia”.
Come sta tuo padre?
“Malissimo. Poi, il problema è anche mia madre, fuori comune e si sente come se fosse Rosetta Cutolo. Lei ha sempre lavorato e ora è come stare in galera”.
Questa inchiesta andrà avanti ancora per le lunghe. Temi per la tua famiglia?
“Assolutamente sì. Noi siamo ignari di tutto, abbiamo sempre lavorato nel rispetto della legge e oggi siamo stati raggiunti da misure cautelari; ci viene negato il lavoro, sempre fatto con determinati criteri e ci cade il mondo addosso.
Cosa vorresti dire ai dipendenti delle cooperative?
“Sono fiducioso, non c’è nulla di illecito. Credo che tutto si risolva nel migliore dei modi e in fretta ma non tollero più vengano dette cose sul nostro conto, false: parlano di mio padre come del “re delle coop” ma loro hanno fatto questa indagine per arrivare a De Luca e poi hanno preso mio padre come referente perché si conoscono da 30 anni; poi, il pentito Zoccola ma cosa? Ha chiarito le sue posizioni. Non sto uscendo perché parlano di cose totalmente false”.
Però tuo padre ha raccontato ai magistrati informazioni importanti…
“Assolutamente no. Mio padre ha solo chiarito le intercettazioni ma avevano tutte le informazioni. Io voglio solo ribadire che la presunzione d’innocenza vale solo per loro. Perché?”.