Ho avuto il piacere di conoscere Eros Teboni durante una degustazione di Brunello di Montalcino. La sua preparazione e la sua frizzantezza mi hanno colpita profondamente per un ragazzo così giovane, la sua competenza e il suo entusiasmo sono contagiosi e coinvolgenti. Questa energia, unita a una vasta conoscenza, rende Eros un punto di riferimento affascinante e innovativo nel mondo del vino. Eros Teboni è un sommelier di fama internazionale e profondo conoscitore del mondo enologico. Nato in Alto Adige, è stato proprio il padre a trasmettergli la passione per il vino e a guidarlo nei primi abbinamenti tra etichette e piatti. Da questo legame è nata una vocazione che lo ha portato a compiere importanti studi in Viticoltura ed Enologia a Trento e a ottenere le certificazioni internazionali della Court of Master Sommelier di Londra, raggiungendo il livello di Certified Sommelier.L’enoteca di famiglia al Brennero è stata il trampolino di lancio verso un percorso costellato di riconoscimenti e nuove esperienze. Il momento di svolta è arrivato il 30 giugno 2018 a Roma, quando Teboni è salito sul podio della Worldwide Sommelier Association, guadagnando il titolo di “Best Sommelier of the World”. Da allora, ha intrapreso una vita di viaggio e consulenza in molti Paesi europei, percorrendo oltre 100.000 chilometri all’anno con l’obiettivo di avvicinare le persone al vino e restituire le emozioni che esso gli ha donato. Ad ogni bottiglia stappata e incontro, Teboni rinnova il suo legame con il vino, costruito su sacrificio, studio, confronto, e sulla convinzione che il cammino intrapreso sia quello giusto. Poco più che trentenne, vanta già una visione moderna e influente del settore, che condivide con i grandi critici e appassionati che incontra lungo la strada. Non perdetevi l’appuntamento con Eros Teboni, che per le festività natalizie ci svelerà un esclusivo cocktail creato appositamente per rendere ancora più speciali i nostri brindisi. Una proposta unica e raffinata per celebrare con stile.
Cosa ti ha spinto a intraprendere la carriera di sommelier e cosa ti affascina di più del mondo del vino?
La passione per il vino è nata senza dubbio grazie a mio padre e all’enoteca di famiglia. Crescere tra bottiglie e racconti ha fatto nascere in me una grande curiosità, soprattutto perché ho avuto la fortuna di conoscere da vicino sommelier, produttori e amici esperti che mi hanno passato una passione autentica. Vivere in Alto Adige ha fatto il resto: è una terra che parla di vino e di tradizioni. Inizialmente mi ero diretto verso la strada dell’enologia, ma presto mi sono reso conto che più che fare il vino, la mia vera passione era raccontarlo. Con la sommellerie posso unire la conoscenza tecnica all’arte di comunicare, condividendo emozioni e storie in ogni calice.
Hai vinto il titolo di Miglior Sommelier del Mondo nel 2018. Come ha cambiato la tua vita professionale?
Vincere il titolo è stato un grande punto di svolta, ma in modo doppio. Da un lato mi ha dato visibilità e nuove opportunità, ma dall’altro è diventata una sfida continua. Avere questa notorietà è sicuramente un vantaggio, ma sta a te dimostrare che puoi andare oltre e valorizzare al massimo ciò che hai ottenuto. L’ambiente della comunicazione è un mondo estremamente competitivo, e riuscire a emergere non è sempre semplice. Qui il supporto delle persone giuste è stato fondamentale, perché mi hanno aiutato a non perdere di vista il mio percorso e a sfruttare al meglio ogni occasione.
Ci puoi raccontare come ti prepari a degustare un vino? Quali sono i dettagli che cerchi per comprendere a fondo una bottiglia?
Ogni degustazione è il risultato di anni di studio e approfondimento. Cerco di capire non solo il vino, ma anche il territorio, i produttori e le filosofie dietro ogni bottiglia. Mi interessa cogliere ogni dettaglio: terroir, stile, tecniche di produzione, ma la cosa fondamentale è riuscire a trasmettere tutto in modo semplice e accessibile. La degustazione non è una sfida a chi conosce più termini tecnici, ma un’occasione per far apprezzare il vino a chi hai di fronte. Per me l’obiettivo è sempre comunicare in modo chiaro e coinvolgente, mantenendo al centro la passione e la storia che quel vino porta con sé.
Il mondo del vino è in continua evoluzione. Quali sono, secondo te, le nuove tendenze che stanno emergendo nel panorama vitivinicolo internazionale?
Una delle tendenze più evidenti è la ricerca di vini più leggeri e beverini, che non danno una sensazione di alcol troppo forte ma lasciano spazio alla freschezza. Si va sempre di più verso vini con un’impronta meno “pesante”, che puntano su equilibrio e facilità di beva. È un cambiamento interessante, che rispecchia una nuova idea di vino adatta ai gusti contemporanei, più dinamici e orientati all’immediatezza.
Hai viaggiato molto grazie alla tua professione. Quali sono le regioni vinicole che ti hanno colpito di più e perché?
Difficile fare una scelta! Ogni regione vinicola ha il suo fascino e qualcosa di unico. L’Alto Adige per me è speciale, ma ci sono altri luoghi straordinari che porto nel cuore: la Borgogna con il suo charme inconfondibile, la Wachau in Austria, la magia dello Champagne, il Collio, il Sud Italia, il Piemonte… ognuno di questi posti mi ha lasciato un’emozione e un’influenza indelebile, e onestamente, fare una classifica è impossibile.
Cosa rende una degustazione davvero memorabile per un sommelier?
Una degustazione è memorabile quando c’è una sorpresa inaspettata. È incredibile quando una bottiglia che speri sia buona supera tutte le aspettative o quando, al contrario, una bottiglia che temi sia ossidata si rivela perfetta. Questi momenti ti ricordano quanto il mondo del vino sappia stupire e quanto sia imprevedibile. Sono le sorprese come queste a rendere davvero speciale l’esperienza di un sommelier.
Il ruolo del sommelier va oltre la semplice degustazione. Come descriveresti l’importanza della narrazione e della cultura dietro ogni vino che presenti?
La narrazione è tutto: ogni vino ha una storia, e il sommelier è lì per raccontarla. Senza improvvisare, bisogna prepararsi bene, cogliere la cultura che sta dietro a ogni bottiglia e trasmetterla in modo autentico. La degustazione diventa così un viaggio, e chi ascolta ha l’opportunità di sentire la storia di una terra, di un’annata e di chi ha realizzato quel vino. Narrare è come aprire una finestra sul mondo da cui proviene il vino.
Qual è il consiglio principale che daresti a un giovane appassionato che vuole diventare un sommelier di successo?
Il consiglio è uno solo: esplorare e mettersi in gioco. Viaggia, fai esperienze all’estero, leggi, studia, e tieni sempre la mente aperta. Avere una visione ampia è essenziale per capire davvero il vino e il suo mondo, senza lasciarsi influenzare troppo da idee altrui o preconcetti. La curiosità e l’apertura mentale sono ciò che fa la differenza, perché ogni calice ha qualcosa da insegnar”.
Raffaella D’Andrea