Eran Trecento e a noi non fecer guerra - Le Cronache
Spettacolo e Cultura teatro

Eran Trecento e a noi non fecer guerra

Eran Trecento e a noi non fecer guerra

Fabio Fulco e gli Artisti Cilentani di Pisciotta daranno vita stasera, nella baia di Sapri alla XXX edizione dello Sbarco di Carlo Pisacane

Di OLGA CHIEFFI

E’ oggi il giorno del trentennale della rievocazione dello sbarco sulla spiaggia di Sapri dei Trecento capeggiati da Carlo Pisacane. Organizzata dall’ amministrazione  Comunale di Sapri e rientrata nel POC Campania 2014/2020 al fine di incentivare il turismo non solo balneare ma anche culturale di cui il Cilento è ricco, la manifestazione fortemente voluta dall’ assessore Amalia Morabito, è stata affidata all’ Associazione Artisti Cilentani Associati di Pisciotta che ne realizzerà la sfilata storica e la messa in scena di un musical inedito sulla figura dell’ eroe Carlo Pisacane con i testi di Alina Di Polito e Simona La Porta e le musiche di Raffaele Cardone e Mauro Navarra. Lo spettacolo affidato alla regia di Alina Di Polito, coadiuvata dal direttore artistico della rassegna Pisacane 2019, Gaetano Ferrara vedrà in scena oltre ai tredici componenti del cast Giuseppe Brancato (Carlo Pisacane) Marco Mondì (Giovanni Nicotera), Antonio Apadula (Giambattista Falcone) Paolo Puglia (Giuseppe Mazzini) Simona La Porta (Enrichetta Di Lorenzo), Gennaro Ciotola (Re Ferdinando II di Borbone), Vincenzo Albano (Capourbano Laveglia), Giovanna Navarra (Spigolatrice), Roberto Matteo Giordano (Giuseppe Fanelli), Rosita Celenta (Jessie White), Danilo Napoli (Rosolino Pilo), Carmine Iorio (Militare) e Angelo Risi (Comandante del Cagliari),  un  centinaio di persone  tra comparse e gruppi storici proventi da Sapri e dai paesi del comprensorio circostante. Testimonial d’ eccezione quest’anno sarà l’ attore cinematografico  Fabio Fulco che impersonificherà nel corteo storico la figura dell’ eroe rinascimentale. Un evento,  quello dello sbarco che richiama ogni anno migliaia di persone e turisti pronti a rivivere la vita e le vicende legate ad uno dei patrioti più noti e coraggiosi del Risorgimento italiano. La storia è nota, ma vedremo quali spunti critici e storici animeranno il musical. Pisacane partì alla fine di giugno del 1857 da Genova. Dopo essersi impossessato del Cagliari, il piroscafo dove viaggiava con i suoi compagni sotto mentite spoglie, effettuò un rapido blitz nel carcere borbonico di Ponza, arruolando alcune centinaia di militari in punizione e di galeotti, la nave stracarica partì per Sapri. Lo sbarco fu seguito da una effimera sparatoria con le Guardie Urbane della cittadina, che scapparono subito. Quindi, la colonna di Pisacane iniziò la sua marcia verso l’interno, sperava di trovare folle di rivoluzionari ma non incontrò nessuno. I rivoltosi arrivarono al Fortino, incrocio tra Campania, Basilicata e Calabria. I due principali collaboratori del colonnello Pisacane, meridionali come lui, Giovanni Nicotera e Giovan Battista Falcone, volevano deviare per la Calabria (protagonista della rivoluzione del ’48) o per la Basilicata (da Lagonegro erano arrivati dei corrieri liberali per cercare gli sbarcati perché avevano intuito qualcosa dal telegrafo borbonico), infatti, i due giovani rivoluzionari si resero conto che nessuno sapeva cosa faceva lì quel gruppo di galeotti guidato da barbuti rivoluzionari. Pisacane non voleva sentire ragioni e decise di mantenere fede al suo piano. Nel frattempo, nell’Alta Italia, agitatori mazziniani avrebbero dovuto dar vita a rivolte a Genova e a Livorno per trasformare la Spedizione in un grande moto nazionale. A Napoli non succedeva nulla. Più grave e drammatico fu l’epilogo del tentativo nel Regno delle Due Sicilie. La reazione delle istituzioni borboniche era stata straordinariamente efficiente. Il 30 giugno regolari e paramilitari borbonici erano radunati per farla finita con i sovversivi e aspettavano i rinforzi che stavano arrivando da ogni dove. Lo stesso giorno Pisacane era a Padula. Il giorno dopo la battaglia iniziò senza nessun amico all’orizzonte. Pisacane spiegò i suoi uomini a semicerchio su una collina che dominava il paese. Iniziò un acceso fuoco di fucileria con la Guardia Urbana e con la Gendarmeria borbonica di De Liguoro. I suoi uomini, disperati, non mancarono di coraggio, battendosi lanciando le grida sediziose di viva l’Italia, viva la libertá. La resistenza crollò quando arrivarono i rinforzi borbonici. Dall’esempio di Carlo Pisacane, lo scavo nella coscienza individuale del sentimento di un personalissimo diritto che è volontà, che è scelta, che è lotta, che sono state le caratteristiche delle condotte moralmente irreprensibili, guidate da un’idea mai tradita, fino all’estremo sacrificio da Socrate a Gesù Cristo. Il nostro richiamo finale è a una società capace di coniugare la giustizia dell’essere con quella dell’avere, che sottenda, alle radici, il ripristino di un reale potere immaginativo, nel quale l’idea del bello si ricongiunga, alla fine, con quella del bene. Gli slanci di rivolta a una statica condizione storica devono maturare all’interno di una riflessione, che, mentre rifiuta ogni logoro vittimismo, si protende all’orizzonte della speranza, magari cercando di ricordare, di anno in anno, tutti insieme i versi di Mercantini.