di Brigida Vicinanza
Oltre a rafforzare il suo collegio difensivo , con la proprietà delle Fonderie Pisano che ha deciso di affiancare l’avvocato Giulia Bongiorno al legale di fiducia Guglielmo Scarlato, sul fronte amministrativo i Pisano continuano la loro partita. La Bongiorno ad inizio carriera difese Giulio Andreotti nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa a carico del leader democristiano. Intanto i Pisano fanno l’ennesimo ricorso al Tar, impugnando la richiesta di Via, nonostante abbia presentato tutta la documentazione alla Regione Campania. Questo ricorso pare che probabilmente faccia parte, come tutti gli altri, di tecniche legali, più che funzionali alla causa stessa. Intanto dopo il “no” al nuovo piano industriale da parte del Gip Berni Canani che lo ha trovato “incompleto e poco particolareggiato”, si attende che quest’ultimo si decida anche sull’altro piano industriale presentato dai Pisano, precisamente il primo. A quanto pare la decisione dovrebbe arrivare l’ultimo lunedì di questo mese (il 28 novembre) mentre c’è ancora in piedi l’ipotesi di Giffoni Valle Piana al Consiglio di Stato, ovvero il ricorso presentato dalla proprietà contro il Comune che impedì la delocalizzazione dell’impianto di Fratte sul suolo già acquistato dai Pisano. E proprio sul suolo di Giffoni e su quello di Campagna, indicato dalla proprietà per il nuovo stabilimento, proprio due giorni fa l’ingegnere Ciro Pisano si era “sbottonato”, sottolineando la difficoltà a questo punto di fare impresa sul territorio salernitano. Insomma i Pisano giocano su più tavoli e con più carte, nonostante il pericolo dei licenziamenti per i 120 operai dello stabilimento si fa sempre più incombente e, nel mentre, dall’altra parte si attende l’incontro in Regione con gli assessori di competenza per le altre ipotesi che la proprietà dice di avere già pronte. Tutti col fiato sospeso ancora quindi, in attesa dell’incontro reginale, che potrebbe almeno “sistemare” un piccolo tassello per quanto riguarda il mantenimento occupazionale, ricorrendo appunto a una cassa integrazione straordinaria, nonostante il tempo stringa sempre di più.