Emiliana Mannese, La cultura come rivoluzione - Le Cronache Ultimora
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Emiliana Mannese, La cultura come rivoluzione

Emiliana Mannese, La cultura come rivoluzione

di Antonio Manzo

Non passa giorno che pedagogisti, psicologi sociologi non siano chiamati ad esplorare le radici del male quando le cronache offrono tragedie segnate da un tempo che ha sdoganato la violenza.

Alla vigilia della presentazione del suo libro sulla pedagogia generativa che raccoglierà a Bressanone il gotha della pedagogia nazionale, Emiliana Mannese docente ordinaria di Pedagogia Generale e Sociale all’università di Salerno, direttrice della Cattedra Unesco su Pedagogia generative e sistemi educativi opera contrastare parte dall’attualità per spiegare la sua nuova teoria sull’apprendimento e il pensiero generativo.

<La violenza, particolarmente nel mondo giovanile, e non solo – dice Emiliana Mannese–viene esibita come una forma di esistenza malata che è frutto di profondi errori di politiche formative. Queste, hanno spostato nel tempo l’attenzione dalla persona alle cose, alla materialità esasperata, alla mancanza di stupore della conoscenza. Il potere per il potere come forma di conoscenza>.

Lei nel mondo dei pedagogisti italiani guida una cattedra Unesco ma è, soprattutto, l’esponente scientifica più riconosciuta della teoria sull’apprendimento, l’orientamento e il pensiero generativo.

<La teoria sulla pedagogia e l’apprendimento generativo è alla base dell’attività del lavoro di ricerca della cattedra Unesco, Proprio venerdì prossimo a Bressanone sarà presentato (e non premiato, come erroneamente era stato presentato l’evento> il mio libro, frutto di più di trent’anni di ricerca, studio, fatica che ho portato avanti con un piccolo gruppo di ricerca che ringrazio. Dall’ateneo di Salerno nasce e si impone al mondo della pedagogia internazionale una discussione scientifica che attraversa epistemologicamente le scienze sistemando e, quindi, teorizzando ed auspicando la formazione dell’Homo Generativus>.

Cosa è l’Homo Generativus, cioè l’uomo generativo, al centro della teoria?

<L’ Homo Generativus non è solo speranza ma, nella mia prospettiva, è consapevolezza che l’essere umano è culturalmente modificabile e che la sua dimensione è quella di costruttore di comunità. Il vero problema è la costruzione di un progetto di vita. È questa azione la può mettere in atto solo un mondo, soprattutto, quello giovanile che ha sdoganato la violenza esibita come status esistenziale>.

Ma come incidono nuovi fattori formativi per i giovani?

<Tutto è aggravato da una morbosità per i social network e oggi l’intelligenza artificiale è uno dei pericoli più insidiosi che la nostra epoca vive in quanto è uno strumento che lavora sottilmente sui sistemi decisionali del Pianeta>.

Intanto l’intelligenza artificiale invade la nostra vita.

<Deve essere normata assolutamente, i suoi danni al momento sono maggiori degli infiniti vantaggi che potrebbero portare, penso alla ricerca medica e alla medicina in assoluto>

Il mondo universitario può garantire un contributo?

<Il mondo accademico mi sento di dire che dovrebbe ritrovare un senso di comunità. Ritrovarsi in scienza e coscienza, lavorando seguendo le idee fondanti di ricerca e anche risultati conseguiti, fuori da dinamiche di potere. Ritrovare il senso di cultura, fuori da altre logiche. Credo nella forza del lavoro scientifico, credo nello studio e nella ricerca. Altre logiche non hanno mai fatto parte delle mie riflessioni culturali, né della mia storia>.

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