«Il Cilento non può più stare a guardare». È questo il monito di Egidio Marchetti, presidente del comitato “Alta Velocità nel Cilento”. Il nuovo progetto di Rete Ferroviaria Italiana vede l’Alta Velocità arrivare da Salerno a Battipaglia e poi virare verso Romagnano al Monte e dunque in Lucania.
Così facendo, il nuovo tracciato taglia di fatto il Cilento fuori dalle logiche dell’Alta Velocità. Marchetti, però, pone l’accento su un’altra situazione che potrebbe concretizzarsi a breve: è nelle more di RFI il declassamento della strada ferrata campana da nazionale a regionale. «Se ciò dovesse accadere – spiega – il Cilento e la provincia perderanno la percorrenza anche di Intercity, Freccia Rossa, Freccia Argento ed anche Italo». L’attivista, che nella vita è avvocato, non se la sente però di puntare il dito contro gli amministratori locali, ma fa ricadere le colpe molto più in alto.
«È un disegno contro il Meridione – spiega – siamo trattati come cittadini di serie B da logiche nazionali che non tengono conto dei bacini di utenza importanti e numerosi. RFI ha lavorato per un decennio sulla velocizzazione della linea tirrenica, ha progettato e valutato anche gli impatti idrogelogici ed ha inserito l’idea nelle opere progettuali del 2020. L’insediamento del governo Conte II e il cambio al vertice della società ha cambiato le carte in tavola. La Regione avrebbe dovuto mettere dei paletti e pretendere delle garanzie. A breve perderemo innumerevoli servizi ai danni dei lavoratori e dei turisti. È arrivato il momento di farci sentire – argomenta – non possiamo più rimanere in silenzio e attendere che il Cilento venga depauperato sempre più. Non tutto è perduto e qualcosa ancora si può fare. Noi – conclude Marchetti – non combattiamo la Lucania o altri territori, ma vogliamo semplicemente i più elementari diritti di tutti».