“O fai i carri funebri oppure stai in mezzo alla strada”. E’ la frase che Andrea alias Dario Spinelli avrebbe dovuto riferire a Michele Matrone, figlio del più noto boss “Franchino a belva”. A inviargli l’imbasciata era Giovanni Cesarano alias Nicolino. Pomo della discordia è la gestione delle estorsioni sul territorio dell’Agro Nocerino Sarnese. In particolare l’argomento era la richiesta estorsiva messa in atto ai danni di un imprenditore edile e non andata a buon fine in quanto la vittima quando si ritrovò di fronte all’emissario di Cesarano fece capire, senza mostrarsi affatto preoccupato, di essere già sotto “l’ala protettiva” di Matrone. A ricostruire la vicenda è lo stesso Dario Spinelli nel corso dei lunghi colloqui avuti con i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia Giancarlo Russo e Silvio Marco Guarriello. Dario Spinelli, detenuto, da alcuni mesi ha deciso di collaborare con la giustizia ricostruendo alcune delle vicende legate ai sodalizi criminali dell’Agro. Le prime dichiarazioni rese dal pentito sono già state depositate dai magistrati della Dda. Spinelli, nei colloqui con i magistrati, resi pubblici ha parlato in maniera dettagliata di un episodio estorsivo in particolare. Spinelli ha ripercorso quel giorno del mese di giugno del 2016 quando, su mandato di di Nicolino Cesarano del clan Ponte Persica “a cui appartenevo mi recai presso l’ex cartiere di Scafati per incontrare il titolare che ben conoscevo fin da piccolo”. Nell’area di proprietà dell’imprenditore erano in corso dei lavori di ristrutturazione “ e così come avveniva per altri cantieri in quel periodo io, in nome del clan, imponevo ai titolari il pagamento di tangenti”. Spinelli racconta di non aver avuto bisogno di minacciare l’imprenditore, ma gli fece comunque capire che dietro di lui vi erano altri soggetti e quindi, pur contro la sua volontà, doveva inoltrargli la richiesta estorsiva. Di fronte alle parole di Spinelli l’imprenditore non apparve per nulla intimidito e rispose, stando a quanto raccontato dal collaboratore, affermando che «Michele già sapeva tutto. Intendendo per Michele, il Matrone, figlio di Franchino. In sostanza nominandomi Michele Matrone, voleva farmi capire che noi dovevamo lasciarlo stare o che comunque dovevamo vedercela con lui per risolvere la questione». Di fronte a tale affermazione Spinelli si urtò, anche perché pare che l’imprenditore prese il cellulare e fece capire di essere pronto a chiamare Matrone affinché Spinelli potesse confrontarsi direttamente con lui. Imprenditore ed estorsore, ad un certo punto si misero alla guida delle rispettive automobili e si diressero verso la sede dell’agenzia funebre L’Eternità gestita da Cesarano. Purtroppo l’interlocutore non era presso l’agenzia così l’imprenditore pare abbia riferito a Spinelli che avrebbero potuto rivedersi in seguito. “Qualche ora dopo sul telefono fisso del mio bar “La Dolce Vita” – racconta ancora Spinelli – ricevetti una telefonata da parte di Michele Matrone il quale, dopo essersi presentato mi diceva: “portami due caffè, ma portameli tu personalmente!”. Prima di recarsi da Matrone, conscio di quello che questi avrebbe voluto, Spinelli avvisò Giovanni Cesarano che poco più tardi incontrò nei pressi del “Bar Chimera” e al quale raccontò quanto accaduto poco prima. “Giovanni Cesarano si arrabbiò molto, dicendomi poi che potevo andare tranquillo da Michele Matrone al quale dovevo dire “o fai i carri funebri oppure stai in mezzo alla strada!”. Quando Spinelli, poco più tardi, portò il caffè a Matrone quest’ultimo non era da solo. Con Michele Matrone vi era anche un certo Peppe ‘o Tappezziere che gestisce la ditta “l’Infinito” “che mi risulta essere il compariello del noto boss Carmine Aquino”. Insieme a loro c’era anche l’imprenditore “visitato” la mattina da Spinelli. Matrone nel corso della discussione avrebbe spiegato a Spinelli che l’imprenditore “aveva già posato da loro”. Come per dire che l’imprenditore aveva già chiesto protezione a Matrone. In tale sede l’imprenditore pare abbia precisato, in presenza di tutti, che “aveva a che fare solo con Michele Matrone e che avrebbe denunciato chiunque altro gli sarebbe andato a chiedere le tangenti». Quando l’imprenditore andò via Matrone fece capire a Spinelli che se non fosse stato per lui che aveva fatto da intermediario l’imprenditore avrebbe potuto denunciare tutti. Ovviamente l’intera conversazione fu riportata a Giovanni Cesarano da Spinelli.
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