Sembra un pasticcio, probabilmente un caso di demansionamento e forse anche di sentenza di un tribunale, anzi di una Corte di Appello, non completamente rispettata. Di sicuro il contenzioso che contrappone una funzionaria con responsabilità direttive, Domenica Pignataro, assistita legalmente dagli avvocati Franco Cardiello e Carmine D’Andrea di Eboli, e l’azienda Poste Italiane S.p.A. è tutto nero su bianco, scritto nelle carte. E sono carte pesanti, quelle del tribunale che, in secondo grado, ha dato ragione alla ex direttrice dell’ufficio postale Eboli 2, per intenderci quello di via Ceffato. La direttrice Pignataro aveva impugnato un provvedimento di “assegnazione”, che suonava come un vero e proprio trasferimento, nel quale caso si sarebbe configurata una violazione dei diritti del lavoratore, che era anche fuori età per un trasferimento, e degli accordi sindacali. In prima istanza l’azienda supera lo scoglio giudiziario, ma in appello la direttrice ottiene la sua giustizia. Per i giudici della Corte di Appello di Salerno, il provvedimento di assegnazione da Eboli 2 all’ufficio di Santa Cecilia è illegittimo, va cancellato. Domenica Pignataro viene riportata nel suo ufficio postale di provenienza, cioè Eboli 2. Tutto finito? Macché: invece della sua precedente qualifica direttiva, si ritrova “professional”, una specie di figura a supporto di altre funzioni, addirittura quella della venditrice, costretta a non avere incarichi e a fare formazione direttiva. Si, perché nel frattempo, oltre alle spese sostenute ed al disagio di dovere raggiungere una sede lontana dalla sua residenza, la direttrice Pignataro non avrebbe nemmeno maturato le qualifiche seguendo il suo vecchio ufficio che nel frattempo era passato da A2 ad A1, cioè promosso. Per non parlare della possibilità di perdere indennità e premi produzione previsti per gli uffici postali. L’azienda ha presentato ricorso in Cassazione, intanto la direttrice aspetta che venga rispettata pienamente la sentenza che dice: “La Corte di Appello di Salerno accoglie l’appello e per l’effetto, in riforma dell’impugnata sentenza, annulla il provvedimento di Poste Italiane SpA del 24 giugno 2016 con il quale veniva disposta l’assegnazione della lavoratrice appellante all’ufficio postale di Santa Cecilia”.
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