Negli uffici giudiziari dell’Agro i fascicoli accumulati su di lui sono, a torto o a ragione, in numero sempre crescente. Denunce ed esposti sul suo operato, e non soltanto suo, abbondano quant’altri mai. Nei palazzi del potere pubblico e istituzionale locale della medesima area viene ricordato, tra altro, per essere stato sorpreso all’alba da un’addetta alle pulizie mentre rovistava in un cassetto di un suo superiore all’indomani di una visita della Guardia di Finanza, verosimilmente a caccia di qualcosa di compromettente. In particolare, nei vari rapporti investigativi viene sottolineata una sua inusuale e intima vicinanza (al punto che esisterebbe un dossier specifico con tanto di foto e video) con un altro “big” dell’amministrazione locale salito nell’ultimo biennio agli onori della cronaca giudiziaria, a sua volta sommerso di processi e indagini. E’ stato assorbito dal sistema pubblico all’interno di uno dei carrozzoni clientelari grazie al rodato iter dei concorsi truccati e delle mobilità “sostenibili” (per i beneficiari!) orchestrato dai caporioni di questa era ed incentrato su un partito ormai esperto di manovre opache qual è il Pd.
Uno dei suoi sponsor principali è il sindaco di un centro limitrofo.
Insomma, per buttarla sul volgare, un guaio passato per chi si accolli la relativa responsabilità.
E’ bastata la minima voce che il personaggio in questione, dirigente in un ente e con incarichi apicali in uno dei consorzi tra comuni inventati da un paio di decenni a questa parte per creare discariche di personale e manodopera, stesse per arrivare ad Eboli per far leccare i baffi a quanti attendono sulla riva del fiume il cadavere della nuova amministrazione.
La notizia non è ancora ufficiale, per alcuni non sarebbe confermata ma secondo indicazioni interne al “sistema” pare che questo dirigente stia per traslocare armi e bagagli in città alla luce del ridisegno della pianta organica. Si vedrà.
Ma in che modo vi arriverebbe? Nello stesso, probabilmente, col quale fu prima assunto e poi promosso presso altre amministrazioni locali, al pari di tanti altri: la mobilità pilotata, una manna per parenti, amici, fidanzate, fidanzati (di genere e accoppiamento indistinto, va da sé), figli, nipoti e attaché, la quale, per quanto apparentemente legale, è all’origine di mille disfunzioni e inefficienze in questi enti. Le indiscrezioni parlerebbero di un primo, imminente, assorbimento come “dirigente” e poi di una migrazione presso la neo costituita azienda consortile per le politiche sociali. Questa notizia farebbe il paio, poi, con l’altra proveniente da Palazzo Sant’Agostino secondo la quale uno dei suoi storici dirigenti starebbe per approdare all’Oiv (Organismo interno di valutazione, che non valuta un bel niente, si veda ciò che accade nelle Asl e nel resto degli enti pubblici) di Eboli. Effetto a latere dell’arrivo del nuovo presidente della Provincia, secondo alcuni osservatori: il quale presidente, nel caso ebolitano, sistemando la prima casella
prenderebbe due piccioni con una fava giungendo così al controllo totale del consorzio di provenienza del futuribile nuovo dirigente ebolitano visto che il suo contestato alter ego già è con lui impegnato a Capaccio. Sembrano illazioni, potrebbero pure esserlo, ma se soltanto la pubblica opinione sapesse come funzionano questi meccanismi tra enti pubblici per favorire amici e parenti o pagare cambiali politiche a qualche piccolo boss in vista di chissà cosa o di quale alleanza prospettica, le cose prenderebbero forse un’altra piega.
Ora la notizia di questo probabile arrivo nella città della Piana del Sele, per giunta a capo di una neocostituita società consortile, ove mai si concretizzasse, esporrebbe anche questa amministrazione allo stigma affibbiato alla precedente. Ma prima al governo di Eboli c’era una banda di scappati di casa (oggi riparata in parte sotto le insegne del solito Pd, in parte dissimulata nella nuova amministrazione, in parte ritornata al nulla di sempre) tant’è che s’è visto come è andata a finire. Anzi no:ancora non s’è visto del tutto perché deve ancora finire. Nel nuovo caso verrebbe da dire “repetita (non) iuvant”.
(pierre)