Venendo alla vicenda della lottizzazione abusiva in località Prato di Eboli, pure qui ci sarebbero alcune novità. Premesso che anche in questo caso si osservano analogie con la dinamica interna del Cfi (forte condizionamento politico, presenza ingombrante di figure del funzionariato comunale, intervento della procura della repubblica, etc) va rilevato che un nuovo elemento investigativo si affaccia sulla scena, derivante dalla presenza in ciascuna delle tante pratiche edilizie, oggi sotto i fari della procura e a breve del tribunale, della firma dello stesso tecnico comunale. La domanda è: come mai tutte quelle pratiche finite col nastro adesivo rosso e bianco dei sigilli recano in margine sempre la stessa firma? Domanda cui se ne aggiunge un’altra: essendoci almeno altri dieci casi di ruderi diventati ville e villette in località agricola oltre a quelli già sequestrati, ed essendo gli stessi frutto di reati già prescritti, come mai dall’ente non si procede alla revoca del procedimento amministrativo? Ancora: come mai questo avvio della revoca è stato attivato nei confronti soltanto di uno dei lotti sotto sequestro, quello appartenente ad un noto imprenditore locale? Misteri nel mistero. Si dice che il primo cittadino abbia fatto una riunione con tutti i soggetti privati travolti (più o meno in buona fede) dallo scandalo, si ignora però cosa sia venuto fuori, tutto può essere. Se non fosse accaduto che uno tra essi si sia messo a protestare con la Pg giunta in loco per i sigilli pretendendo di rimanere in casa (il pm gli ha dato tempo prima fino al 31 dicembre e poi fino al 15 gennaio per lasciare la villa), forse la tensione sarebbe meno alta. Cose che capitano.
Intanto un macigno dalla scarpa pare che il Comune se lo sia tolto: Mario Dura, il tenente colonnello che comandava i vigili urbani fino a pochi giorni fa, è stato alla fine sostituito con il nuovo arrivato Daniele De Sanctis. Dura è stato la spina nel fianco dell’amministrazione e, soprattutto, è stato colui che ha diretto le indagini sul Prato. Ora è stato defenestrato a valle di un braccio di ferro, peraltro noto, con l’assessore di riferimento. A Dura mancava poco per andare in pensione con gli stessi gradi, dal Comune hanno ritenuto di dargli il benservito danneggiando anche la sua posizione previdenziale, un modo come un altro per instillare il dubbio che non sia stato tutto casuale.