Eboli e la manifestazione per la pace. Forse qualcuno ha visto un altro film. La replica a Peppe Rinaldi - Le Cronache
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Eboli e la manifestazione per la pace. Forse qualcuno ha visto un altro film. La replica a Peppe Rinaldi

Eboli e la manifestazione per la pace. Forse qualcuno ha visto un altro film. La replica a Peppe Rinaldi

di Gerardo Rosania
Egregio Direttore,
ho letto, con attenzione, gli articoli di Peppe Rinaldi sulla manifestazione per la pace in Medioriente del 17 dicembre scorso organizzata dal Coordinamento EboliPace.
Potrei liquidarli dicendo che non ne condivido neanche una virgola, del resto è difficile condividere un articolo nel quale Peppe, preso probabilmente da un momento di euforia, ha voluto metterci di tutto e di più: passando da Churchill a Obama, da Gutierrez ad Arafat, da Che Guevara a Gramellini a Zero Calcare, ecc.
Dalla maternità surrogata (che diventa una cosa orrenda!) all’Onu (una sorta di “fogna”!) alla “sinistra” (qualunque cosa significhi! …io a dire il vero qualche idea ce l’avrei!) per giungere ad accusare i partecipanti alla manifestazione del 17 gennaio in piazza della Repubblica ad Eboli, di razzismo verso gli ebrei e tali da essere paragonati ai nazisti, ed essere, ancora, accusati di vedere un film (immagino quello del conflitto mediorientale) a partire dal secondo tempo (qualunque cosa questo significhi!). Certo, strano che quell’articolo non esce il giorno dopo la manifestazione, ma dopo 20 giorni circa e proprio alla vigilia della seduta della Commissione Consiliare aperta che doveva discutere della mozione da approvare sulla questione mediorientale. (Coincidenza! Sicuramente una coincidenza!). A quella manifestazione ho partecipato anche io e sentirmi dare del razzista o addirittura del “nazista”, a dire il vero, non è cosa che mi garbi molto. Mi avesse dato dello “Stalinista ” ci poteva anche stare. Non lo sono mai stato personalmente, quando ero segretario della Fgci di Eboli mi divertivo a mettere il quadro di Stalin faccia al muro suscitando le incazzature dei vecchi compagni, ma io vengo da una storia politica, di cui Peppe Rinaldi sa bene vado estremamente orgoglioso, che è passata attraverso lo stalinismo sapendo poi prenderne le distanze già sotto la guida di Togliatti (troppo spesso, frettolosamente, liquidato come “stalinista”). In quella manifestazione si è partiti proprio dall’esprimere una condanna netta e forte della azione terroristica di Hamas del 7 ottobre. E dopo giungere alle valutazioni sulla guerra scatenata dal governo israeliano (e sottolineo “governo israeliano”! Che ad oggi ha causato circa 25.000 morti in gran parte civili ed in buona parte bambini!) e chiedere che si ridesse voce alla diplomazia per chiudere, definitivamente, una conflittualità che dura da 75 anni (almeno!) e che ha lasciato sul campo centinaia di migliaia di morti, feriti e distruzione con la conseguenza di odio e rabbia che se non fermati oggi trascineranno le violenze ancora a lungo. Per questo l’impressione è che Peppe Rinaldi, nel liquidare in quel modo la manifestazione del 17 dicembre, non abbia incominciato a vedere un film dal secondo tempo, ma ha proprio visto un altro film. Così come ha visto un altro film quando risolve la questione mediorientale come la conseguenza di una sorta di piano “panislamista” ( qualunque cosa significhi!).
In realtà, la domanda vera da rivolgere a Peppe Rinaldi, così come a tutti coloro che vedono il conflitto mediorientale come qualcosa voluta dai malefici palestinesi, è una sola: “ma tu, se fossi stato un palestinese, cosa avresti fatto?”. Ci sarà un motivo se anche una figura moderata (non un estremista comunista !) come Andreotti nel 2003 diceva, nel Senato della Repubblica, che se lui fosse stato un palestinese probabilmente sarebbe diventato un combattente? In effetti va ricordato ai tanti Peppe, che la questione palestinese non nasce il 7 ottobre 2023, come si vorrebbe fare credere, semplificando, quando i terroristi di Hamas hanno compiuto quell’orrendo atto terroristico che è costato la vita a circa 1400 civili innocenti. E qui mi piace riaffermare un concetto: “una cosa è il terrorismo, altra cosa è la Resistenza.”
La vicenda mediorientale parte per lo meno dal 1947 (se non vogliamo andare più indietro!) allorquando il 29/11/1947 l’ Onu (a proposito, la stessa Onu che Peppe Rinaldi critica con tanta veemenza, e che in effetti andrebbe riformata urgentemente togliendo, ad esempio, alle nazioni vincitrici della seconda guerra mondiale il diritto di veto!) alla terza votazione, e previo ricatto ai paesi dubbiosi da parte delle grandi potenze (Usa e Urss ), con 33 voti a favore, 13 no e 10 astenuti , decise che un pezzo di territorio della Palestina dovesse essere assegnato agli ebrei (forse per lavarsi la coscienza rispetto ai casini combinati con nazismo (quello vero!) e fascismo negli anni trenta allorquando non “avevano visto” le leggi razziali ). Il 56% di quel territorio andava agli ebrei (600 mila), il 44% del territorio agli arabi ( 1,2 milioni). In quel 56% c’erano l’ 80% del territorio agricolo e le maggiori fonti idriche. Questa decisione viene concordata con le popolazioni del luogo? Non sembra proprio! C’è da meravigliarsi, dunque, se gli arabi non la presero bene ? Non credo! Soprattutto dopo che il 14/5/1948 nasce lo Stato Israeliano su iniziativa di Ben Gurion e quel 56% del territorio diventa il 78%, e si sviluppa la teoria del “trasferimento forzato” degli arabi al di fuori della Palestina. (Strano! Ma mi sembra proprio quello su cui sta ragionando il governo di estrema destra di Israele, che sta pensando di trasferire i 2,5 milioni palestinesi che abitano nella striscia di Gaza, in altri paesi. In Congo?). L’Onu provò a ripristinare i vecchi confini con la risoluzione 194 del 12/12/1948 rimasta, però, inascoltata da Israele. (La prima di una lunga serie! Ma si sa! L’ Onu è una “fogna”. Ma è la Fogna nella quale i vincitori del conflitto mondiale decidono cosa si fa e cosa no.) Perché l’Occidente è così schierato con Israele ? E quale è il ruolo del governo Israeliano in quell’angolo di mondo? Se non partiamo da questo probabilmente non si comprende quali sono gli interessi in gioco in quella area! Forse lo si capisce guardando a quello che successe nel 1956 , allorquando l’Egitto di Nasser provò a nazionalizzare lo stretto di Suez.
Francia ed Inghilterra si sentirono colpiti nei propri interessi (con il tacito ed ipocrita consenso Usa, che in quello stesso periodo non lesinava la condanna all’Urss per l’invasione dell’Ungheria.) dichiararono guerra all’Egitto, ed al loro fianco si schierò Israele. (Mera coincidenza?). E cosa avrebbero fatto coloro che guardano i palestinesi come ” i cattivoni” della nostra storia, se ogni tanto il proprio territorio venisse ristretto ed occupato dai coloni israeliani, nonostante l’Onu (si! Sempre l’Onu) continuava a dire che bisognava ritornare ai confini assegnati nel 1947 ? È inevitabile che scoppiano i conflitti nel 1967 con la guerra dei “6 giorni “, nel 1973 con la guerra del Kippur o, successivamente, con le ” intifade ” con un solo problema: da una parte fucili se non addirittura pietre ( i palestinesi cattivi!) dall’altra uno degli eserciti più potenti del mondo, armato per decenni dagli Usa per svolgere il ruolo di “guardiani” in una delle aree più delicate del globo.
(A proposito: ci sarebbe anche da domandarsi perché le forze di interposizione dell’Onu, ad un certo punto, vengono ritirate?) Certo in quegli anni i tentativi di trovare un accordo duraturo non sono mancati. Nel 1993 quell’accordo era stato trovato, sottoscritto da Arafat ( Autorità nazionale palestinese!) da parte palestinese e da Rabin da parte Israeliana, premi Nobel quell’anno. Ma Rabin viene ucciso da un estremista di destra israeliano (non da un palestinese!) e sulla morte di Arafat restano tutti i dubbi di questo mondo (avvelenamento?). E riprende la vecchia storia, con i palestinesi ristretti in Cisgiordania o recintati nella “Striscia di Gaza ” ( 2,5 milioni di palestinesi rinchiusi in una fascia di territorio largo 12 km e lungo 40 km con una densità abitativa fra le più alte del mondo). Senza diritti, con blocco navale, con una sorta di regime di controllo permanente. Insomma il brodo di coltura ottimale per gruppi terroristi come Hamas o Hezbollah. Fra l’altro ci sarebbe da chiedersi chi ha foraggiato Hamas in questi anni, in funzione anti Autorità Nazionale Palestinese, sempre di più marginalizzata ? In questo clima matura l’orrenda azione terroristica di Hamas, che non solo è da condannare dal punto di vista umano e culturale, ma è stato un disastro dal punto di vista politico, visto che quell’azione assurda ha dato la possibilità al governo di destra israeliano (e continuo a sottolineare “governo israeliano”. Con il consenso USA e di una Europa priva di autonomia politica!) di riprendere il vecchio progetto di Ben Gurion: “il trasferimento forzato dei palestinesi”. Ritorna, in conclusione, la domanda iniziale: ma quale film Peppe Rinaldi avrà visto che lo ha spinto a scrivere quell’articolo?