Nocera Inferiore/Salerno/Torre Annunziata. Droga e telefonini a Fuorni: respinti tutti i ricorsi e conferma della sentenza d’Appello per 30 imputati finiti nella maxi inchiesta Prison Break che, nel febbraio 2021, culminò con l’esecuzione di 47 misure cautelari. In Cassazione ieri la discussione di tutte le posizioni e in serata è arrivata la decisione. Quindi nessuna modifica della sentenza di dicembre 2023 dell’Appello di Salerno. Furono condannati a diciassette anni e 4 mesi di reclusione Michele Cuomo; 16 anni e 6 mesi Domenico Rese; 7 anni e 2 mesi Luigi Vicidomini; 7 anni e 2 mesi Camillo Fedele; 6 anni e 10 mesi Mirko Limodio; 7 anni e 10 mesi Giuseppe Petti; 4 anni e 4 mesi Demetrio Sartori; 4 anni e 8 mesi Emiliano Nocera; 7 anni e 4 mesi Michele Nocera; 5 anni e 2 mesi Olimpia Falanga; 7 anni e 2 mesi Vito D’Acunzo; 4 anni e 6 mesi Annamaria Teodosio; un anno e 6 mesi Andrea Tortora; un anno e 4 mesi Gaetano Cavallaro; 4 anni e 4 mesi Anna Maria Barbetta e 6 anni e 10 mesi Pietro Villani. Avevano ottenuto in Appello lo sconto di pena Matteo Grande (2 anni e 10 mesi); Mario Comitini (2 anni e 10 mesi); Andrea D’Elia (3 anni); Angela Amoretti (5 anni); Luigi Albergatore (15 anni e 2 mesi); Pietro D’Auria (3 anni e 2 mesi); Vincenzo D’Addio (3 anni e 6 mesi) e Luigi Pastore (4 anni e 2 mesi). Pesanti le accuse formulate dalla Procura che, al termine di capillari indagini scattate in seguito ad alcuni pestaggi registratisi dietro le sbarre del carcere di Fuorni, aveva individuato due gruppi criminali in grado di gestire lo spaccio di stupefacenti nel penitenziario salernitano e nel territorio di Nocera Inferiore: il primo gestito da Michele Cuomo, di Nocera Inferiore, l’altro guidato da Luigi Albergatore indicato dagli inquirenti come uno dei capi del clan Gionta di Torre Annunziata. Il blitz era scattato nel febbraio 2021 quando gli uomini della squadra mobile di Salerno, avevano individuato capi e gregari dell’associazione. Secondo la tesi dell’Antimafia era il gruppo dei nocerini (guidato da Cuomo) ad aver monopolizzato una piazza dedita alla rivendita di crack, hashish e marijuana dentro le mura del carcere di Fuorni, con la complicità di alcuni agenti della polizia penitenziaria, in particolare di Piero D’Auria, di Pontecagnano corrotto, secondo la tesi della Procura, dal gruppo di Cuomo. La piazza nocerina, invece, aveva la propria base nel rione Vescovado dove i gregari del gruppo erano addetti al trasporto e alla custodia dello stupefacente arrivando ad introdurre i telefoni cellulari fin dentro le celle. La banda capeggiata da Cuomo era gestita da Tortora, Rese e Fedele, dediti ad attività criminali di diversa natura: dalle intimidazioni alle estorsioni fino allo spaccio. Le indagini erano partite da una serie di pestaggi registratisi all’interno dell’istituto penitenziario ai danni di alcuni detenuti; si è scoperto poi, che gli stessi erano stati puniti perché non volevano occultare e quindi custodire la droga e i cellulari per conto del clan di pusher. Ieri la Cassazione ha scritto la parola fine sul primo filone dell’inchiesta “Prison break”. Nel collegio difensivo tra gli altri, c’erano gli avvocati Stefania Pierro, Giovanni Annunziata, Giuseppe Della Monica, Michele Sarno, Antonio Boffa e Giovanni Fava. Resta in piedi un processo costola che dovrebbe approdare in Cassazione dopo le 10 condanne di gennaio scorso.
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