di Olga Chieffi
Sabato champagne con Ugo Piastrella, ospite del format virtuale del quotidiano “Le Cronache”, in diretta sui social del giornale, il quale dopo il dialogo familiare ha donato ai follower del contenitore teatrale la commedia brillante “Don Felice e le pillole dell’amore”, adattata in napoletano, da Benedetto Casillo, dalla celeberrima pochade scritta da Charles Maurice Hennequin con la collaborazione di Paul Bilhaud, nel 1904, Le pillole d’Ercole una serie di irresistibili gags, qui pro quo, colpi di scena, un grande meccanismo comico che offre al contempo un’acuta osservazione critica dell’animo umano. Una puntata, questa, che ha esordito con una sigla, firmata da Nicola Cerzosimo, che ha quale commento sonoro l’entrata del Dottor Dulcamara, personaggio chiave dell’Elisir d’Amore di Gaetano Donizetti, che ha fatto, ieri senza volerlo, il paio con Felice Sciosciammocca, interpretato mirabilmente da Ugo Piastrella. Benedetto Casillo, ha infatti, affidato il ruolo del protagonista a Felice Sciosciamocca, il quale più che una maschera è una mezza maschera, un carattere in gergo teatrale che fa il suo ingresso nella società borghese partenopea a fine Ottocento, quando grazie al talento immaginifico di Antonio Petito, la più celebre maschera dell’epoca, il teatro partenopeo subisce una profonda trasformazione. Felice col suo abbigliamento e linguaggio imborghesito è l’espressione di una classe sociale e di un’epoca che, seppur lontana, ha similitudini che si adattano a quelle attuali. La storia di questa divertentissima pièce gravita attorno a due medici, uno dei quali ha inventato “la pillola dell’amore”, un portentoso ritrovato della medicina, estremamente afrodisiaca. Ma cosa succede se la pillola viene utilizzata per vincere una scommessa? Se poi si aggiungono una carrellata di colorati personaggi e una moglie innamorata il risultato è di sicuro effetto e dà luogo ad un concatenarsi di spassosi eventi, dal meccanismo drammaturgico ad alto ritmo in cui intrighi, malintesi e colpi di scena generano un’esplosiva miscela di comicità. Il testo mostra ancora oggi una freschezza di dialoghi sorprendente e funziona dove in ogni istante la vicenda si complica arrivando a generare situazioni così paradossali e complicate che sembra impossibile allo spettatore, tra una risata e l’altra, che tutto ritorni alla normalità, arrivando ad un lieto fine. Una regia quella di Ugo Piastrella, che abbiamo applaudito in scena che parte dal dettaglio scenico, che può essere un gesto, un’espressione, un silenzio, il dubbio, per arrivare alla parola comica, alla battuta. Dieci interpreti tra cui citiamo Gigi Esposito nel ruolo di Michele assistente di Don Felice, Ciro Girardi Omar Nariell, pascià, Teresa Guariniello, Margherita , Moglie di Don Felice, Teresa Memoli, Bianca Colomba, paziente, Don Felice Sciosciammocca medico scienziato, Ugo Piastrella, Antonello Cianciulli, nei panni di Bartolomeo Palumbo, comandante di Marina, Margherita Rago, ex canzonettista Rosaria Sellitti, Florence, sua figlia, Giusy Trevisone, Brigida, cocotte e Aldo Flauto, nel ruolo di Rafaele, portiere della pensione, che dalle tavole del Nuovo, hanno poi preso il volo. Un Nuovo, che si prepara – ha dichiarato Ugo Piastrella – ad aprire le sue porte il 9 maggio, con un omaggio a Luigi Pirandello e ai “Sei personaggi in cerca di autore”, un incontro, una riflessione, con performance e video, affidata a Pasquale De Cristofaro, per poi procedere alla rassegna estiva, da tenersi all’Arena del mare, e cominciare ad impostare la stagione autunnale il cui evento principe sarà la commedia eduardiana “Bene mio core mio”, oltre l’abituale collaborazione con Gino Cogliandro. “Vogliamo portare i giovani a teatro – ha continuato Ugo Piastrella – e lo faremo aprendo le porte del Nuovo anche gratuitamente. Già i vecchi abbonati stanno tempestandoci di richieste e telefonate ma noi desideriamo che il testimone venga raccolto dalle nuove generazioni sopra e fuori del palcoscenico”. Abbiamo poi ricordato il bel rapporto con Vincenzo Salemme, il quale dal Nuovo è partito con “L’ultimo desiderio” e quegli atti unici che poi, “allungati”, si sono trasformati in commedie sempre sold out, come “E fuori nevica”, e in film, quali “L’amico del cuore”, rinnovando quella tradizione della Salerno teatrale, splendida “provinciale” che aveva la fortuna di distare soli cinquanta chilometri da Napoli, tra cui ricordiamo la prima assoluta de’ “I figli del Sole” di Gorkij al Verdi, il 4 gennaio 1907 allestita dalla compagnia di Italia Vitaliani, cugina della Eleonora Duse, tenuto in cartellone per una settimana, che attirò la stampa nazionale ed estera in città, sino alla rivoluzione degli anni ’70, che ancora salutavano Salerno come centro ferace di attività teatrale e musicale. Questo il link per rivedere la puntata https://youtu.be/b0yZUJf1dVc